2024-01-20
La Sturgeon come Ursula: cancellate le chat
L'ex primo ministro scozzese Nicola Sturgeon (Ansa)
L’inchiesta in Uk sulla pandemia prosegue. Ma l’allora premier scozzese ha eliminato ogni sms sul virus.Da martedì, l’inchiesta britannica sul Covid si svolge in Scozia dove per tre settimane ministri e altre figure chiave saranno interrogati sulla locale gestione della pandemia. L’ex primo ministro Nicola Sturgeon, già comparsa nelle sessioni londinesi, sarà il testimone principale delle decisioni politiche che vennero prese in Scozia, ma le sue dichiarazioni non potranno essere messe a confronto con i Whatsapp scambiati durante l’emergenza sanitaria perché i messaggi non sono più disponibili. Jamie Dawson Kc, del team legale dell’inchiesta Covid-19 nel Regno Unito, durante un’udienza ad Edimburgo ha fatto riferimento a un documento fornito dal governo scozzese sui messaggi che potevano essere messi a disposizione, e tra questi non figurano quelli dell’ex premier in quanto «non sono stati conservati, sono stati cancellati durante il normale riordino della casella di posta o il cambio di telefono, senza possibilità di recuperarli». Già lo scorso ottobre, il Sunday Mail rivelò che la Sturgeon aveva cancellato manualmente tutta la messaggistica istantanea dei due anni della pandemia, e oggi è arrivata la conferma da parte del governo: mancano all’appello. Quanta paura hanno i politici di far conoscere il contesto in cui presero decisioni così drammatiche per la salute e l’economia delle popolazioni? Nel Regno Unito, l’inchiesta indipendente sul Covid-19 presieduta la baronessa Heather Hallett, ex giudice della Corte d’appello, è partita già da tempo e le prime udienze pubbliche si erano svolte l’estate scorsa, mentre in Italia stiamo ancora aspettando che venga istituita l’apposita commissione parlamentare. Eppure, i responsabili delle politiche sanitarie e dei lockdown cercano in ogni modo di sottrarsi all’indagine. Un portavoce dell’ex leader dello Scottish national party (Snp) ha fatto sapere che «tutti i messaggi che aveva», la Sturgeon «li gestiva e li trattava in linea con le politiche del governo», e che dopo aver fornito dichiarazioni scritte «risponderà a tutte le domande che le sono state poste». Però rimane gravissimo il gesto di cancellare i Whatsapp, così come avrebbero fatto l’ex vice primo ministro John Swinney e l’attuale primo ministro Humza Yousaf. Non sono gli unici, purtroppo. Il mese scorso, anche il primo ministro inglese Rishi Sunak aveva dichiarato di non avere messaggi del periodo della pandemia perché non gli sarebbe stato consigliato di salvarli. E Boris Johnson sostiene di non essere stato in grado di fornirne circa 5.000, a causa del software che li «cancellava in qualche modo automaticamente». Aamer Anwar, uno degli avvocati del gruppo scozzese di famiglie in lutto per il Covid che chiedono giustizia, ha ricordato che la Sturgeon aveva annunciato nel maggio 2020 che ci sarebbe stata un’inchiesta, confermata nell’agosto 2021. «Se ci fosse stata una situazione in cui ministri del governo e alti funzionari pubblici stavano cancellando i loro Whatsapp, si sarebbe dovuto ordinare di fermarla», ha detto il legale. Per poi aggiungere: «Vogliamo sapere quando è stata effettuata la cancellazione, chi l’ha ordinata, perché non è stato ordinato di bloccarla». Protesta il leader conservatore scozzese Douglas Ross: «Che cosa stavano cercando di nascondere?», chiede, aggiungendo «forse non lo sapremo mai» e tutto ciò è «vergognoso e scandaloso per le famiglie di coloro che sono morti durante la pandemia».Così come rimane incomprensibile il muro di segretezza sugli sms che a maggio 2021 si scambiarono la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e Albert Bourla, ceo di Pfizer, negoziando privatamente l’acquisto Ue dei vaccini anti Covid. A Bruxelles hanno fatto quadrato attorno alla presidente, sostenendo che vennero cancellati perché ritenuti di natura «breve ed effimera». Figuriamoci, si stava definendo l’acquisto di 1,8 miliardi di dosi con un contratto da 35 miliardi di euro che ha recato vantaggi enormi all’azienda farmaceutica, ma che ancora pesa sulle economie degli Stati europei e di noi contribuenti. «Al pubblico continuano a essere negate informazioni sui termini di uno dei più grandi contratti di appalto nella storia dell’Ue», ha affermato Nicole Taylor, portavoce del New York Times che ha fatto causa alla Commissione europea per non aver fornito l’accesso ai messaggi di testo.
Iil presidente di Confindustria Energia Guido Brusco
Alla Conferenza annuale della federazione, il presidente Guido Brusco sollecita regole chiare e tempi certi per sbloccare investimenti strategici. Stop alla burocrazia, realismo sulla decarbonizzazione e dialogo con il sindacato.
Visione, investimenti e alleanze per rendere l’energia il motore dello sviluppo italiano. È questo il messaggio lanciato da Confindustria Energia in occasione della Terza Conferenza annuale, svoltasi a Roma l’8 ottobre. Il presidente Guido Brusco ha aperto i lavori sottolineando la complessità del contesto internazionale: «Il sistema energetico italiano ed europeo affronta una fase di straordinaria complessità. L’autonomia strategica non è più un concetto astratto ma una priorità concreta».
La transizione energetica, ha proseguito Brusco, deve essere affrontata con «realismo e coerenza», evitando approcci ideologici che rischiano di danneggiare la competitività industriale. Decarbonizzazione, dunque, ma attraverso strumenti efficaci e con il contributo di tutte le tecnologie disponibili: dal gas all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO2.
Uno dei nodi principali resta quello delle autorizzazioni, considerate un vero freno alla competitività. I dati del Servizio Studi della Camera dei Deputati parlano chiaro: nel primo semestre del 2025, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa mille giorni; per ottenere un Provvedimento Autorizzatorio Unico ne servono oltre milleduecento. Tempi incompatibili con la velocità richiesta dalla transizione.
«Non chiediamo scorciatoie — ha precisato Brusco — ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Il Paese deve premiare chi investe in innovazione e sostenibilità, non ostacolarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per superare la frammentazione normativa, Confindustria Energia propone una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e sociale. Uno strumento che consenta una pianificazione stabile e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica e con il coinvolgimento delle comunità. Una recente ricerca del Censis evidenzia infatti come la dimensione sociale sia cruciale: i cittadini sono disposti a modificare i propri comportamenti, ma servono trasparenza e dialogo.
Altro capitolo centrale è quello delle competenze. «Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze», ha ricordato Brusco, rilanciando la necessità di investire nella formazione e nel rafforzamento della collaborazione tra imprese, università e scuole.
Il presidente ha infine ringraziato il sindacato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio, definendolo un esempio di confronto «serio, trasparente e orientato al futuro». Un modello, ha concluso, «basato sul dialogo e sulla corresponsabilità, capace di conciliare la valorizzazione del lavoro con la competitività delle imprese».
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