2022-05-17
Su Svezia e Finlandia Putin abbozza: «Senza nuovi missili nessuna minaccia»
Pure Stoccolma vuole entrare nella Nato, ma Recep Tayyip Erdogan conferma il veto. Lo zar: «Kiev creava armi biologiche ai nostri confini».Dopo la Finlandia, anche la Svezia annuncia ufficialmente la sua richiesta di entrare nella Nato ma Vladimir Putin tiene bassi i toni, mentre è la Turchia di Recep Tayyip Erdogan a mettersi di traverso. Ieri il primo ministro svedese Magdalena Andersson ha annunciato la richiesta: «Il governo», dice la Andersson in conferenza stampa, «ha deciso di informare la Nato del desiderio della Svezia di diventare membro dell’Alleanza. Stiamo lasciando un’epoca ed entrando in una nuova». La reazione di Putin è gelida: «L’espansione della Nato», commenta lo zar, «è un problema che viene creato, a mio avviso, in modo completamente artificiale, poiché ciò viene fatto nell’interesse della politica estera degli Stati Uniti. La Russia non ha problemi con la Finlandia e la Svezia, la loro possibile adesione alla Nato non crea alcuna minaccia per Mosca. L’espansione delle infrastrutture militari», avverte il presidente russo, «in questi territori provocherà sicuramente la nostra risposta». In buona sostanza, se Svezia e Finlandia non decideranno di installare missili Nato sui loro territori, Mosca non prenderà contromisure. Più dura la dichiarazione del ministero degli Esteri di Mosca, citato dalla Tass, che afferma che la Russia dovrà intraprendere dei passi «di risposta alle minacce derivanti dall’adesione della Svezia alla Nato». «Insieme a Danimarca e Islanda», fa sapere il primo ministro norvegese, Jonas Gahr Store, «la Norvegia è pronta ad assistere i suoi vicini nordici con tutti i mezzi necessari qualora dovessero essere vittime di aggressioni sul loro territorio prima di ottenere l’adesione alla Nato». Adesione che, come dicevamo, è ostacolata dalla Turchia: il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, definisce «inaccettabile e oltraggiosa» la richiesta di Svezia e Finlandia di entrare nella Nato: «Parliamo di due Paesi», attacca Cavusoglu, «che sostengono apertamente il Pkk e Ypg, organizzazioni terroristiche che attaccano le nostre truppe tutti giorni. Ne discuteremo con gli alleati Nato e con i due paesi interessati». La Turchia è in guerra con il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, fondato nel 1978 da Abdullah Öcalan, attiva nel Sud Est della Turchia, zona popolata dall’etnia curda, e nel Kurdistan iracheno. L’Ypg è invece l’Unità di protezione popolare, una milizia presente nelle regioni a maggioranza curda nel Nord della Siria. La trattativa potrebbe includere la questione della richiesta di estradizione di protagonisti del Pkk e della organizzazione di Fethullah Gülen, nemico numero uno di Erdogan, residente negli Usa. Secondo quanto riporta il sito del quotidiano Sabah, riportato dall’Adnkronos, le autorità turche hanno richiesto negli ultimi cinque anni alla Finlandia l’estradizione di sei «terroristi» della rete di Gülen e di altri sei del Pkk, mentre alla Svezia è stata chiesta l’estradizione di 21 sospetti, 10 gulenisti e 11 del Pkk. Entrambi i Paesi nordici, scrive Sabah, hanno respinto la domanda per 19 «terroristi» e non hanno risposto in altri cinque casi. «Invieremo un gruppo di diplomatici», annuncia il ministro della Difesa svedese, Peter Hultqvist, citato dal Guardian, «a tenere colloqui e dialogare con la Turchia in modo da poter vedere come risolvere la situazione e di cosa si tratta veramente». Anche la Finlandia invierà diplomatici in Turchia, ma almeno per ora la missione si annuncia complicata: «La Turchia non cederà» sul veto all’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato, ribadisce il presidente turco Erdogan: «Verranno a convincerci? Non si diano pena», aggiunge Erdogan, «non diremo di sì all’ingresso nella Nato, un’organizzazione di sicurezza, a coloro che impongono sanzioni alla Turchia». Erdogan accusa la Svezia di essere un «incubatore di organizzazioni terroristiche. Non consegnano i terroristi. Un musulmano non si fa mettere nel sacco due volte», aggiunge, in riferimento all’adesione della Grecia, storico avversario della Turchia. Intanto Putin torna a sollevare la questione dei laboratori biologici: «Nel corso dell’operazione speciale in Ucraina», afferma il presidente russo, «sono state ottenute prove documentate che testimoniano il fatto che venivano creati vicino ai nostri confini dei laboratori di armi biologiche. I biolaboratori statunitensi nello spazio post sovietico raccolgono materiali biologici e studiano le specificità della diffusione di malattie pericolose. In Ucraina», aggiunge Putin, secondo la Tass, «stavano infatti sviluppando armi biologiche. Abbiamo lanciato da tempo l’allarme sull’attività biologica degli Stati Uniti nello spazio post sovietico. Come è noto, il Pentagono ha creato decine di laboratori e centri specializzati nella nostra regione», aggiunge Putin, «il cui compito principale era raccogliere campioni biologici e studiare, per i loro scopi, le specificità della diffusione di virus e malattie pericolose». Intanto, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, vuole continuare nell’opera di mediazione per porre fine alla guerra in Ucraina attraverso colloqui con Putin. Ad annunciarlo è il portavoce del governo di Berlino, Steffen Hebestreit, secondo il quale il conflitto rischia di trasformarsi in una guerra di trincea e in questa fase è importante «cercare di riprendere i colloqui per decidere come fermare il massacro». Da parte sua, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, intervistato da Bloomberg, esclude che Kiev possa accettare un cessate il fuoco che comporti concessioni alla Russia: «Vogliamo che tutto ciò che ci appartiene sia nostro», dice Kuleba. Crimea e Donbass compresi.