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L'ombra del fondamentalismo si allunga sulla Russia e sulle Repubbliche dell'Asia centrale
La chiesa ortodossa dell'Intercessione della Beata Vergine Maria, a Derbent, nella Repubblica del Daghestan, dove un sacerdote ortodosso è stato ucciso durante l'attacco del 24 giugno 2024 (Ansa)
L’ultimo attacco terroristico in Daghestan avvenuto lo scorso 24 giugno dove alcuni uomini armati hanno attaccato una chiesa, una sinagoga e un posto di blocco della polizia nelle città di Derbent e Makhachkala (20 morti e 50 feriti), mostra come lo spettro del fondamentalismo islamico armato è una costante minaccia per le repubbliche dell’ex Urss e per la Russia stessa come già visto nell’attacco dell’Isis del 22 marzo 2024 nella sala concerti del Crocus City Hall a Krasnogorsk, nell'oblast di Mosca in Russia.
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Ansa
Bilancio dell’attentato in Daghestan: 20 morti in una chiesa e una sinagoga. La Russia accusa l’Occidente, ma dietro c’è l’ultima sigla legata all’Isis. La propaganda martellante sul Web e le politiche dure del Cremlino hanno incattivito una nuova generazione.
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  • Per alcuni, il conflitto tra Israele e Hamas favorirebbe Mosca, che può avere mano libera in Ucraina. Ma il brutto incidente in Daghestan smentisce tutti: gli islamisti della Federazione rischiano di mandare a monte l’intesa tra lo zar e Gerusalemme.
  • Teheran ha contattato la Santa Sede per risolvere insieme la questione palestinese.

Lo speciale contiene due articoli.

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