2020-04-09
Stop agli sbarchi nei porti italiani. Le Ong protestano: governo vigliacco
(D. Campailla/Getty Images)
A Lampedusa proteste dei cittadini contro l'assembramento dei profughi. La nave Alan Kurdi resta nel Mediterraneo.Ci sono arrivati pure loro, alla fine. I cervelloni al governo hanno deciso di chiudere i porti con un mese di ritardo sull'esplosione della pandemia. I ministri dell'Interno (Luciana Lamorgese), degli Esteri (Luigi Di Maio), dei Trasporti (Paola De Micheli) e della Salute (Roberto Speranza) hanno firmato un decreto che, sulla scorta dell'epidemia di coronavirus, dichiara che gli scali nazionali «non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di “Place of safety" (luogo sicuro) in virtù di quanto previsto dalla convenzione di Amburgo sul salvataggio marittimo» per i soccorsi effettuati da navi straniere al di fuori dell'area di competenza italiana. Il provvedimento, valido per «l'intero periodo dell'emergenza», è ispirato ai «principi di tutela della salute dei passeggeri e di eguaglianza di trattamento dei cittadini italiani ai quali le attuali ordinanze hanno impedito anche lo spostamento da un comune all'altro e dettato norme stringenti per il rientro dai Paesi esteri». E chissà che a convincere l'esecutivo, che ha dichiarato guerra ai decreti sicurezza voluti dall'allora ministro Matteo Salvini, sia stata pure la protesta che, ieri mattina, una sessantina di abitanti di Lampedusa ha inscenato davanti alla sede comunale per protestare contro l'assembramento di 120 profughi sul molo Favarolo. «Noi siamo in quarantena e loro vanno passeggiando. Non deve venire nessuno su quest'isola, nessuno», hanno urlato in preda all'esasperazione per la presenza nelle strade di alcuni migranti che hanno violato la quarantena fuggendo dall'hotspot. Poco prima aveva attraccato a Lampedusa, infatti, l'imbarcazione con 67 ospiti a bordo che aveva chiesto aiuto ad Alarm Phone, senza peraltro ricevere soccorso da Malta, e pure un'altra bagnarola con 50 immigrati. Il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, ha per questo lanciato una proposta al Viminale: «Serve una “nave dell'accoglienza" ormeggiata di fronte al porto di Lampedusa: in questo momento credo sia l'unica soluzione possibile per evitare che altri migranti stazionino sull'isola dove non c'è più spazio per la loro permanenza», ha detto. Aggiungendo poi: «Non possiamo usare due pesi e due misure: ci sono regole sanitarie che bisogna rispettare per proteggere la salute individuale e collettiva, sono regole che devono valere per tutti, anche per i migranti». Contro il decreto ha già annunciato ricorso, invece, Alessandro Metz, armatore sociale di Mediterranea Saving Humans: «Il nostro ufficio legale è a lavoro. Agiremo a tutti i livelli per fermare questo provvedimento», ha anticipato all'Huffington post. La decisione presa dal governo, dice, «è una scelta vigliacca: al bisogno di vite umane che chiedono di essere salvate si risponde facendo quello che voleva fare Salvini». Attendiamo, a questo punto, che Metz e gli altri denuncino il governo per aver chiuso i porti e che la magistratura apra un'inchiesta per sequestro di persona.Resta, quindi, a sfidare le onde del Mediterraneo, in attesa di destinazione (se mai ci sarà), la Alan Kurdi con 150 naufraghi a bordo. Il ministero dei Trasporti ha indirizzato una nota al governo tedesco, in qualità di Stato di bandiera, per assumere la responsabilità di ogni attività in mare, compreso il porto di sbarco del natante della ong Sea Eye. «Nella certezza che la Germania manterrà gli impegni assunti, l'esecutivo italiano è pronto a collaborare e il ministero dei Trasporti, di concerto con quello della Salute, a intervenire se necessario anche con l'utilizzo di mezzi propri», si legge nel documento. Porte sbarrate anche a Pozzallo dove il sindaco, Roberto Ammatuna, promette le barricate. «Uno sbarco in questo momento di emergenza sanitaria non possiamo accettarlo perché la salute della mia comunità viene al primo posto», ha rimarcato il primo cittadino. Ammatuna, che è anche un medico dell'emergenza, richiama a una procedura che codifichi gli sbarchi. «Si pensi a sottoporre a tamponi direttamente i migranti sulla nave prima di accettare lo sbarco. Sorprende anche il fatto che non si parla neanche di distribuzione degli stessi migranti in altre realtà portuali», ha ribadito proprio nelle stesse ore in cui ancora Alarm Phone raccoglieva l'ennesimo Sos da altre due carrette del mare con 150 migranti a bordo in difficoltà al largo della Libia. «Non usate il Covid-19 come una scusa per lasciare la gente morite in mare», ha denunciato l'organizzazione non governativa in un tweet. Ma se per i grossi natanti è quasi sempre possibile attivare un monitoraggio più serrato, altrettanto non può dirsi per i gommoni che sfuggono ai radar e ai pattugliamenti della guardia costiera. Come confermato dallo sbarco in sordina di 6 algerini, 5 uomini e 1 donna, nella spiaggia di Porto Tramatzu, nel Sud della Sardegna, ieri mattina. La polizia li ha sorpresi tra le dune e trasferiti nel centro di prima accoglienza. Il gommone non è stato ritrovato: il trafficante è riuscito a tornare indietro sano e salvo. E un po' più ricco.
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