2022-01-10
Sui fatti di Capodanno il Pd si trincera dietro lo shitstorm anti Lega
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Alessandro Morelli (Ansa
La contestazione politica sta morendo e ad ucciderla saranno i social. Questa volta a finire nell’occhio del ciclone è stato il viceministro dei Trasporti Alessandro Morelli, reo di aver criticato le parole di Silvia Roggiani, segretario del Pd milanese, che aveva attribuito alla cultura del patriarcato l’origine delle violenze di piazza Duomo.
La contestazione politica sta morendo e ad ucciderla saranno i social. Questa volta a finire nell’occhio del ciclone è stato il viceministro dei Trasporti Alessandro Morelli, reo di aver criticato le parole di Silvia Roggiani, segretario del Pd milanese, che aveva attribuito alla cultura del patriarcato l’origine delle violenze di piazza Duomo.«Fanno arrivare qui decine di migliaia di persone senza alcun controllo né preoccupazioni su come possano integrarsi, poi però se succede qualcosa è colpa della "nostra società" (?) e del "patriarcato". Ma per favore!». Il post Facebook di Morelli, da civile contestazione politica, è divenuto suo malgrado il ritrovo di incivili hater. Sotto al post infatti si sono susseguiti una serie di insulti nei riguardi di Silvia Roggiani dai quali il viceministro ha subito preso le distanze. «Assurdi e da condannare gli insulti via social all'indirizzo della segretaria del Pd milanese, Silvia Roggiani, comparsi sotto un mio post Facebook e prontamente rimossi. Parole vigliacche e deprecabili, che io non definirei mai ''figlie di una cultura patriarcale'' per non sminuirne la gravità. Per questo lavorerò con i colleghi, anche del Pd, affinché simili condotte vengano perseguite come meritano in tutti gli ambiti».Le distanze non sono bastate perché l’intero Partito Democratico compatto ha deciso di attribuire la colpa di quelle frasi proprio a Morelli, reo secondo loro di aver istigato gli insulti. Lo stesso Enrico Letta, che nulla aveva dichiarato a proposito dei gravi episodi di Capodanno, non ha perso tempo per esprimere: «Piena solidarietà a Silvia Roggiani. Il comportamento di Morelli è semplicemente inaccettabile». Assieme a lui anche Laura Boldrini che lo definisce un episodio di «odio leghista». In molti già chiedono le dimissioni, anche se non si capisce bene per quale motivo dovrebbe dimettersi. Lia Quartapelle, deputato del Pd, ha addirittura dichiarato che: «Il viceministro Morelli si è messo allo stesso livello dei molestatori di piazza Duomo». Parole forti e decisamente fuori le righe. L’indignazione di massa non stupisce, è come una macchina del fango che si muove a comando e di solito funziona sempre. In questo caso però la cosa che sorprende è che la macchina di indignazione sia stata attivata a causa di azioni e parole non commesse da chi ne viene investito. Morelli aveva contestato l’analisi della Roggiani, che attribuiva i fatti di Capodanno alla cultura patriarcale, quando invece il viceministro, in perfetta coerenza con la linea del suo partito, attribuiva la responsabilità delle violenze all’immigrazione incontrollata e più in generale alla sua cattiva gestione. Un’analisi politica, quindi, nulla più e qualche commento dei soliti odiatori seriali dei social ha fatto scoppiare il putiferio. L’indignazione paga sempre, soprattutto in termini di visibilità e, soprattutto in questo caso, serve a spostare l’attenzione sulle responsabilità di quello che è accaduto. Non è la prima volta che il Pd si trova in imbarazzo a dover gestire episodi di cronaca come questi compiuti da immigrati e i commenti sotto al post di Morelli sono serviti a spostare l’attenzione sulla Lega. Si è arrivati perfino a paragonare il leghista ai molestatori di piazza Duomo, considerando quindi un insulto social più grave, o almeno uguale, ad una violenza subita. Si è creata quindi un’occasione in più per il Pd per identificare il nemico, creare il mostro e unirsi per distruggerlo. Poco importa se la vittima non abbia commesso nulla, basta montare il caso a tavolino e la polemica è servita. In questo caso dispiace che venga strumentalizzato il tema della violenza sulle donne per meri fini di visibilità politica.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)