Ospiti della puntata del talk condotto da Daniele Capezzone negli studi Utopia Gennaro Migliore di Italia Viva e Guglielmo Picchi della Lega.
Luciano Nobili, già compagno di gite in barca della capogruppo di Iv , propone di concedere anche ai medici dentisti la possibilità di fare interventi estetici al viso. E chiede 3 milioni per pagare loro i corsi di formazione.
Rimpastino o ritocchino? Sono ore di dubbi angosciosi in Italia viva, la microparticella renziana che ha deciso di rovinare il Natale in casa Conte-Paladino, minacciando la crisi di governo sul Recovery fund e sul fondo Salvastati. In realtà, i renziani mirano a un paio di poltrone in più, una delle quali per Maria Elena Boschi, ma nei corridoi di Montecitorio si stanno occupando di filler, collagene e botulino come non ci fosse un domani. E così, mentre l'Italia aspetta di mettersi in fila per il vaccino contro il Covid-19, il deputato Luciano Nobili, fotografato quest'estate in barca a Ischia con la Boschi, presenta un emendamento alla manovra di bilancio che lascia mano libera gli odontoiatri negli interventi estetici sul viso. Dalla Rottamazione alla Ristrutturazione, ma di zigomi e labbra.
L'approvazione della legge Finanziaria, spesso blindata con il voto di fiducia, è da sempre teatro di epici assalti alla diligenza. E in questo caso, al grido di «gonfiamo i canotti», i renziani si sono lanciati sull'articolo 85 con un ricco bis che recita come segue: «l'attività di medicina estetica non invasiva o mini invasiva al terzo superiore, terzo medio e terzo inferiore del viso è svolta anche dai medici odontoiatri». Il cosiddetto «terzo medio» comprende le guance e gli zigomi; il «terzo superiore» è dove ci sono la fronte, gli occhi e le palpebre; il «terzo inferiore» riguarda il mento, la mandibola e la parte inferiore delle guance. Finora, gli odontoiatri potevano solo intervenire sulle parti legate ai denti, come la bocca, la mandibola e le labbra, e non con finalità estetiche. Ma la faccenda è oggetto di scontri tra chirurghi estetici e non, già da alcuni anni. La riforma di Italia viva prevede anche corsi di formazione per gli odontotecnici, finanziati per il primo anno (il 2021) con tre milioni di euro.
Va detto che l'emendamento sblocca-siringhe al momento risulta ufficialmente «accantonato», ma l'esperienza insegna che spesso si tratta di una semplice tattica per attirare di meno l'attenzione su un provvedimento che c'entra poco con tutto il resto. Insomma, visto che anche quest'anno, alla fine, ci sarà il solito maxi-emendamento dove tutti i vagoncini delle varie mance e mancette vengono blindati insieme, è assai probabile che torni a galla anche la liberalizzazione del ritocchino.
Come detto, la firma sotto l'emendamento-filler è quella di Nobili e del suo collega Mauro Del Barba. Nobili, che vista la mole imponente pareva forse più interessato alla liposuzione che al ringiovanimento delle palpebre, è balzato agli onori delle cronache a fine luglio perché fotografato in barca con la Madonnina di Laterina, in un sobrio assembramento di nove persone, che comprendeva anche Gennaro Migliore (Pd) e il telegiornalista Lorenzo Crea. Quest'ultimo ebbe l'ottima idea di vantarsi su Facebook di cotanta compagnia e mise per un'ora circa anche una foto della spensierata brigata. Quando comprese la fesseria, la fece sparire, ma il sito Dagospia è stato più veloce e ha pubblicato quell'immagine con un titolo geniale: «Finché la barca va».
Si scatenarono le polemiche per l'assenza di mascherine e, in generale, per la scarsa sobrietà di questi rappresentanti del popolo, mentre l'Inps faticava a versare la cassa integrazione. Ma Nobili, intervistato dal Corriere della Sera, provò a girare la frittata alla maniera del Bullo di Rignano: «Il problema forse è lo yacht? Cioè vogliamo ammazzare definitivamente la nautica italiana, dopo il lockdown? Sinceramente non capisco: io la barca non me la posso permettere, ma se potessi me la comprerei perché dietro uno scafo c'è il lavoro di tanta gente, c'è un pezzo di economia italiana da sostenere».
Passati pochi mesi, nel pieno di un secondo lockdown, scopriamo che «l'Italia da sostenere» secondo il compagno di barca della Boschi sarebbe quella delle mascelle, delle guance cascanti, degli zigomi stanchi. Del resto l'Italia ha voglia di serietà, di risposte ai problemi della gente, di politica seria. Lo ha detto la stessa ex ministra delle Riforme costituzionali, due giorni fa, ospite di Lucia Annunziata: «Mi fa piacere venire da lei, visto che ha detto che è un po' che non vengo, perché quando lei fa interviste anche dure e incalzanti almeno parliamo di politica», ha detto rivolgendosi alla padrona di casa di Mezz'ora in più. Una siringhina di veleno diretta a Lilli Gruber, che a Otto e mezzo, qualche sera prima, le aveva rinfacciato le sue foto con il fidanzato Giulio Berruti, anche qui senza mascherine. In quell'occasione, la Boschi aveva aggiunto che «con centinaia di morti da Covid-19 e tutti i temi importanti che abbiamo sul tavolo, mi piacerebbe parlare di come utilizziamo i soldi del Recovery fund più che della mia mascherina». E dev'essere stato proprio per il continuo uso della mascherina, fin dalle zingarate in barca con i colleghi Nobili e Migliore, che il volto della Boschi tornata in tv appare come piallato, specie intorno alla bocca e sul naso. O è l'elastico troppo stretto, o ha un amico odontotecnico che non ha ancora fatto i corsi da tre milioni di euro del collega Nobili.
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Ai tempi di Marco Minniti, il responsabile della cyber sicurezza al Viminale era Marco Mayer, professore nell'ateneo al centro del Russiagate. Il renziano Gennaro Migliore ci ha lavorato un quinquennio, incrociando il misterioso prof.
Non solo grillini alla corte della Link Campus University, l'ateneo privato al centro dello scandalo internazionale Spygate. Una delle convinzioni più radicate riguardo alla discussa università romana - non a caso considerata la fucina della classe dirigente pentastellata - riguarda per l'appunto i legami con il Movimento 5 stelle. Ma la falange grillina non è stata l'unica a timbrare, politicamente parlando, il cartellino della Link. Pure Matteo Renzi e il Partito democratico, sebbene oggi si guardino bene dal vantarsene, hanno avuto modo di pescare dagli scaffali del pensatoio capitolino.
La figura più importante, anche in virtù del delicatissimo ruolo svolto, è quella di Marco Minniti, ministro dell'Interno nell'esecutivo guidato da Paolo Gentiloni da dicembre 2016 a giugno 2018. Cosa ancora più importante, Minniti è stato titolare della delega ai servizi segreti da maggio 2013 fino alla sua nomina al Viminale, vale a dire per tutta la durata dei governi Letta e Renzi. Un arco temporale che copre dunque tutta la vicenda Spygate. La fondazione Icsa, da lui istituita nel 2009 insieme all'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, risulta (anche se il sito non è più raggiungibile) tra i finanziatori del Criss, il consorzio della Link nel settore dell'alta tecnologia, dell'intelligence e della sicurezza. Nel 2011 fu proprio Minniti a inaugurare il master in intelligence dell'ateneo romano. Un legame mai interrotto, basti pensare che qualche mese dopo l'ascesa al Viminale il ministro nominò suo consigliere per la cybersecurity Marco Mayer, attuale direttore del master in intelligence e sicurezza della Link. Pochi mesi di lavoro che hanno fruttato a Mayer la discreta cifra di 65.000 euro.
Certo, smentire la correlazione tra l'ateneo di Vincenzo Scotti e i pentastellati è affare davvero arduo. Difficile pensare che la scelta di Luigi Di Maio di illustrare, il 6 febbraio 2018, il programma di politica estera del M5s proprio presso la Link Campus fosse casuale. Così come non può essere una coincidenza che abbiano solcato le aule del Casale di San Pio nell'ordine: Emanuela Trenta, ex ministro della Difesa, direttore scientifico del master per la Pubblica amministrazione «European fund managers» e docente in vari altri corsi, nonché dipendente presso la società di gestione dell'ateneo Gem srl con la qualifica di responsabile dei progetti speciali; Emanuela Del Re, viceministro degli Esteri e docente di Decision making nel 2015 per il master «Innovation and technology. Innovation and Finance»; Paola Giannetakis, docente alla Link nel ruolo di direttore del dipartimento per la Ricerca e ministro in pectore scelto da Di Maio per il Viminale. Più di una domanda la desta poi la presenza di Guido Alpa, mentore del premier Giuseppe Conte nonché membro del consiglio editoriale della Eurilink University Press, casa editrice dell'ateneo. Lo stesso Alpa era presente, insieme al futuro ministro dell'Economia Giovanni Tria, all'incontro sul G7 organizzato dalla Link e svoltosi a Roma a maggio del 2017. Conferenza alla quale risulta abbia partecipato anche il misterioso professore maltese Joseph Mifsud, il quale a sua volta poco più di un anno prima avrebbe millantato a George Papadopoulos la possibilità di fornirgli migliaia di e-mail compromettenti su Hillary Clinton.
C'è però un altro renziano folgorato sulla via di Damasco dal verbo del bullo di Rignano. Stiamo parlando di Gennaro Migliore, ex Rifondazione comunista, ex Sel e da qualche anno entrato a far parte dell'entourage di Renzi. La carriera politica di Migliore inizia con la militanza nell'estrema sinistra, dove si fa largo prima tra i Giovani comunisti e poi nella direzione del partito nazionale. Nel 2006, a 37 anni, l'elezione alla Camera. Ma la legislatura finisce dopo appena due anni e Gennarino, fallita la rielezione con la Sinistra arcobaleno, si trova senza lavoro. E indovinate un po' dove approda? Guarda caso proprio alla Link campus university, dove ricopre il ruolo (così si legge sul suo curriculum) di collaboratore nel settore insegnamento post universitario. Cinque anni pieni - da maggio 2008 a febbraio 2013 - che corrispondono esattamente con la XVI legislatura del Parlamento. Nel 2013 il ritorno tra i banchi di Montecitorio grazie a Sel, che addirittura lo sceglie come capogruppo. Poi l'epifania: a giugno del 2014 lascia l'incarico per abbracciare, a ottobre dello stesso anno, la causa del Pd. Da comunista a fan di Marchionne e del jobs act, un passaggio che in molti fanno fatica a digerire (memoriale l'editoriale dell'epoca «Migliore di nome peggiore di fatto» a firma Marco Travaglio). Ma la strada è tracciata e passati pochi mesi, grazie al rimpasto nel governo Renzi, ecco arrivare la nomina a sottosegretario alla Giustizia, ruolo confermato anche nella squadra di Paolo Gentiloni. Quando lo scorso mese Matteo Renzi fonda Italia viva, Migliore è tra i primi a manifestare pubblicamente la sua adesione al nuovo soggetto.
Ma i legami con la Link non cessano di certo in contemporanea con gli obblighi contrattuali. Nel novembre 2017, Migliore chiude i lavori del convegno «Mafie, globalizzazione e stati» organizzato dall'ateneo a Pozzuoli. Presente all'evento anche il patron Vincenzo Scotti. Solo pochi giorni fa, invece, Migliore era alla Link per presenziare al workshop sul decreto legge sulla cybersecurity. A guidare i lavori, guarda caso, tale Marco Mayer. Un altro dei tanti cerchi che si chiude.
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