Ancora oggi, numerose trasmissioni televisive continuano a trasmettere le atroci riprese dei camion dell'esercito che, il 18 marzo del 2020, uscivano da Bergamo carichi di bare. Quella, si dice ogni volta, è l'immagine simbolo della pandemia che tutti dobbiamo imprimerci nella mente per non dimenticarla mai. Ci sono, tuttavia, anche altre immagini estremamente emblematiche, e faremmo bene a conficcarci nella testa pure quelle, al fine di non trascurare un altro aspetto dell'emergenza Covid: la pessima gestione da parte delle istituzioni italiane.
Una di queste immagini ha fatto ieri il giro della Rete. L'ha diffusa il consigliere comunale veneziano Alex Bazzaro e mostra una barca da trasporto tipica della Laguna, una bettolina, carica di banchi a rotelle destinati a essere smaltiti in discarica. Sull'imbarcazione ce ne sono una quarantina, verdi e nuovi di pacca. Erano stati consegnati al liceo Benedetti-Tommaseo di Venezia, e non sono mai stati utilizzati.
Il responsabile di Rete Srl, la società incaricata del recupero, ha fornito al Gazzettino un quadro sconfortante della vicenda: «La scuola», ha spiegato, «ha tentato di regalare questi banchi a vari enti insieme a del gel che lasciava una patina sulle mani e non risultava adatto per gli studenti. Il gel è stato donato, i banchi non li ha voluti nessuno e non c'è stata altra scelta che la discarica. Bisogna tener conto che poi a Venezia, anche se regali qualcosa, c'è il problema del trasporto via acqua e della manodopera, che incide più del costo della merce stessa. A volte la donazione è una scelta che non conviene nemmeno».
Non solo i banchi nuovi non sono mai stati usati: quando hanno provato a regalarli, nessuno li ha voluti. In altre regioni d'Italia era andata appena un po' meglio: nel maggio scorso, ad esempio, sono circolate alcune riprese effettuate nell'hub vaccinale di Vasto, ricavato all'interno del locale palasport. Era pieno di banchi a rotelle. Non si trattava di un caso isolato: le meraviglie su ruote sono spesso finite all'interno di strutture sanitarie, soprattutto centri vaccinali. L'11 aprile scorso è stata Repubblica a certificare il fallimento: un banco su due non è mai stato sfruttato, alcuni sono stati direttamente lasciati nei magazzini, altri sono finiti negli scantinati degli istituti scolastici.
L'entità del danno è nota: per l'acquisto di 430.000 banchi «con seduta innovativa» (così si chiamano), lo Stato ha speso la bellezza di 119 milioni. Fanno, a spanne, 274 euro a banco, anche se esiste un'altra stima al ribasso: 95 milioni totali, 219,17 euro per ogni seduta. A gestire la pratica, lo ricorderete, fu - con notevoli ritardi - il commissario straordinario Domenico Arcuri, ora nei guai per le mascherine farlocche. Il ministro dell'Istruzione era la pentastellata Lucia Azzolina. Costei provò a scaricare la colpa sui dirigenti scolastici: disse che erano stati richiesti da loro, e che le istituzioni, di conseguenza, si erano prodigate a spedirli. I presidi risposero piccati, spiegando che in realtà erano le linee guida per la sicurezza a scuola a prevedere l'utilizzo di banchi monoposto o a rotelle. In ogni caso, persino il successore della Azzolina, Patrizio Bianchi, ha dovuto certificare il fallimento: «È stata sbagliata l'idea che si potesse usare uno strumento solo per una situazione così complessa», ha dichiarato poco dopo essersi insediato.
Non è possibile, però, pensare che basti qualche affermazione nelle interviste per mandare al macero, oltre ai banchi, anche il ricordo della disfatta. La foto circolata nelle ultime ore sta lì a dimostralo. I banchi veneziani destinati alla discarica, stando alle stime, sono costati tra i 4.000 e i 5.000 euro, poi ovviamente ci saranno da calcolare le spese di smaltimento. Quei soldi, centesimo dopo centesimo, sono uno sputo in faccia agli italiani. Intendiamoci: il problema vero non è nemmeno il consueto spreco di denaro «all'italiana». A bruciare sono altre ferite.
Certo, il ministro e il commissario responsabili del flop non sono più al loro posto. Però i partiti che li hanno voluti e sostenuti sono ancora lì, fanno parte della maggioranza parlamentare e sono al governo anche adesso. E c'è molto di più. C'è il fatto che, dopo due anni di interminabile emergenza, sembra che la riflessione sul passato sia ridotta a una frase: «Sono storie vecchie». Ogni giorno si chiama in causa lo spropositato numero di morti che purtroppo abbiamo dovuto sostenere, e di solito lo si utilizza per biasimare chi non si vaccina, per zittire chi critica l'operato dell'esecutivo o per demonizzare i dissenzienti. Sembra che non sia consentito interrogarsi sulle cause politiche di quei decessi, e di tutte le altre iatture che si sono abbattute sugli italiani. Una larga parte di quei morti è dovuta alle inadempienze delle istituzioni, le quali - ad esempio - non hanno messo in funzione i piani pandemici. All'ecatombe ha senz'altro contribuito l'assenza di mascherine e dispositivi di protezione, oltre che lo stato di dissesto di una buona fetta della sanità italiana.
I banchi a rotelle spediti al macero sono l'emblema delle scelte folli compiute dalla politica in tutti questi mesi. I governanti - e il sistema politico-mediatico che li ha supportati - hanno imposto una narrazione ideologica e parziale dell'accaduto. Invece di concentrarci sulle cure precoci (quelle domiciliari, ma pure quelle ospedaliere), si sono limitati a presentare il vaccino come l'elisir che avrebbe risolto ogni guaio, e che non sia stato così ormai è abbastanza evidente. Invece di valutare davvero l'impatto della malattia sui ragazzini, i politici hanno prima insistito sulla chiusura delle scuole, poi sono passati all'imposizione del lasciapassare per l'ingresso in classe, quindi hanno cominciato a parlare di vaccino anche per i più piccoli.
Direte: che c'entra tutto ciò che i banchi mobili? C'entra eccome. Perché quel clamoroso spreco di tempo e denaro è figlio di una mentalità ancora oggi dominante. Un racconto a senso unico che impedisce di affrontare alcuni temi chiave e si concentra su problematiche marginali. E infatti, guarda caso, a due anni di distanza siamo tornati a parlare di aumento dei contagi, di rischi che salgono, di scuole che forse, non troppo in là, potrebbero addirittura tornare a chiudere, di didattica a distanza e - ancora e ancora - di punture ai minorenni. Non siamo usciti dall'emergenza, anzi le restrizioni vengono prorogate. E intanto, sulle acque di Venezia, scorrono i detriti della malagestione.
Rossano Sasso, sottosegretario leghista all'Istruzione, scrive su Facebook che la foto scattata a Venezia è «un simbolo di una stagione che per fortuna non c'è più. La Lega», dice, «è al governo per evitare che Pd e M5s possano fare disastri, come ai tempi del Conte bis». Matteo Salvini aggiunge il carico, annunciando che la Lega presenterà «un esposto alla Corte dei conti» sulla vicenda.
I banchi si possono pure mandare in discarica. Ma le bugie, gli errori e i danni prodotti in tutti questi mesi non si possono cancellare. E qualcuno, prima o poi, dovrà risponderne.



