Stanco di sentire politici e opinionisti che in tv negano l’esistenza di un problema sicurezza, e che minimizzano la criminalità d’importazione alimentata dall’immigrazione, mi sono preso la briga di sfogliare le pagine di cronaca delle edizioni locali del Corriere della Sera. Sono partito da Roma, dove nei giorni scorsi una donna è stata stuprata vicino a Porta Pia, quartiere residenziale non molto distante da via Veneto e dai palazzi ministeriali. «Io trascinata nel sottopasso e violentata tra i rifiuti: è stato l’inferno», scriveva ieri il quotidiano di via Solferino intervistando nelle pagine di cronaca la vittima. In piccolo, nel testo, si precisava che l’autore della violenza è «un senza fissa dimora di origini marocchine». Dalla Capitale politica a quella economica. Ancora un titolo del Corriere, edizione di Milano: «Violenza sessuale su due ragazze sul treno da Saronno: bloccati in stazione un sedicenne e un ventiquattrenne». In corpo ridotto si spiegava che i giovani responsabili dell’aggressione sono di origine tunisina. Restando al capoluogo lombardo, bastava girare pagina per imbattersi in un’altra notizia del medesimo filone: «Minaccia il personale sanitario del Fatebenefratelli (ospedale nel centro della città, a poca distanza dalla redazione del Corriere, ndr) e aggredisce una guardia con forbici chirurgiche: arrestato ventiduenne». In basso, a carattere più piccolo, ecco il resto della notizia: «Il giovane è di origine siriana e irregolare in Italia». Altro giro, altro crimine: «Rubano il portafogli a un anziano e vengono inseguiti dal fruttivendolo: arrestati due ladri». In manette sono finiti due romeni.
Da Milano a Bologna il viaggio è breve, e ad accompagnarmi è stato sempre il Corriere della Sera, edizione emiliano romagnola. Titolo di apertura: «Ucciso a coltellate, sale l’allarme». Il sommario precisava che la vittima è ventiseienne ivoriano senza fissa dimora, ma solo nel testo dell’articolo era possibile rintracciare le origini del presunto assassino: un giovane guineiano, che - per usare il linguaggio burocratico delle forze dell’ordine - oltre ad avere precedenti penali, era irregolare sul territorio italiano. Dopo l’Emilia-Romagna sono passato alla Toscana: «Si risveglia dal coma (28 giorni dopo, ndr) novantunenne aggredito». A colpirlo nell’androne di casa sua era stata una senzatetto romena. Da Firenze a Verona. «Fuggì dopo aver violentato, sfregiato e rapinato una massaggiatrice: a processo». Sotto, sempre in carattere ridotto, il quotidiano precisava che a essere accusato di violenza sessuale e rapina a mano armata è un quarantaduenne di origini marocchine. Più in basso, nella medesima pagina, si aggiungeva la notizia di un furto a Borgo Milano, quartiere residenziale della città scaligera: «Entrano in casa per rubare, traditi dal video». Un tunisino di 21 anni e un connazionale di 26 sono stati arrestati dagli agenti delle volanti. Cambiamo città, e andiamo a Mestre, dove pochi giorni fa un moldavo ha pugnalato a morte un giovane accorso per difendere una donna aggredita. «Turista sfregiato al volto con un coccio di vetro». Nel testo dell’articolo si spiegava che l’aggressore è un giovane nordafricano. A scatenare la violenza da parte dell’extracomunitario, già conosciuto alle forze dell’ordine per questioni di droga, potrebbe essere stato un tentativo di scippo. Sta di fatto che - scrive il Corriere -, per lavare le tracce di sangue, è stato necessario «richiedere all’alba un intervento su tutto il piazzale davanti alla chiesa di Santa Maria Immacolata di Lourdes». Nello stesso articolo, l’edizione veneta del giornale ci informava che la notte precedente almeno tre vetrine di negozi erano andate in frantumi e un romeno senza fissa dimora era stato arrestato per furto, salvo poi essere rimesso in libertà nonostante altre due denunce a suo carico. Arrivato, sempre a Mestre, alla notizia di una rissa fra una quindicina di persone, ho chiuso i giornali, convinto che la rassegna stampa di un solo giorno fosse sufficiente a far comprendere ciò che accade nelle città italiane a chiunque sia in buona fede, inducendolo a piantarla di dire, e scrivere, che l’insicurezza è una questione di percezione.
Sfogliando le pagine delle singole edizioni cittadine, a Venezia però mi sono imbattuto in una notizia: mercoledì Cgil, Anpi, Articolo 21, la rete degli studenti e quella dei giuristi democratici, ovvero tutto il sinistrume più radicale del nostro Paese, hanno inscenato un presidio contro il cosiddetto ddl Sicurezza. Al che ho capito perché i compagni vogliono un referendum che dimezzi i tempi per ottenere la cittadinanza. La loro ultima speranza per trovare qualcuno che li voti è rappresentata dagli immigrati.