2023-04-25
Su Netflix la serie tv «L'infermiera»
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Debutta online giovedì 27 aprile la storia di Christina Aistrup Hansen, l'ex infermiera danese accusata dell'omicidio di tre pazienti e del tentato omicidio colposo al Nykøbing Falster Hospital.Prima, The Good Nurse. Poi, L’infermiere killer. Infine, L’infermiera. Netflix, che nei mesi passati ha analizzato e rivangato il caso di Charlie Cullen, il serial killer più prolifico che gli Stati Uniti abbiano mai avuto, ha deciso di fare spazio a un’altra produzione: una serie, formato evento, ispirata a quel che ha fatto Christina Aistrup Hansen. Il suo nome, forse, non avrà un richiamo sicuro. Da solo, non sarà capace di far affiorare i ricordi, gli stralci di un telegiornale, gli echi di quel che è stato. Ma Christina Aistrup Hansen, danese nata alla metà degli anni Ottanta, non ha niente di diverso rispetto a Charlie Cullen. L’infermiera, ricordata in una miniserie che della sua professione ha fatto un titolo, è stata condannata per aver ucciso tre fra i suoi pazienti, e aver cercato di ammazzarne altri. Un disordine della personalità l’avrebbe portata a tanto. La Hansen, accusata anche di aver imbottito la propria bambina di sette anni con sonniferi indicati esclusivamente per i disturbi del sonno adulto, avrebbe ucciso per narcisismo, per ritrovarsi al centro dell’attenzione. Un’attenzione che la miniserie Netflix non ha voluto negarle.L’infermiera, al debutto online giovedì 27 aprile, è la storia della Hansen, una storia appena romanzata. Non è l’infermiera a raccontarsi, né sono – come accaduto con L’infermiere killer, documentario – le forze dell’ordine e i pazienti a farlo. Quel che è accaduto in Danimarca, nell’ospedale di Nykøbing Falster, nel 2015 è visto e ripercorso attraverso gli occhi di un personaggio fittizio: un’altra infermiera, una collega che avrebbe intuito l’agire criminale della Hansen e avrebbe, perciò, deciso di denunciarla. È marzo, nella miniserie, la vigilia della primavera. Una chiamata arriva alla polizia danese. È una donna, ragionevolmente certa di essere stata testimone di alcuni omicidi. Ne L’infermiera, la donna è una giovane madre, con i capelli corti, biondi. È nuova, a Nykøbing Falster. Nuova nell’ospedale della cittadina. Ascolta e osserva, accettando di buon grado di essere assegnata ad una collega perché questa possa introdurla alle pratiche dell’istituto. «Formerete una squadra fantastica», le dice uno dei dottori, nel trailer dello show. E la nuova annuisce. Pare persino sorridere. Ma quello spirito bonario scompare presto, rimpiazzato dal dubbio, dalla paura, dal timore che la donna che dovrebbe esserle maestra sia in realtà un’assassina. I pazienti, nelle sue mani, muoiono. Uno, due, tre. Arresto cardiaco. «Capita, se ne vanno come mosche nel nostro reparto», si giustifica Christina. Ma i familiari delle vittime non sembrano accettare le sue scuse mediocri. «John non ha mai avuto alcun problema cardiaco», lamenta una signora, informata della morte del marito. «Credo stia facendo del male ai pazienti», prova a dire la nuova a qualche collega, e questi negano. Negano con forza tale da indurla a rivolgersi altrove, alla polizia. La stessa polizia che, una volta avviate le indagini, sarebbe arrivata a scoperchiare un vaso di Pandora. Christina, come la Christina Aistrup Hansen delle cronache danesi, si sarebbe scoperto essere un mostro, temuto da colleghi e pazienti. Diversi infermieri e dottori avrebbero poi confessato di aver nutrito la paura che questa avvelenasse di proposito le persone che invece avrebbe dovuto curare. Ma una coltre di omertà e silenzio sarebbe calata sull’ospedale.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)