La milizia libanese foraggiata da Teheran alza il tiro contro Cipro, membro dell’Unione: «Se apre i porti a Gerusalemme, ne subirà le conseguenze». Un assist alla Turchia filo Hamas che boicotta il gasdotto.
Deboli al proprio interno, dove la situazione economica si sta deteriorando, gli ayatollah aumentano il loro tasso di aggressività nei confronti dei vicini. L’attacco del 7 ottobre a Israele è solo il primo passo.
L’esperto Emmanuel Razavi: «I pasdaran sono in partnership con i trafficanti colombiani e messicani e hanno riciclato centinaia di miliardi grazie alla Turchia. Intanto il popolo fa la fame».
Il summit tra Lega araba e Organizzazione per la cooperazione islamica si è chiuso dando un’immagine d’unità sotto l’egida di Ebrahim Raisi. Ma «Al Jazeera» (cioè il Qatar) parla di spaccature su futuro della Striscia e Accordi di Abramo. Nelle quali gli Usa possono inserirsi.
Il ruolo di Teheran nella strage del 7 ottobre può esser connesso a richieste di Pechino: sabotando il dialogo Tel Aviv-Riyad, il gigante asiatico vuole impedire l’accordo tra Occidente e Delhi, che lo isolerebbe in Africa.
L'appoggio agli Usa nel punire Teheran potrebbe essere utile a stabilizzare la Libia. Ma l'Europa ha una posizione opposta: Parigi e Berlino sono contrarie a limitare le transazioni economiche e le importazioni, abolite in seguito all'accordo sul nucleare.