2020-06-28
Uto Ughi: «Su Radio Padania farò riscoprire il valore della musica agli italiani»
Uno dei più grandi violinisti del mondo contro il politicamente corretto: «Salvini mi piace, esprime idee forti. Errore della destra lasciare la cultura nelle mani della sinistra. Il governo? Fa il contrario di quel che dice».La notizia, in effetti, è sorprendente. Il violinista Uto Ughi, uno dei più grandi musicisti di ogni tempo, conteso da tutte le più migliori orchestre del pianeta, avrà uno spazio fisso su Rpl, cioè l'emittente un tempo conosciuta solo come Radio Padania. A partire dal primo luglio, ogni 15 giorni, il maestro parteciperà a I gioielli della musica, con la conduzione in studio di Sara Garino. Il mercoledì, dalle 14 alle 15, sempre in diretta, Ughi racconterà agli ascoltatori le bellezze del patrimonio musicale italiano, e c'è da credere che saranno lezioni ammalianti. Maestro, ma non teme che le dicano che si è venduto a Matteo Salvini? «Io al massimo mi sono venduto alla verità, che in questo caso non è il vostro giornale. Me ne frego totalmente della destra e della sinistra. Penso che ci siano idee buone a destra, e anche a sinistra». Diciamo che non siamo abituati a vedere grandissimi artisti schierarsi da una parte politica che non sia quella dei «buoni»…«Questo è un discorso molto ampio, bisognerebbe andare a monte, riflettere su tutta la cultura italiana, che è stata sempre dominio della sinistra. Anche perché la destra, va detto, faceva ben poco. Non si è mai fatta avanti più di tanto, e spesso ha messo la cultura da una parte. Ma io penso che ci sia bisogno di una maggior cultura musicale indipendentemente dal colore politico. Tornando a Salvini…».Dica.«Non l'ho mai incontrato né conosciuto. Mi fa simpatia perché esprime idee forti. Io però non sono né di destra né di sinistra, sono un libero pensatore. Magari penserò male, ma dico quello che penso». E dello stato della musica in Italia che cosa pensa? «Penso che negli ultimi 20 anni ci sia stato un degrado pauroso. Avevamo quattro orchestre sinfoniche - a Milano, Torino, Roma e Napoli - che erano la spina dorsale del nostro Paese. Sono state tutte smantellate, anche se due serate di Sanremo coprono i costi di un'intera stagione di un'orchestra. Di fronte a questo scempio non c'è stato alcun movimento, alcuna protesta da parte degli intellettuali. La musica è sempre stata considerata una cosa per pochi appassionati, e questo anche perché in Italia non c'è una cultura musicale sedimentata. Avevamo tanti enti musicali anche nelle province, che si sostenevano con la passione e il lavoro dei dirigenti locali e anche con i fondi dello Stato. Tutti volevano venire a suonare qui da noi, me lo dicevano tanti musicisti stranieri. Però abbiamo ucciso la cultura musicale». Perché secondo lei? «È un male endemico. Già Francesco De Sanctis considerava la musica una disciplina per educande… A scuola la musica non trova spazio, anche se potrebbe dare grande gioia a tanti giovani. In Italia la musica è Sanremo». Non oso chiederle che cosa pensa di Sanremo…«Guardi, lungi da me disprezzare. Però lo dice la parola stessa: la canzone deve avere melodia, almeno qualche spunto melodico… Oggi si sentono solo muggiti, berciamenti di ubriachi… E intanto si smantellano le orchestre». L'emergenza Covid mi pare che abbia peggiorato la situazione. «Questo è un problema molto grave. Gli operatori dello spettacolo sono disperati. Il punto è questo. Tutte le attività sostenute dal Fondo unico per lo spettacolo sono in attesa dei finanziamenti a fine stagione. Però i fondi che verranno elargiti nel 2021 saranno calcolati sui risultati ottenuti nel 2020, senza tenere conto della diminuzione della presenze e delle varie limitazioni. Il ministero ancora non ha dato indicazioni in proposito. Mi sembra che l'intervento del ministro Franceschini sia stato tardivo: parla solo di musei, non pensa alla musica. Siamo nelle mani di nessuno». In generale come valuta il comportamento del governo durante l'emergenza? «Il governo annaspa. Dice una cosa poi fa il contrario. Certo, non hanno colpa loro se c'è stata la pandemia. Ma per le misure prese, invece, la responsabilità ce l'hanno: pensiamo solo alla cassa integrazione… Anche in Germania c'è stata la pandemia, ma lì sono arrivate risposte, da noi solo promesse sul vuoto». Torniamo alla trasmissione. Sarà un modo per contribuire a ricreare un po' della cultura musicale che abbiamo perso? «Magari sarà soltanto una goccia d'acqua nel mare. Però credo che ogni occasione sia importante. Abbiamo dato i natali ad alcuni dei più grandi musicisti della storia, abbiamo un retaggio straordinario, il più grande del mondo, e ora si spegne nell'indifferenza e nel menefreghismo. E la scuola in proposito non ha mai fatto niente. L'educazione musicale manca completamente». Sembra che abbiamo un rapporto difficile con tutto il passato, non solo con la tradizione musicale. Penso alle polemiche di questi giorni sulle statue…«È una cosa ridicola. Sembrano i talebani che abbattevano le statue dei Buddha. Indro Montanelli è stato una delle figure più luminose del giornalismo europeo… A me sembra che ci sia gente che cova rancore non solo verso il passato, ma verso i valori, che infatti nel nostro Paese sono estremamente degradati. Io ad esempio sono molto d'accordo con voi quando vi occupate di certe derive Lgbt».Non le piace il progetto di legge contro l'omofobia? «Ma a chi potrebbe mai piacere? Ma le pare normale che uno non possa nemmeno esprimere le proprie idee? E dov'è la democrazia? Noi crediamo di vivere in una democrazia, ma siamo schiavi del politicamente corretto».