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2019-07-24
«Su Bibbiano andremo fino in fondo. Commissione d’inchiesta ad agosto»
Ansa
Ad agosto partirà la commissione d'inchiesta sulle case famiglia ma intanto «chiunque è a conoscenza di abusi sui bambini me li segnali anche dietro anonimato. Il Viminale verificherà». Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ieri è stato a Bibbiano, il paese della Val d'Enza al centro dell'inchiesta sui presunti affidi pilotati di minori, perché è un padre oltre che un politico e, dice con chiarezza in piazza del Municipio, «non avrò pace finché l'ultimo bambino non sarà a casa. Togliere ingiustamente un bambino a mamma e papà deve essere l'ultima cosa. Alcuni arrestati e indagati venivano pagati per difendere i bambini. Spero che vengano arrestati uno per uno tutti quegli assistenti sociali che sono dei delinquenti per rispetto di chi invece fa bene il suo lavoro. Chi ha sbagliato deve pagare il doppio».
E se il vicepremier leghista pretende chiarezza il Pd, piuttosto silente sull'inchiesta «Angeli e Demoni» che ha coinvolto anche un suo sindaco per abuso d'ufficio, ieri ha parlato di «sciacallaggio politico». Eppure Salvini dal palco era stato chiaro: «Non vengo qui per attaccare il Pd, Matteo Renzi o Nicola Zingaretti. Vogliamo andare fino in fondo non solo sui 10.000 bambini portati via alle famiglie in Emilia Romagna, ma in tutta Italia. Avete la mia parola d'onore: rispetto il lavoro della Procura e delle forze dell'ordine, ma non avrò pace finché l'ultimo bambino sottratto ingiustamente alle famiglie non tornerà a casa. È una vergogna che ci sia un business persino sulla pelle dei bambini».
Oltre a lanciare l'appello a denunciare altri abusi anche in forma anonima, il ministro leghista ha annunciato in tempi brevi, «entro la pausa estiva, ai primissimi d'agosto», l'avvio della commissione d'inchiesta sulle case famiglia in Italia, «città per città, Comune per Comune, assistente sociale per assistente sociale», voluta dalla Lega e dall'ex ministro della Famiglia e oggi ministro per gli Affari europei, Lorenzo Fontana, che ha contribuito e sostenuto l'elaborazione della proposta auspicandone il trasferimento in sede deliberante, avvenuto con voto unanime dei gruppi politici. Fontana, con soddisfazione, ieri ha twittato: «Grande Matteo Salvini! Come promesso presto la commissione d'inchiesta sulle case famiglia, l'esito di un lavoro che ci ha impegnati per mesi. I bambini meritano la massima tutela e protezione».
Occorre rivedere «l'affido condiviso» e il «diritto di famiglia», per «rimettere al centro i bambini», perché «il bambino va sempre tutelato quando gli adulti litigano», ha spiegato Salvini, che ha aggiunto: «Temo che truffe e schifezze emergeranno in tante case famiglia italiane». Poi la puntualizzazione: «Conosco tante realtà cattoliche che trattano questi figli come se fossero i loro figli, che effettivamente vengono portati via da situazione di degrado e violenza. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio». Poi un passaggio sui campi rom: «Ogni volta che vado a visitare un campo rom mi domando perché i tribunali dei minori non vadano in quei campi a portar via quei bimbi. I servizi sociali sono implacabili con i genitori italiani che hanno perso il lavoro e hanno qualche problema a pagare la bolletta, mentre con chi educa i figli al furto fin da quando hanno un anno è tutto normale così».
Durante la visita, bollata da Paola De Micheli, vicesegretario del Pd, come una «passerella di dubbio gusto», il responsabile del Viminale ha ribadito il suo impegno nella difesa «di chi non può farlo». Malgrado il leader della Lega abbia detto «non mi interessa associare una schifezza come questa a un partito o a un altro perché poco conta il colore politico quando ci sono i bambini da salvare», Paola De Micheli ha scritto una nota di accuse in cui, pur riconoscendo che «se qualcuno ha sbagliato e lo ha fatto sulla pelle di un bambino, deve pagare doppio», si chiede perché Salvini sia andato a Bibbiano il giorno dopo «un gravissimo attentato alla sicurezza ferroviaria italiana che ha dimostrato una falla nei dispositivi di controllo di cui è responsabile e nel giorno in cui dalla Calabria arriva la notizia di un duplice omicidio di matrice probabilmente mafiosa» o perché «non va nel foggiano dove hanno arrestato un sindaco della Lega».
Anche il senatore dem Antonio Misiani attacca: «Il vicepremier dovrebbe rispondere in Parlamento sulle presunte tangenti russe al suo partito. E invece va a Bibbiano a fare sciacallaggio politico». Il Pd ha anche accusato il M5s, che nei giorni scorsi lo aveva etichettato come «il partito di Bibbiano», per aver finanziato l'associazione Hansel e Gretel. Intanto Luigi Di Maio ieri ha annunciato: «Presto sia io sia il ministro Alfonso Bonafede saremo a Bibbiano perché il ministro illustrerà la squadra speciale che si occupa dei minori. È vergognoso il silenzio del Pd. Renzi dice che gli faccio schifo, a me fa schifo il loro silenzio sul caso di Bibbiano».
Il sottosegretario agli Affari regionali e alle autonomie Stefano Buffagni su Facebook ha citato il decreto firmato dal ministro pentastellato per istituire la «squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori» che monitorerà costantemente tutto il percorso dei bambini affidati e garantirà controlli serrati da parte della magistratura, iniziando con la creazione di una banca dati che attualmente manca.
Sarina Biraghi
Pioggia di insulti sugli artisti che osano stare con le famiglie
Grazie all'odiosa vicenda di Bibbiano gli italiani hanno finalmente la possibilità di comprendere come funzioni la cultura progressista. Una regola imposta da tale cultura è la seguente: gli artisti che si interessano a temi sociali vanno benissimo, ma solo se i temi sociali sono quelli graditi alla sinistra. In caso contrario, gli artisti in questione meritano dileggio, insulti e attacchi feroci. A questo proposito ci sono tre casi emblematici che meritano di essere approfonditi. Partiamo da quello di Laura Pausini, la prima a esporsi con enorme coraggio sulla Val d'Enza. La cantante, con un post su Facebook, ha richiamato l'attenzione su quanto sta accadendo a Bibbiano e dintorni, e ha notato che la gran parte dei media sta cercando di insabbiare tutto. Come prevedibile, con quell'intervento la Pausini si è attirata un fiume di critiche. Così ha deciso di tornare sul tema: «Questo messaggio è per i bambini. Non lo faccio né per farmi insultare né per farmi dire brava. Qui c'è solo da fare qualcosa subito e da far sapere a tutti coloro che perdono tempo a scrivere cazzate, che c'è una notizia gravissima con cui dobbiamo fare i conti», ha scritto. E ha aggiunto: «Ecco chi ha bisogno di sfogarsi, stavolta utilmente, tiri fuori la voce per parlare di questo scandalo».
La Pausini, purtroppo, non è stata l'unica a finire alla gogna per aver parlato di Bibbiano. La stessa sorte è toccata anche a Nek. Pure lui ha deciso di esporsi pubblicamente con un messaggio accorato: «Sono un uomo e sono un papà», ha scritto. «È inconcepibile che non si parli dell'agghiacciante vicenda di Bibbiano. Penso a mia figlia e alla possibilità che mi venga sottratta senza reali motivazioni solo per abuso di potere e interesse economico. È proprio così. Ci sono intere famiglie distrutte, vite di bambini di padri e di madri rovinate per sempre... E non se ne parla. Ci vuole giustizia!!».
Tanto è bastato per attirargli l'astio del progressista medio internettiano. Come se non bastasse, contro Nek si è scatenata pure Repubblica, tramite la penna di Luca Bottura, uno che, dopo decenni di carriera, continua a confondere la satira con la spocchia. Con la consueta sicumera, Bottura ha rivolto a Nek un corsivo feroce: «Filippo Neviani, in arte Nek, esordì a Sanremo con una canzone antiabortista che risulta tutt'ora nella lista dei crimini contro l'umanità, dopo Nagasaki e Hiroshima ma comunque prima del gelato gusto Puffo». Mascherata dietro un'ironia degna delle peggiori scuole medie, c'è l'accusa infamante: Nek ha commesso un crimine contro l'umanità perché ha scritto una canzone a favore della vita, dunque merita di essere sbertucciato e insultato. Già: i temi pro life, le battaglie su Bibbiano o sul gender sono ridicole. Non meritano altro che sberleffi e sputi.
Esattamente come quelli che sono piovuti addosso a Ornella Vanoni, celebratissima icona della musica italiana. Di solito, quando la si cita, ci si leva il cappello. A meno che, ovviamente, non si occupi di temi sgraditi all'intellettuale unico progressista. La Vanoni ha scritto quanto segue: «È mostruoso ciò che è accaduto a Bibbiano. Questi bambini hanno perso l'infanzia, come tanti ormai nel mondo, e sono rovinati per sempre. Non sono pupazzi che si possono spostare da una famiglia all'altra. Queste persone dovrebbero andare in galera senza processo».
In men che non si dica sulla cantante hanno cominciato a piovere pietre, sotto forma di offese via Web. C'è chi l'ha accusata di non essersi siliconata il cervello, chi la descrive come una vecchia rimbambita e altre amenità dello stesso tenore. Persino alcuni quotidiani online si sono accodati, accusandola di aver utilizzato toni troppo duri e di aver invitato a condannare gente senza prima averla processata.
Tre casi diversi, stesso trattamento. Morale: se un artista si impegna in una causa politicamente scorretta, gli tocca il linciaggio. In realtà, nelle parole della Vanoni, della Pausini e di Nek non c'è alcun riferimento politico. C'è solo il caro, vecchio e troppo spesso dimenticato buon senso. C'è la rabbia del genitore (o del figlio, del fratello, del semplice osservatore) davanti a uno scandalo che grida vendetta e di cui nessuno si è interessato se non per difendere i presunti colpevoli. Ma nemmeno una normalissima manifestazione di umanità viene tollerata: su Bibbiano è vietato esprimersi. A meno che non lo si faccia per difendere il Pd.
Francesco Borgonovo
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La visita di Matteo Salvini: «Sono papà e ministro. Non avrò pace finché l'ultimo piccolo non sarà a casa». Ma il Pd attacca il leader leghista: «Una passerella di dubbio gusto e un atto di sciacallaggio politico».Sberleffi contro Laura Pausini e Ornella Vanoni. I brani di Nek paragonati a Hiroshima.Lo speciale contiene due articoliAd agosto partirà la commissione d'inchiesta sulle case famiglia ma intanto «chiunque è a conoscenza di abusi sui bambini me li segnali anche dietro anonimato. Il Viminale verificherà». Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ieri è stato a Bibbiano, il paese della Val d'Enza al centro dell'inchiesta sui presunti affidi pilotati di minori, perché è un padre oltre che un politico e, dice con chiarezza in piazza del Municipio, «non avrò pace finché l'ultimo bambino non sarà a casa. Togliere ingiustamente un bambino a mamma e papà deve essere l'ultima cosa. Alcuni arrestati e indagati venivano pagati per difendere i bambini. Spero che vengano arrestati uno per uno tutti quegli assistenti sociali che sono dei delinquenti per rispetto di chi invece fa bene il suo lavoro. Chi ha sbagliato deve pagare il doppio». E se il vicepremier leghista pretende chiarezza il Pd, piuttosto silente sull'inchiesta «Angeli e Demoni» che ha coinvolto anche un suo sindaco per abuso d'ufficio, ieri ha parlato di «sciacallaggio politico». Eppure Salvini dal palco era stato chiaro: «Non vengo qui per attaccare il Pd, Matteo Renzi o Nicola Zingaretti. Vogliamo andare fino in fondo non solo sui 10.000 bambini portati via alle famiglie in Emilia Romagna, ma in tutta Italia. Avete la mia parola d'onore: rispetto il lavoro della Procura e delle forze dell'ordine, ma non avrò pace finché l'ultimo bambino sottratto ingiustamente alle famiglie non tornerà a casa. È una vergogna che ci sia un business persino sulla pelle dei bambini».Oltre a lanciare l'appello a denunciare altri abusi anche in forma anonima, il ministro leghista ha annunciato in tempi brevi, «entro la pausa estiva, ai primissimi d'agosto», l'avvio della commissione d'inchiesta sulle case famiglia in Italia, «città per città, Comune per Comune, assistente sociale per assistente sociale», voluta dalla Lega e dall'ex ministro della Famiglia e oggi ministro per gli Affari europei, Lorenzo Fontana, che ha contribuito e sostenuto l'elaborazione della proposta auspicandone il trasferimento in sede deliberante, avvenuto con voto unanime dei gruppi politici. Fontana, con soddisfazione, ieri ha twittato: «Grande Matteo Salvini! Come promesso presto la commissione d'inchiesta sulle case famiglia, l'esito di un lavoro che ci ha impegnati per mesi. I bambini meritano la massima tutela e protezione». Occorre rivedere «l'affido condiviso» e il «diritto di famiglia», per «rimettere al centro i bambini», perché «il bambino va sempre tutelato quando gli adulti litigano», ha spiegato Salvini, che ha aggiunto: «Temo che truffe e schifezze emergeranno in tante case famiglia italiane». Poi la puntualizzazione: «Conosco tante realtà cattoliche che trattano questi figli come se fossero i loro figli, che effettivamente vengono portati via da situazione di degrado e violenza. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio». Poi un passaggio sui campi rom: «Ogni volta che vado a visitare un campo rom mi domando perché i tribunali dei minori non vadano in quei campi a portar via quei bimbi. I servizi sociali sono implacabili con i genitori italiani che hanno perso il lavoro e hanno qualche problema a pagare la bolletta, mentre con chi educa i figli al furto fin da quando hanno un anno è tutto normale così». Durante la visita, bollata da Paola De Micheli, vicesegretario del Pd, come una «passerella di dubbio gusto», il responsabile del Viminale ha ribadito il suo impegno nella difesa «di chi non può farlo». Malgrado il leader della Lega abbia detto «non mi interessa associare una schifezza come questa a un partito o a un altro perché poco conta il colore politico quando ci sono i bambini da salvare», Paola De Micheli ha scritto una nota di accuse in cui, pur riconoscendo che «se qualcuno ha sbagliato e lo ha fatto sulla pelle di un bambino, deve pagare doppio», si chiede perché Salvini sia andato a Bibbiano il giorno dopo «un gravissimo attentato alla sicurezza ferroviaria italiana che ha dimostrato una falla nei dispositivi di controllo di cui è responsabile e nel giorno in cui dalla Calabria arriva la notizia di un duplice omicidio di matrice probabilmente mafiosa» o perché «non va nel foggiano dove hanno arrestato un sindaco della Lega».Anche il senatore dem Antonio Misiani attacca: «Il vicepremier dovrebbe rispondere in Parlamento sulle presunte tangenti russe al suo partito. E invece va a Bibbiano a fare sciacallaggio politico». Il Pd ha anche accusato il M5s, che nei giorni scorsi lo aveva etichettato come «il partito di Bibbiano», per aver finanziato l'associazione Hansel e Gretel. Intanto Luigi Di Maio ieri ha annunciato: «Presto sia io sia il ministro Alfonso Bonafede saremo a Bibbiano perché il ministro illustrerà la squadra speciale che si occupa dei minori. È vergognoso il silenzio del Pd. Renzi dice che gli faccio schifo, a me fa schifo il loro silenzio sul caso di Bibbiano».Il sottosegretario agli Affari regionali e alle autonomie Stefano Buffagni su Facebook ha citato il decreto firmato dal ministro pentastellato per istituire la «squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori» che monitorerà costantemente tutto il percorso dei bambini affidati e garantirà controlli serrati da parte della magistratura, iniziando con la creazione di una banca dati che attualmente manca.Sarina Biraghi<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/su-bibbiano-andremo-fino-in-fondo-commissione-dinchiesta-ad-agosto-2639318460.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pioggia-di-insulti-sugli-artisti-che-osano-stare-con-le-famiglie" data-post-id="2639318460" data-published-at="1766120004" data-use-pagination="False"> Pioggia di insulti sugli artisti che osano stare con le famiglie Grazie all'odiosa vicenda di Bibbiano gli italiani hanno finalmente la possibilità di comprendere come funzioni la cultura progressista. Una regola imposta da tale cultura è la seguente: gli artisti che si interessano a temi sociali vanno benissimo, ma solo se i temi sociali sono quelli graditi alla sinistra. In caso contrario, gli artisti in questione meritano dileggio, insulti e attacchi feroci. A questo proposito ci sono tre casi emblematici che meritano di essere approfonditi. Partiamo da quello di Laura Pausini, la prima a esporsi con enorme coraggio sulla Val d'Enza. La cantante, con un post su Facebook, ha richiamato l'attenzione su quanto sta accadendo a Bibbiano e dintorni, e ha notato che la gran parte dei media sta cercando di insabbiare tutto. Come prevedibile, con quell'intervento la Pausini si è attirata un fiume di critiche. Così ha deciso di tornare sul tema: «Questo messaggio è per i bambini. Non lo faccio né per farmi insultare né per farmi dire brava. Qui c'è solo da fare qualcosa subito e da far sapere a tutti coloro che perdono tempo a scrivere cazzate, che c'è una notizia gravissima con cui dobbiamo fare i conti», ha scritto. E ha aggiunto: «Ecco chi ha bisogno di sfogarsi, stavolta utilmente, tiri fuori la voce per parlare di questo scandalo». La Pausini, purtroppo, non è stata l'unica a finire alla gogna per aver parlato di Bibbiano. La stessa sorte è toccata anche a Nek. Pure lui ha deciso di esporsi pubblicamente con un messaggio accorato: «Sono un uomo e sono un papà», ha scritto. «È inconcepibile che non si parli dell'agghiacciante vicenda di Bibbiano. Penso a mia figlia e alla possibilità che mi venga sottratta senza reali motivazioni solo per abuso di potere e interesse economico. È proprio così. Ci sono intere famiglie distrutte, vite di bambini di padri e di madri rovinate per sempre... E non se ne parla. Ci vuole giustizia!!». Tanto è bastato per attirargli l'astio del progressista medio internettiano. Come se non bastasse, contro Nek si è scatenata pure Repubblica, tramite la penna di Luca Bottura, uno che, dopo decenni di carriera, continua a confondere la satira con la spocchia. Con la consueta sicumera, Bottura ha rivolto a Nek un corsivo feroce: «Filippo Neviani, in arte Nek, esordì a Sanremo con una canzone antiabortista che risulta tutt'ora nella lista dei crimini contro l'umanità, dopo Nagasaki e Hiroshima ma comunque prima del gelato gusto Puffo». Mascherata dietro un'ironia degna delle peggiori scuole medie, c'è l'accusa infamante: Nek ha commesso un crimine contro l'umanità perché ha scritto una canzone a favore della vita, dunque merita di essere sbertucciato e insultato. Già: i temi pro life, le battaglie su Bibbiano o sul gender sono ridicole. Non meritano altro che sberleffi e sputi. Esattamente come quelli che sono piovuti addosso a Ornella Vanoni, celebratissima icona della musica italiana. Di solito, quando la si cita, ci si leva il cappello. A meno che, ovviamente, non si occupi di temi sgraditi all'intellettuale unico progressista. La Vanoni ha scritto quanto segue: «È mostruoso ciò che è accaduto a Bibbiano. Questi bambini hanno perso l'infanzia, come tanti ormai nel mondo, e sono rovinati per sempre. Non sono pupazzi che si possono spostare da una famiglia all'altra. Queste persone dovrebbero andare in galera senza processo». In men che non si dica sulla cantante hanno cominciato a piovere pietre, sotto forma di offese via Web. C'è chi l'ha accusata di non essersi siliconata il cervello, chi la descrive come una vecchia rimbambita e altre amenità dello stesso tenore. Persino alcuni quotidiani online si sono accodati, accusandola di aver utilizzato toni troppo duri e di aver invitato a condannare gente senza prima averla processata. Tre casi diversi, stesso trattamento. Morale: se un artista si impegna in una causa politicamente scorretta, gli tocca il linciaggio. In realtà, nelle parole della Vanoni, della Pausini e di Nek non c'è alcun riferimento politico. C'è solo il caro, vecchio e troppo spesso dimenticato buon senso. C'è la rabbia del genitore (o del figlio, del fratello, del semplice osservatore) davanti a uno scandalo che grida vendetta e di cui nessuno si è interessato se non per difendere i presunti colpevoli. Ma nemmeno una normalissima manifestazione di umanità viene tollerata: su Bibbiano è vietato esprimersi. A meno che non lo si faccia per difendere il Pd. Francesco Borgonovo
David Neres festeggia con Rasmus Hojlund dopo aver segnato il gol dell'1-0 durante la semifinale di Supercoppa italiana tra Napoli e Milan a Riyadh (Ansa)
Nella prima semifinale in Arabia Saudita i campioni d’Italia superano 2-0 i rossoneri con un gol per tempo di Neres e Hojlund. Conte: «Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza». Allegri: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà».
È il Napoli la prima finalista della Supercoppa italiana. All’Alawwal Park di Riyadh, davanti a 24.941 spettatori, i campioni d’Italia superano 2-0 il Milan al termine di una semifinale mai realmente in discussione e torneranno lunedì nello stadio dell’Al Nassr per giocarsi il primo trofeo stagionale contro la vincente di Bologna-Inter, in programma domani sera.
Decidono un gol per tempo di Neres e Hojlund, protagonisti assoluti di una gara che la squadra di Antonio Conte ha interpretato con maggiore lucidità, intensità e qualità rispetto ai rossoneri. Il pubblico saudita, arrivato a scaglioni sugli spalti come da consuetudine locale, si è acceso soprattutto per Luka Modric durante il riscaldamento, più inquadrato sugli smartphone che realmente seguito sul campo, ma alla lunga è stato il Napoli a prendersi scena e risultato. Un successo meritato per i partenopei che rispetto al Milan hanno dimostrato di avere più idee e mezzi per colpire.
Conte ha scelto la miglior formazione possibile, confermando il 3-4-2-1 con l’unica eccezione rispetto alle ultime gare di campionato che riguarda il ritorno tra i titolari di Politano al posto di Lang. Davanti la coppia McTominay-Neres ad agire alle spalle di Hojlund. Ed è stato proprio il centravanti danese uno dei protagonisti del match e della vittoria del Napoli, mettendo lo zampino in entrambi i gol e facendo impazzire in marcatura De Winter. L’ex difensore del Genoa è stato scelto da Allegri come perno della difesa a tre per sostituire l'infortunato Gabbia, un’assenza che alla fine dei conti si è rivelata più pesante del previsto. Ma se quella del difensore centrale era praticamente una scelta obbligata, il turnover applicato in mezzo al campo e sulla corsia di destra non ha restituito gli effetti desiderati. Nel solito 3-5-2 hanno trovato spazio dal primo minuto anche Jashari e Loftus-Cheek, titolari al posto di Modric e Fofana, ed Estupinan per far rifiatare Bartesaghi, uno degli uomini più in forma tra i rossoneri.
Il Napoli ha preso infatti fin da subito l’iniziativa, con Elmas al tiro già al 2’ e con Maignan attento a bloccare senza problemi. Il Milan ha poi avuto due ghiotte occasioni: al 5’ sugli sviluppi di una rimessa laterale Pavlovic ha tentato una rovesciata, il pallone è arrivato a Loftus-Cheek che, solo davanti a Milinkovic-Savic, ha mancato incredibilmente l’impatto; al 16' Saelemaekers ha sprecato calciando alto da buona posizione. È l’illusione rossonera, perché da quel momento sono i partenopei a comandare il gioco. Al 32' McTominay ha sfiorato il vantaggio con un destro di prima poco fuori, mentre Nkunku al 37’ ha confermato il suo momento negativo non inquadrando nemmeno la porta a conclusione di un contropiede che poteva cambiare la partita. Partita che è cambiata in maniera decisiva due minuti dopo, al 39’, quando è arrivato il gol che ha sbloccato la semifinale: da un'azione insistita di Elmas sulla sinistra, il pallone è arrivato a Hojlund il cui tiro in diagonale ha messo in difficoltà Maignan. La respinta troppo corta del portiere francese è finita sui piedi di Neres, il più rapido ad avventarsi sul pallone e a depositarlo in rete. Il Napoli è andato vicino al raddoppio già prima dell’intervallo con un altro contropiede orchestrato da Elmas e concluso da Hojlund, su cui Maignan ha dovuto compiere un mezzo miracolo.
Nella ripresa il copione non è cambiato. Rrahmani ha impegnato ancora Maignan da fuori area, poi al 64’ è arrivato il 2-0 che ha chiuso la partita: Spinazzola ha affondato a sinistra e servito Hojlund, veloce e preciso a finalizzare con freddezza, firmando così una prestazione dominante contro un De Winter in grande difficoltà. Allegri ha provato a cambiare volto alla gara passando al 4-1-4-1 con l’ingresso di Fofana e Athekame, ma il Milan non è riuscito di fatto mai a rientrare davvero in partita. Anzi. Al 73' uno scatenato Hojlund ha sfiorato la doppietta personale. Poi, al 75', il Milan ha regalato alla parte di stadio rossonera la gioia più grande di tuta la serata, ovvero l'ingresso in campo di Modric. Il croato è entrato tra gli applausi del pubblico, ma è solo una nota di colore in una serata che resta saldamente nelle mani del Napoli. Nel finale spazio anche a qualche tensione, sia in campo che in panchina. Prima le scintille tra Tomori e McTominay, ammoniti entrambi da Zufferli. Poi, in pieno recupero, un battibecco verbale tra Oriali e Allegri. E mentre scorrevano i sette minuti di recupero concessi dal direttore di gara, accompagnato dal coro dei tifosi sauditi di fede azzurra «Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi», è arrivato il verdetto definitivo.
Nel post partita Massimiliano Allegri ha riconosciuto i meriti degli avversari: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà». Sull’eliminazione da Coppa Italia e Supercoppa è stato netto: «Siamo dispiaciuti, ma il nostro obiettivo resta la qualificazione in Champions, che è un salvavita per la società». Di tutt’altro tono Antonio Conte, soddisfatto della risposta della sua squadra: «Battere il Milan fa morale. Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza. Con energia, anche in emergenza, siamo difficili da affrontare». Parole di elogio per Hojlund: «Ha 22 anni, grandi margini di crescita e oggi è stato determinante. Sta capendo sempre di più quello che gli chiedo».
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