2025-05-08
Altro blitz in Veneto per il «diritto di morire»
Luca Zaia (Imagoeconomica)
Marco Cappato & C. all’assalto dopo il diniego dell’Asl al suicidio assistito, malgrado la paziente non dipenda da trattamenti medici vitali. Luca Zaia: «Non posso intervenire, ma è pronto un decreto». Consegnate da Pro Vita al governo oltre 31.000 firme contro la legge toscana. Il caso sul fine vita che agita il Veneto avvalora un’obiezione cruciale degli oppositori al suicidio assistito: pensare di regolamentarne l’accesso, limitandolo a casi estremi, è un’illusione. Una volta inclinato il piano, la sfera dei criteri scivolerà, magari lenta ma comunque inesorabile, verso maglie sempre più larghe. Protagonista della vicenda è Donatella (nome di fantasia), una donna veneta di 76 anni affetta da una patologia degenerativa, che ha richiesto il suicidio assistito sulla base dei requisiti stabiliti dalla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale. La Commissione medica multidisciplinare della sua Asl, però, ha respinto la domanda, riconoscendo che Donatella soddisfa tre dei quattro requisiti - capacità di autodeterminazione, patologia irreversibile e sofferenze intollerabili - ma non il quarto: la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale.Su questo si concentra il dissenso dei promotori del suicidio assistito, come l’avvocato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni e legale di Donatella: la paziente, spiega, «dipende totalmente dai propri caregiver per lo svolgimento di ogni sua funzione: senza la loro assistenza non potrebbe prendere i medicinali, alimentarsi e bere dell’acqua, ma sarebbe abbandonata a sé stessa e morirebbe tra atroci sofferenze». La stessa Asl, aggiunge, riconosce questa dipendenza nella relazione finale, ma nega l’accesso al suicidio assistito, disapplicando, secondo Gallo, la recente sentenza della Corte.Quest’ultima pronuncia, pubblicata l’anno scorso, ha chiarito i criteri della sentenza del 2019, respingendo le questioni di legittimità sollevate dal gip di Firenze, che mirava a estendere la non punibilità del suicidio assistito oltre i confini originari. Da una parte, i giudici della massima corte evidenziano la necessità di «evitare» - come chiarisce un comunicato stampa del 18 luglio 2024 - «non soltanto ogni possibile abuso, ma anche la creazione di una “pressione sociale indiretta” che possa indurre quelle persone a farsi anzitempo da parte, ove percepiscano che la propria vita sia divenuta un peso per i familiari e per i terzi». Dall’altra, gli stessi allargano il campo di ciò che rientra nella dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, includendo procedure meno invasive purché essenziali per la sopravvivenza.«Il paziente», si legge nella sentenza, «ha il diritto fondamentale di rifiutare ogni trattamento sanitario praticato sul proprio corpo, indipendentemente dal suo grado di complessità tecnica e di invasività. Incluse, dunque, quelle procedure che sono normalmente compiute da personale sanitario» ma che possono essere «apprese da familiari o “caregivers” […]». «Nella misura in cui», continua, «tali procedure - quali, per riprendere alcuni degli esempi di cui si è discusso durante l’udienza pubblica, l’evacuazione manuale dell’intestino del paziente, l’inserimento di cateteri urinari o l’aspirazione del muco dalle vie bronchiali - si rivelino in concreto necessarie ad assicurare l’espletamento di funzioni vitali del paziente, al punto che la loro omissione o interruzione determinerebbe prevedibilmente la morte del paziente in un breve lasso di tempo, esse dovranno certamente essere considerate quali trattamenti di sostegno vitale».È su questo passaggio che poggia l’opposizione della difesa di Donatella. A seguito della diffida presentata dai suoi legali, il direttore sanitario dell’Asl ha richiesto una rivalutazione urgente al presidente del Comitato etico, che non ha ancora espresso un parere. Marco Cappato ha duramente criticato l’Asl, accusandola di disapplicare la sentenza costituzionale e di aver completato la procedura in oltre cinque mesi, solo dopo la diffida legale. Servono «tempi e procedure certi», ha dichiarato, invocando una legge nazionale e chiedendo al Veneto di seguire l’esempio della Toscana, che lo scorso 11 febbraio ha approvato una normativa regionale sul fine vita. Contro questa legge, ieri mattina, il presidente di Pro Vita & Famiglia, Antonio Brandi, ha consegnato a Palazzo Chigi le 31.775 firme raccolte per chiedere al governo di ricorrere urgentemente alla Corte costituzionale. «Si tratta», spiega Brandi, «di una norma incostituzionale oltre che disumana, perché pretende di legiferare su una materia che, come l’Avvocatura dello Stato ha già chiarito, è di competenza esclusiva del legislatore nazionale, comunque la si pensi in merito. Pertanto chiediamo al governo di impugnarla per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, ed è urgente che lo faccia entro pochi giorni, prima che scadano i termini il 16 maggio».Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha invece chiarito di non poter intervenire sulla vicenda di Donatella: «Abbiamo costituito i comitati etici delle Ulss e questi professionisti devono verificare se ci sono i quattro requisiti». Sul fine vita, ha aggiunto, «abbiamo pronto un decreto per stabilire di rispondere entro dieci giorni» alle richieste dei pazienti, «ma il vero tema è una legge nazionale che con grande civiltà dovrebbe stabilire due cose fondamentali: entro quanti giorni rispondere, e chi somministra il farmaco».La faglia aperta dalla sentenza della Consulta, abilmente sfruttata dagli esponenti dell’associazione Coscioni, rischia di diventare il nuovo campo di battaglia del diritto a morire. Se qualsiasi atto necessario alla sopravvivenza - come l’assistenza per nutrirsi, cioè quel che fanno i genitori coi figli piccoli - viene equiparato a un trattamento di sostegno vitale, si apre un varco piuttosto ampio. È vero che, comunque, rimarrebbero gli altri requisiti, ma che ne sarebbe, per esempio, di una persona finita in sedia a rotelle, con una paralisi irreversibile degli arti inferiori e «intollerabile» sofferenza psichica, ma per il resto completamente in salute, che dipende da altri? È, questa, una vita non degna di essere vissuta?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.