2018-05-22
«Curo il tumore facendo calcoli matematici»
Stefano Scola è uno dei 35 casi al mondo di savantismo, sindrome che permette di sviluppare, in seguito a un trauma, eccezionali abilità. «Compio moltiplicazioni a memoria in un lampo, così non mi riammalo: sottraggo energia e zuccheri alle cellule, anche a quelle pericolose».Nella vita di Stefano Scola, agente di commercio di Appiano sulla Strada del vino, c'è un prima e un dopo, collocabile nel marzo 2013. Nel mezzo, un mese di mal di testa ininterrotti, una diagnosi terribile (glioblastoma al cervello di quarto grado), l'operazione e le cure. Una mazzata terribile. «Poi mi sono riscoperto sapiente» ride oggi lui. Sarebbe meglio dirlo alla francese: savant.Scola è uno dei 35 casi accertati al mondo di savantismo acquisito, una sindrome per la quale un soggetto sviluppa all'improvviso, in seguito a qualche trauma, eccezionali abilità cognitive. Nel caso di Scola, si tratta di impressionanti capacità di calcolo matematico. Del tipo?«Mi dica un numero a tre cifre».693.«Ora le dico quanto fa 693 al cubo. Dunque...».Scola inizia a snocciolare una serie di numeri a me apparentemente senza senso a velocità incredibile.«Dunque 360, 468, 4761, 47610… ecco qui: fa 480.249».Sono passati 5 secondi al massimo.«Perché le cifre sono tre, se fossero state due sarei stato molto più rapido».Ma come fa?«Gliel'ho detto: sono diventato sapiente. (E ride di nuovo, ndr). Diciamo che ho sviluppato un metodo nuovo, per me più semplice, di fare i calcoli matematici».Chi era Stefano Scola fino al 2013?«Un lavoratore, padre di famiglia. Abbiamo quattro figli e un gatto. Per anni ho gareggiato nello sci per le Fiamme Oro, poi sono stato maestro di sci e allenatore dei ragazzini di Bolzano. È proprio durante una trasferta per una gara al Sestriere che sono piombato all'inferno».Mi spieghi.«Soffrivo di mal di testa continui. Quattro settimane senza sosta. Prendevo pastiglie, mi passava, poi appena finito l'effetto tornava. Martedì 21 maggio 2013 vado a fare una Tac. Il medico esce dallo studio e mi dice: “Adesso lei chiama sua moglie, si fa portare un bel pigiamino perché io venerdì le devo togliere una palla di 2 centimetri per 3 dal cervello"».E lei?«È stata una botta terribile. Era nella zona temporale destra. Venerdì 24 maggio entro in sala operatoria, dopo l'operazione lo stesso medico mi guarda: “Non dovrei esprimermi fino all'esame istologico, ma secondo me le ho tolto una roba proprio brutta. Però le dico anche che lei, dopo le cure, starà bene"».Aveva ragione?«Era un glioblastoma di IV grado, il più terribile dei tumori al cervello. Statisticamente, il 30% dei pazienti muore entro un mese dall'operazione, il 63% entro 12-14 mesi. Sul 7% non c'è statistica. Solo lo 0,9% di chi ha questo cancro muore per altre cause».Lei è ancora qui.«Ma ora le spiego perché».Avanti.«Il primo giorno in cui mi presento in ospedale per le cure incrocio un'amica. Era lì per lo stesso motivo mio. Lei però non ce l'ha fatta, è morta nel novembre 2014. Quando è successo mi è crollato il mondo. Non vivevo più, avevo un unico pensiero ossessivo: il prossimo sarò io. Io faccio l'agente di commercio e passo ore in macchina. Appena mettevo in moto iniziavano i pensieri ossessivi. A un certo punto ho pensato di andare a 120 chilometri all'ora contro un muro e farla finita».Poi?«Un giorno ho come sentito una voce che mi parlava nella testa. Sembrava talmente vera che mi sono girato per vedere se c'era qualcuno in macchina con me. Quella voce mi ha sussurrato: “Prova a fare qualche calcolo matematico per tenere occupata la mente"».Lei come andava in matematica a scuola?«Normale. Né una cima, né un disastro».Da quali calcoli ha iniziato?«Ho cominciato con il quadrato di numeri a due cifre. Prenda 23».Prendo 23.«Beh, se devo farlo a mente scompongo. Allora 23 per 10 fa 230, 230 per 2 fa 460, 23 per 3 fa 69, 460 più 69 fa 529. Questo è il metodo classico».Lei invece?«Io lo facevo in modo pazzesco. 2 per 2 fa 4. 4 per 10 fa 40. Poi 2 per 3 per 2 fa 12. 40 più 12 fa 52. 52 per 10 fa 520 più il quadrato di 3, che è 9. Fa 529».Scusi ci ho capito pochissimo, se non che entrambi i risultati sono giusti. Qual è la differenza?«Ma come, non capisce? Mi sono accorto che io facevo le moltiplicazioni da sinistra verso destra, non da destra verso sinistra come tutti. Peraltro io seguo la logica».In che senso?«Da che parte si scrive? Da sinistra a destra. Da che parte si legge? Da sinistra a destra. Quando lei attraversa la strada dove guarda?»Prima a sinistra, poi a destra.«Io ne ho parlato con diversi professori di matematica, loro sono terrorizzati. Mi dicono che con questa nuova metodologia andrei a sconvolgere un mondo certificato. Io ribalto le loro certezze. Una volta ho chiesto a uno di loro: “Mi dica una moltiplicazione con due numeri a tre cifre"».E lui?«Facciamo 621 per 234. Ecco, questa è la classica moltiplicazione a colonna, no? “Certo, questa è la base" mi risponde lui. Ma io replico: “Guardi, le garantisco che questa tecnica non è da insegnare ai bambini, si mette loro confusione nella testa". Funziona, non dico di no, ma non è una operazione logica».Perché?«Nella mia testa io non vedo colonne nel risolvere questa operazione, vedo incroci. L'1 moltiplicato con il 4, l'1 moltiplicato con il 3, l'1 moltiplicato con il 2. Poi ogni volta che uno si abbassa di una riga deve mettere un trattino. Spiegatelo voi a un bambino di 8 anni. Alcuni addirittura, anziché il trattino, fanno mettere lo zero. È ridicolo, non si mette uno zero gratis, la matematica è una cosa seria. Un bambino leggerà il trattino come un “meno". Un altro bambino invece dello zero metterà un 5, perché gli va così. Soprattutto, andate controsenso, da destra a sinistra. Per me la prima colonna è il 6 di 621 con il 2 di 234. La seconda colonna è il 62 con il 23. E così via». Vabbè, mi dica: 734 per 562.Scola elenca numeri per quattro secondi e non di più.«Fa 412.508».Sono impressionato.«Il dottore che mi segue, Vincenzo Di Spazio, mi ha detto che potenzialmente siamo tutti savantisti. Alcuni ci nascono, altri lo diventano per motivi particolari. A me è successo dopo la disgrazia del tumore».Ma è una cosa bella?«Io mi sono subito appassionato. Ovviamente all'inizio mi esibivo con gli amici che erano stupiti. Ho anche scritto un libro dal titolo Ipercalcolatore dopo il terribile glioblastoma. L'ho pubblicato online gratuitamente, perché a me tutto questo ha fatto del bene e volevo fare a mia volta del bene al prossimo. Mi hanno chiamato dicendo che nessuna libreria telematica era disposta a vendere gratuitamente senza guadagnarci, allora ho dovuto fissare un prezzo a 1,49 centesimi».Ma a lei cosa serve essere riconosciuto savantista?«A me non frega proprio nulla, guardi».Però ride.«Serve per aggiornare le statistiche mondiali».La vera morale della storia è che lei ha trovato una sua via.«Le racconto il vero lato bello della vicenda. In ospedale mi hanno chiesto di poter fare uno studio su questa caratteristica. Sono andato in reparto di medicina nucleare e mi hanno iniettato in vena una grande quantità di zucchero, necessario al cervello per lavorare. Poi mi hanno messo seduto e mi hanno fatto fare 45 minuti di conti: radici cubiche, moltiplicazioni, potenze».Le avrà azzeccate tutte.«A loro non interessava. Il punto è questo: i calcoli matematici li facciamo tutti, utilizzando proprio quella parte di cervello che nel mio caso è stata interessata dal tumore. È saltato fuori che nel mio caso si sono attivate altre isole di super abilità, come le chiamano loro, in zone diverse del cervello. Alla fine mi hanno detto: “Forse abbiamo capito perché dopo cinque anni dall'operazione lei è ancora vivo"».Perché?«Quelle isole di superabilità che si sono attivate hanno bisogno di tanto zucchero per lavorare. Il contenuto che io ho nel sangue non è sufficiente, quindi lo zucchero viene prelevato dalla parte del cervello che è stata operata e dove potrebbero essere rimaste alcune cellule tumorali. Queste zone di super abilità, insomma, sottraggono energia e nutrimento alle cellule del cervello, sia quelle sane, sia quelle, se ci sono, malate. Per cui queste cellule non crescono».Conclusione?«“La terapia migliore", hanno concluso i medici , “se l'è trovata nella testa. Per curarsi continui a fare calcoli, tutto il giorno"».
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