2022-06-15
Sul fisco il primo vero test dell’alleanza
Forte del successo elettorale, la Meloni sfida gli alleati: «Uscite dal governo». Il banco di prova per i nuovi equilibri sarà la riforma del catasto, in Aula da lunedì. Ieri scintille tra Fdi e Lega per un emendamento (bocciato) sull’aliquota unica Irpef.«Fossi in loro, uscirei dal governo», aveva detto lunedì sera Giorgia Meloni a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Non serve Nostradamus per prevedere che a questo punto ogni singolo atto della maggioranza diverrà più che mai materia rovente: da una parte chi (Fdi) avrà buon gioco a indicare contraddizioni e rischi legati alle scelte dell’esecutivo, dall’altra chi (Lega e Fi) tenterà di migliorare i provvedimenti, a volte cogliendo qualche successo, altre volte esponendosi a un’alea oggettivamente pericolosa. Il primo ostacolo è altissimo, ed è quello di un tema incandescente come la delega fiscale. E già si parte con il piede sbagliato: non si capisce per quale ragione, infatti, debba essere il governo a dettare i tempi al Parlamento, laddove la logica di una legge delega sarebbe opposta. Costituzione alla mano, semmai, sarebbe il Parlamento a dover indicare al governo i princìpi e criteri direttivi, oltre che la materia e i tempi, della successiva decretazione affidata all’esecutivo. Sta di fatto che al momento sono previsti solo altri due giorni di lavoro in Commissione per un provvedimento delicatissimo come questo: da ieri a giovedì, rush finale in Commissione Finanze alla Camera per liquidare gli emendamenti; e poi da lunedì si andrà in Aula. Riassunto delle puntate precedenti: da marzo, momento di un grande scontro in Commissione, l’esame della legge era stato formalmente sospeso. Era tuttavia stata impostata una lunga e complessa trattativa tra il centrodestra di governo (Lega e Forza Italia) e l’esecutivo sull’articolo 6, quello relativo al catasto. E ne è recentemente uscito fuori un testo - sempre sul catasto - per molti versi preferibile rispetto al primo, dal punto di vista dei contribuenti. Tuttavia, come una doccia fredda, nel frattempo erano giunte le raccomandazioni della Commissione Ue, con un riferimento apertis verbis alla revisione del catasto come strumento per incrementare l’imposizione, e addirittura con un esplicito invito alla reintroduzione della tassa sulla prima casa. In presenza di un’alea di questo tipo, è saggio conferire al governo una delega? Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, in un’intervista alla Verità, ha opportunamente messo in guardia rispetto ai rischi di un’operazione del genere. Anche perché giova ricordare che, una volta che il Parlamento avrà dato la delega, l’esecutivo sarà libero di varare decreti (detti appunto: delegati) su cui le Camere non potranno di fatto toccare palla (potranno limitarsi a esprimere un parere, senza possibilità di modificare i testi). Morale: chi tutelerebbe i contribuenti nel caso in cui il Mef (e l’Agenzia delle Entrate) decidesse di giocare qualche brutto scherzo ai proprietari?E anche in termini politici: che senso ha per Lega e Forza Italia correre il rischio di ritrovarsi in campagna elettorale nel 2023 a dover giustificare un decreto delegato nel frattempo varato dal governo? Dirigenti e parlamentari dei partiti di maggioranza farebbero bene a rifletterci due volte prima di esporsi a questa eventualità. Tra l’altro, c’è qualcosa di veramente paradossale già nel dibattito in corso. Esiste una terrificante patrimoniale sugli immobili da 21-22 miliardi l’anno, e, anziché discutere su come ridurla, ci si limita a rallegrarsi se per caso si evita di peggiorare ulteriormente la situazione. Il mondo alla rovescia, si potrebbe dire. Ma torniamo ai lavori della Commissione, che sono entrati nel vivo ieri notte, tra le 21 e le 24. Già in mattinata, però, si era avuto un assaggio del clima, con il semaforo verde a emendamenti grillini insidiosissimi dal punto di vista dei contribuenti. Con il solito pretesto della lotta all’evasione, è infatti passato l’ok all’uso di nuove tecnologie e intelligenza artificiale, e - cosa ancora più sconcertante - il via libera all’uso di tutti i dati (anche quelli non fiscali) della fattura elettronica. E qui si torna al punto di prima, e cioè al senso di una legge delega, che - lo ribadisco ancora - stabilisce i princìpi e criteri direttivi della successiva decretazione da parte del governo: è prudente, su una materia rovente come questa, conferire al governo un mandato così largo, senza sapere in che termini sarà effettivamente utilizzato?In giornata, non è mancato nemmeno un momento di tensione diretta tra Fdi e Lega, su un emendamento dei meloniani (non passato) per introdurre un’unica aliquota unica Irpef. Ne è scaturito uno scambio di battute tra Alberto Gusmeroli (Lega) e Marco Osnato (Fdi), sintomatico di fibrillazioni che non solo affiorano, ma a questo punto sono destinate a intensificarsi. In conclusione, resta la sensazione di un grande rischio. Intanto è proprio nei momenti post elettorali (post primo turno amministrativo) e pre elettorali (pre secondo turno del 26 giugno), quando la politica è distratta e mentre qualcuno si lecca le ferite, che è maggiore l’eventualità - magari in una situazione di debolezza contingente di alcune forze di maggioranza - di veder passare norme pericolose per i contribuenti. E poi c’è una questione di fondo: questo governo era nato per occuparsi di Covid e Pnrr. Perché è finito a occuparsi di fisco? Tra l’altro, visto che qualcuno finge di non ricordarlo, la riforma fiscale non è né abilitante né condizionante ai fini del Pnrr. E allora perché tutta questa fretta? Non sarebbe più fisiologico che centrosinistra e centrodestra sottoponessero agli elettori, nel 2023, le loro (si presume profondamente diverse) ricette fiscali?