2025-01-18
Steward eroe fermò un dirottatore. Lui è a spasso, il terrorista lavora
L’ex dipendente Alitalia, medaglia d’oro al Merito civile, non selezionato da Ita.Era il 25 aprile del 2011 quando Valeriy Tolmachev, quarantottenne consigliere della delegazione kazaka presso l’Unesco, decise di alzarsi dal suo posto a bordo del volo Alitalia AZ329 da Parigi a Roma e minacciare con un coltello gli assistenti di volo chiedendo di dirottare l’aereo verso la Libia. A immobilizzarlo fu Ermenegildo Rossi, steward della nostra vecchia compagnia di bandiera, che sventò una situazione che stava diventando molto pericolosa anche per i 131 passeggeri a bordo. A distanza di 14 anni va raccontato un nuovo capitolo del «mondo al contrario», dal momento che Tolmachev lavora tutt’ora all’Unesco come se nulla fosse dopo aver trascorso appena un anno di prigione. Mentre Rossi, dopo una medaglia d’oro al Merito civile, si ritrova senza lavoro. Nonostante l’alto riconoscimento ricevuto per il suo coraggio, infatti, la compagnia Ita Airways ha deciso di non selezionarlo per una nuova assunzione, costringendolo a fare i conti con una crisi professionale e personale che lo ha spinto negli ultimi mesi a chiedere giustizia. L’ex assistente di volo, dopo essere stato licenziato da Alitalia, ha visto la sua carriera terminare in anticipo. E così a soli 62 anni, ha dovuto affrontare il passaggio dalla cassa integrazione alla Naspi, una scelta dolorosa che ha segnato la fine del suo sogno lavorativo. Nonostante avesse continuato a mantenere un’ottima reputazione nel settore, gli è stata negata l’opportunità di proseguire con Ita, con la compagnia che ha adottato un criterio di selezione che ha finito per penalizzarlo, ignorando la sua esperienza e i suoi meriti.Per di più la sua pensione, ora ridotta a causa degli accordi sindacali che non includono la produttività nel calcolo pensionistico, sarà anche inferiore a quanto avrebbe ricevuto continuando a lavorare. La pensione di un assistente di volo rappresenta circa il 40% dello stipendio percepito, a causa degli accordi sindacali che dagli anni 2000 classificano il 60% del salario come produttività, non rientrando quindi nel calcolo pensionistico. Questo, unito agli ultimi tre anni di contributi figurativi derivanti dalla cassa integrazione, si traduce quindi in una pensione molto inferiore se Rossi avesse continuato a lavorare. D’altra parte, nonostante gli accordi sindacali prevedessero che coloro che potevano andare in pensione durante il piano aziendale 2021-2025 non venissero assunti, il parametro adottato da Ita è stato fissato a 62 anni, ignorando che il limite per gli steward in servizio è di 65 anni. Per di più la compagnia aerea ha continuato ad assumere persone di 62 anni. La delusione di Rossi non è solo per la condizione economica, ma anche per la percezione di ingiustizia che lo accompagna. Del resto, nonostante il suo atto eroico, il suo curriculum non è stato ritenuto valido da Ita, che ha appunto assunto altre persone nonostante avessero lo stesso limite di età.È una storia che lascia l’amaro in bocca, soprattutto se si pensa che l’attentatore fu liberato dal carcere dopo una perizia psichiatrica dove il medico sosteneva che la sua pericolosità sociale era scomparsa, quella «voce del diavolo» che aveva sentito in volo non si era più presentata. Tolmachev, in pratica, continua a lavorare e volare in tutta tranquillità. Rossi, invece, dopo anni di impegno professionale, sacrifici e meriti riconosciuti, ha visto finire la sua carriera per motivi che lui stesso definisce «incomprensibili». Il fatto che il terrorista del dirottamento sia stato scarcerato e reintegrato, mentre lui, che aveva salvato centinaia di vite, è stato messo da parte, appare quasi come un affronto. Ora Rossi si avvia verso la pensione anticipata, dopo aver dato tutto per il suo Paese. «Nel corso della mia carriera, ho sempre svolto il mio lavoro con dedizione, professionalità e passione. Gli elogi ricevuti da passeggeri ed i massimi dirigenti Alitalia, che conservo con cura, testimoniano il mio impegno. Eppure, di fronte a tutto questo, non riesco a comprendere il motivo di questa esclusione. Riflettendo razionalmente, non trovo una spiegazione che giustifichi quanto accaduto» dice Rossi alla Verità.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco