2023-02-21
Confronto sul superbonus. Il governo apre agli F24 per lo sblocco dei crediti
Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
Ieri il tavolo dell’esecutivo con i rappresentanti di banche, imprese e costruttori. Giancarlo Giorgetti: «Bisogna sgonfiare la bolla». Escluso invece il coinvolgimento di Cdp.Per disincagliare 19 miliardi di euro di crediti d’imposta legati al superbonus il governo apre all’utilizzo degli F24. In pratica le banche, che non possono più acquistare nuovi crediti perché hanno esaurito lo spazio di «smaltimento» fiscale nei prossimi anni, potrebbero scaricare i debiti compensandoli con gli importi delle tasse pagate dai clienti con i modelli F24 ai propri sportelli. È quanto è emerso nel corso della riunione che si è tenuta ieri pomeriggio a Palazzo Chigi tra il governo e i rappresentanti delle banche, delle imprese e dei costruttori, sul decreto che ha bloccato la cessione dei crediti fiscali dei bonus edilizi. A presiederla è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ma erano presenti anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin e il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini. Il primo round è stato con i rappresentanti dell’Abi, di Cdp e di Sace. Poi è toccato ai vertici delle associazioni di categoria: Ance, Confindustria, Confedilizia, Confapi e Alleanza delle Cooperative Italiane. «La soluzione che noi cerchiamo è sull’intero ammontare dei crediti, 110 miliardi di euro. L’urgenza ora è sullo stock dei crediti che in base alle rilevazioni dell’Agenzia delle entrate fanno riferimento alle imprese del settore edilizio, che hanno l’esistenza ad oggi di 19 miliardi circa di crediti incagliati. Lo sforzo che noi facciamo con i tavoli tecnici è come far sgonfiare questa bolla», avrebbe spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante il tavolo a Palazzo Chigi. Al termine del confronto, in una nota diffusa da Palazzo Chigi è stata confermata la «ferma determinazione a porre rimedio agli effetti negativi della cessione del credito correlata ai bonus edilizi». La situazione dei crediti incagliati «che l’esecutivo Meloni ha ereditato», viene aggiunto nella nota, «verrà esaminata al più presto in un tavolo tecnico al quale saranno presenti i rappresentanti delle associazioni di categoria oggi intervenuti. Nel tavolo tecnico saranno individuate norme transitorie al fine di fornire soluzioni nel passaggio dal regime antecedente al decreto legge a quello attuale, tenendo conto della situazione delle imprese di piccole dimensioni e di quelle che operano nelle zone di ricostruzione post-sisma». È stata comunque ribadita la permanenza dei bonus per l’edilizia nella forma delle consuete detrazioni d’imposta dalla dichiarazione dei redditi.«Siamo soddisfatti, abbiamo trovato un confronto franco, una apertura e anche una grande consapevolezza da parte del governo che vanno sbloccati i crediti pregressi e quindi un’apertura sull’F24 che era una delle misure proposte da noi», ha affermato la presidente di Ance, Federica Brancaccio, spiegando che «si è ragionato sulla possibilità di consentire eventualmente lo sconto in fattura per alcune fasce di reddito e per gli incapienti». Soddisfatto «a metà» il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa: la strada degli F24, ha precisato, «è un modo per risolvere almeno una parte del problema ma per il futuro noi abbiamo chiesto di fare una fase transitoria un po’ più lunga e poi mantenere limitatissimamente la cessione del credito per gli interventi antisisimici e le barriere architettoniche ed eventualmente trasformare la detrazione in credito d’imposta direttamente per il beneficiario». La soluzione, ha detto ancora, «è quella sull’utilizzo parziale della proposta Abi-Ance» sugli F24. Per il resto si sono rimessi al Parlamento sulle varie proposte che i vari presenti hanno fatto sui ritocchi al transitorio o il futuro», ha riferito il presidente di Confedilizia, precisando che «non è stato detto no al resto, ma è stato detto sì a quello». Un’altra ipotesi discussa, ma subito accantonata ieri è il coinvolgimento delle società pubbliche come Cassa depositi e prestiti e Sace che hanno liquidità e possono comprare dalle banche i crediti fiscali ora bloccati. Il problema è che l’intervento Cdp e Sace richiede mesi ed elaborazione di strumenti complessi sotto l’aspetto finanziario, mentre nel caso di cdp si correrebbe il rischio di vedere riclassificato il debito proprio da Eurostat. Nel corso della riunione di ieri, inoltre, Confapi ha chiesto di portare da 4 a 10 la detrazione dei crediti che permetterebbe di evitare il rischio che le aziende li perdano, e in attesa dell’anticipo degli F24, di attivare un prestito ponte con la cessione dei crediti da parte di Enel e Eni. Il governo ora aspetta il parere definitivo di Eurostat (che dovrebbe arrivare domani) sull’annualità nella quale contabilizzare i crediti se nel 2022 o quest’anno. In quest’ultimo caso il margine di manovra del governo sarebbe strettissimo in quanto un onere maggiore sul disavanzo metterebbe a rischio il rinnovo delle misure contro il caro-energia che scadono a fine marzo. Una certezza è che le modifiche tecniche potranno arrivare solo durante il confronto parlamentare sul decreto Superbonus.
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