- A 25 anni dall'iconica pubblicità «Hello boys» che promuoveva la nascita del wonderbra, i reggiseni hanno cambiato volto mille e volte. Dai super push up di Victoria's Secret, in grado di aggiungere fino a due taglie, al ritorno dei tessuti morbidi e destrutturati che coprono il seno e non ne modificano la forma.
- «Regolamentare le influencer è una priorità. La mia collezione di intimo è semplice e senza tempo». Parla Sara Puccinelli, sul web conosciuta come Sarinski che ha firmato per Chitè una collezione di intimo.
Lo speciale comprende due articoli e gallery fotografiche.
Il 2019 segna un anniversario importante, quello del wonderbra. Il primo reggiseno push up è infatti sbarcato oltreoceano 25 anni fa e, per l'occasione, l'azienda americana Gossard aveva ingaggiato una delle top model del momento - Eva Herzigova - come testimonial. L'indimenticabile scatto di Ellen von Unwerth vede la giovane guardare stupita il suo prosperoso décolleté. Nello stesso anno, Joseph Corré e Serena Reese aprono le porte del primo negozio di Agent Provocateur, marchio ultra femminile e sensuale. Ed è sempre nel 1994 che Victoria's Secret manda in onda il suo primo spot pubblicitario.
Gli anni Novanta rappresentano un trionfo della sensualità, mentre il comfort finisce per passare in secondo piano. Il magazine inglese The Sun ha pensato di prendere un po' in giro questo trend che immagina le donne avvolte da completi di pizzo, reggicalze e bretelle che evidenziano ogni curva. Ecco allora che per un articolo ha coinvolto una serie di ragazze normali e ha chiesto loro di indossare alcuni dei capi creati dalle maggiori aziende del settore. Per indossare un completo di Bluebella, la giovane Christine ha impiegato ben 12 minuti, mentre un completo Bohoo - con tanto di guêpière - gli ne ha richiesti ben 7. Con questi numeri, poco sorprende che i dati mostrino un calo delle vendite di push-up del 50%, mentre bralette e reggiseni a triangolo registrano un aumento del 120%.
La sensualità oggi non ha più a che fare con completini che rivelano ogni curva, ma con il modo in cui si sente una donna. Il marchio italiano di lingerie Chitè descrive così la sua cliente ideale: «Indipendente e determinata, con una smisurata dose di dolcezza». Ed è proprio partendo da queste caratteristiche che hanno dato vita a una collaborazione con l'influencer milanese Sara Puccinelli. La capsule collection comprende un completo formato da reggiseno e slip sgambato in due variazioni di colore, nero e «rosa bronzo» e un pigiama composto da una canottiera in seta e pantaloncini abbinati. Le due creatrici del marchio - Federica Tiranti e Chiara Marconi - spiegano come sia «stato tutto realizzato nei minimi dettagli: dalle spalline sottili, all'arricciatura del top da notte, dai fianchi affusolati dello slip, alla chiusura a fiocchetto del reggiseno».
«Questa collezione racchiude tutto il desiderio di realizzare qualcosa che potesse esprimere la personalità di ogni donna con estrema semplicità e grande qualità» hanno raccontato. Insomma, non una rinuncia alla sensualità ma una versione rinnovata, più moderna, che possa accompagnare la donna durante tutta la sua giornata, ma anche nei momenti più intimi.
«Regolamentare le influencer è una priorità. La mia collezione di intimo è semplice e senza tempo»
Si chiama Sara Puccinelli, ma sul web è conosciuta con il soprannome di Sarinski. Influencer, padroneggia alcune delle più importanti piattaforme social mostrandosi nella vita quotidiana e dando consigli, spassionati, ai suoi seguaci. Senza peli sulla lingua, ha collaborato con un brand di lingerie emergente. Sara ci racconta qualcosa di più su questa prima avventura da "direttore d'immagine".
La tua collaborazione con Chitè appare diversa dalle partnership con influencer cui siamo abituati. Mi ha molto colpito vederti descritta come «art director» mentre molti prestano il loro volto e danno qualche input al marchio. Ci puoi accompagnare nella creazione di questa collezione?
«Mi fa molto piacere che questo sia stato notato, ti ringrazio. Non ho assolutamente voluto essere il volto della capsule. Non si tratta di una mia collezione, si tratta di una capsule con Chitè, che è un brand con una sua identità solida e definita. Ci siamo connessi e abbiamo creato in sinergia due completi, un intimo e un completo loungewear, in due diversi colori (difficilissimo trovare un nome adatto al rosa bronzo!). Abbiamo pensato a tutto insieme, dalla sgambatura dello slip al mood. Vorrei che fosse una capsule per chi ama Chitè più che per chi segue me».
Per quale tipo di ragazza è pensata la collezione?
«I tessuti con cui sono confezionati i completi di Chitè sono così pregiati che possono durare anni, pur essendo delicati, sono resistenti. Per loro natura, sono fatti per non essere temporanei e ho quindi immediatamente pensato a una linea classica quando Chitè mi ha proposto di creare una capsule insieme. Sono pensati per una donna di qualsiasi età, sono semplici, senza tempo, adatti per essere l'intimo di ogni personalità. E soprattutto, sono interpretabili a proprio modo, come dicevo, non volevo che la capsule avesse troppo la mia impronta. È pensata da me ma non è pensata solo per me».
Qual è il tuo capo preferito?
«È molto difficile scegliere il mio capo preferito della capsule Sarinski For Chitè, ma credo che sia il pantaloncino. A vita alta, sgambato, classico, lo preferisco di qualche taglia più grande, da indossare over. Comodissimo. La chiusura a fiocchetto di reggiseno e top non posso però non menzionarla».
Collaboravi già, sotto una veste prettamente da influencer, con il marchio Chitè. Perché lo hai scelto?
«È più che altro Chitè ad avermi onorata di questa scelta, di cui sono molto felice. Collaboravamo insieme già da qualche tempo perché è un brand di alto profilo con un team giovane, instancabile, dedito, tenace e preparato».
Più in generale fai una particolare selezione quando si tratta di collaborazioni?
«Sì, seleziono molto scrupolosamente i brand con i quali collaboro. Non solo da parte mia cerco di lavorare esclusivamente con brand che trovo in linea con il mio stile di vita - anche se non immediatamente evidente, c'è sempre un motivo chiaro e un legame forte - ma oltre a essere coerente verso le persone che gentilmente scelgono di seguirmi sui social, sono leale anche verso i brand, rinuncio a un compenso se non ritengo di poterli rappresentare al meglio».
La figura del «micro influencer» sta suscitando un interesse sempre maggiore. Cosa pensi di poter offrire a un brand di diverso rispetto ai grandi nomi del settore?
«Non saprei dire cosa potrei offrire di diverso rispetto a qualcuno, perché sarebbe come sottintendere che potrei offrire qualcosa in cui altri mancherebbero. So cosa posso offrire io: costanza, impegno e lealtà ma senza prendersi troppo sul serio».
Hai più volte parlato della mancanza di un regolamento chiaro rispetto a collaborazioni e post sponsorizzati. Pensi che la figura dell'influencer non sia abbastanza tutelata?
«Sono persuasa che più informazioni si mettono a disposizione, migliore sarà la trasparenza e più forte il rapporto di lealtà tra micro influencer e coloro che li seguono con affetto e fiducia. Non esiste ancora una regolamentazione chiara, univoca ed esclusivamente dedicata in merito, mi auguro che possa essere legiferata il più presto possibile per tutelare l'una parte e l'altra«.
Sono molti gli influencer che negli anni hanno dato vita a veri e propri marchi. È un percorso che ti piacerebbe intraprendere?
«Mi piacerebbe moltissimo dare vita a un mio brand, è un'idea a cui ho pensato in continuazione, anche ispirata da altri intorno a me che hanno avuto successo con la propria linea personale. Avendo avuto la fortuna di collaborare strettamente con molti brand giovani, sono stati per me anche un ottimo esempio e ho avuto modo di imparare da vicino quanta preparazione, lavoro, dedizione e umiltà ci vogliono per essere imprenditori. Magari in futuro, quando la mia preparazione sarà più solida, farò un piccolo balzo».
















