
Il senatore di Fdi Ignazio La Russa: «La sinistra è ancora preda di furori ideologici Noi pronti a tornare con Salvini, invece Fi non ha una direzione».Senatore Ignazio La Russa, qualcuno scrive che l'attentato al bus di Autoguidovie è frutto del clima di odio coltivato dal governo.«Potrei dirle l'opposto. E cioè che quanto successo è il frutto di una predicazione di odio contro chi pensa che per entrare in Italia occorra chiedere il permesso. A furia di giustificare certe situazioni si può incentivare qualche mente fragile a compiere atti di quel genere. Ma non è solo questo, il punto».E qual è il punto?«Il punto è la sottovalutazione dell'integralismo. Vedo grandi sforzi per attenuare le responsabilità di questo personaggio. Lo fanno passare per folle. O per uno che ha qualche ragione nelle motivazioni che lo hanno spinto al gesto. Ma così finiamo per giustificarlo».Sta dicendo che ci sono dei mandanti morali?«Dico che per furore neoideologico la sinistra difende l'immigrazione di qualsiasi forma. E purtroppo è incapace di condannare fino in fondo le motivazioni dietro questo gesto terroristico. Ma queste cose le ho già viste».Quando?«Ai tempi delle Brigate rosse. Se il terrorismo inficia una certa impostazione culturale va in qualche modo giustificato. Le Br sono state considerate “sedicenti", niente più che fascisti mascherati. Almeno finché non hanno colpito militanti comunisti».Perché con quei precedenti penali Ousseynou Sy guidava gli autobus?«Era un immigrato. Avrà avuto un trattamento di favore».In che senso?«Sono certo che se un siciliano si fosse presentato in quella scuola a chiedere di guidare il bus, gli avrebbero controllato anche il nonno e il cugino. Mi risulta che il sindaco di quel territorio è un contestatore della linea dura di Matteo Salvini: questo mi fa sospettare che non siano stati svolti tutti i controlli dovuti».Ma questo personaggio lo considera italiano o senegalese?«Ha due passaporti. Quindi è sia italiano sia straniero. Comunque non basta avere un passaporto per sentirsi veramente italiano».Giusto dare la cittadinanza a Ramy, il ragazzo che ha chiamato i soccorsi?«Non mi scandalizza, anzi. A patto che non sia come incoronare una Miss Italia solo perché non ha la pelle bianca. Quei bambini sono stati tutti coraggiosi. E tutti meritano un premio. Ma non facciamo le graduatorie. Poi sulla cittadinanza in sé possiamo discutere».Cioè?«Io in linea generale non mi scandalizzerei se anticipassimo l'età della cittadinanza, oggi fissata a 18 anni, per quei bambini nati in Italia da genitori stranieri, residenti entrambi da qualche tempo in territorio italiano. Ma purtroppo anche qui la questione è divenuta ideologica. Si è approfittato dei bambini per aprire a chiunque, senza meriti, la possibilità di diventare italiano. E questo danneggia tutti, anche i diretti interessati».Luigi Di Maio propone una superagenzia, sul modello americano, per collegare Chigi, Viminale e servizi segreti.«Non serve copiare modelli stranieri. Le forze dell'ordine e i militari italiani sono al top. Serve la volontà politica di far rispettare le leggi. Non siamo contrari alle società multietniche. Siamo contrari alle società multiculturali, che è cosa ben diversa. La nostra cultura non può essere subalterna a culture estranee». Perché sul caso Diciotti Fratelli d'Italia ha contribuito a salvare Salvini?«Non l'abbiamo fatto per Salvini, ma per amore della verità. Certo, danneggiare il governo sarebbe stato utile sul piano tattico. Ma come direbbe Giorgia Meloni, noi facciamo un'opposizione patriottica: prima vengono i principi, poi gli interessi di parte. Non possiamo mandare a processo il ministro dell'Interno solo perché faceva il suo dovere, cioè gestire i flussi migratori».Lei è l'unico in aula ad aver sottolineato che il governo non aveva i numeri.«Sembrava quasi un particolare di poco conto, da far passare sotto silenzio. Diciamo che ho detto a tutti che il re è nudo».Quindi presenterete una mozione di sfiducia?«Valuteremo. Ne parlerò con Giorgia Meloni. E per me forse non è il momento più giusto per avanzarla. Una cosa è certa: fino a ieri il governo non aveva forza sui contenuti; oggi non ce l'ha neanche sui numeri».Si dice che molti in Forza Italia siano pronti ad andare in soccorso della Lega, in caso di necessità.«Non mi risulta. Certo, se in Forza Italia suonasse il “si salvi chi può", potrebbe anche accadere».Fratelli d'Italia si unirebbe ai soccorsi?«Non è nei nostri programmi. Non possiamo far parte di un governo basato su un contratto: io ti faccio digerire una cosa che non ti piace, e tu fai lo stesso con me. Noi desideriamo un governo di sintesi, con un insieme di provvedimenti graditi più o meno da tutti. Non è questo il caso».Se vi concedessero un paio di ministri potreste far parte dell'avventura?«Per noi non è una questione di poltrone. Lo abbiamo ampiamente dimostrato quando siamo usciti dall'allora Pdl per fondare questo partito. Io ero coordinatore nazionale, Giorgia Meloni coordinatrice dei giovani, Guido Crosetto una delle personalità più in vista. Eppure ci giocammo tutto, in nome delle nostre convinzioni».Vi considerate dunque incompatibili a prescindere con i 5 stelle?«Siamo incompatibili con un programma fondato sul do ut des. Certo, se i 5 stelle aderissero a un programma di centrodestra e abbandonassero i temi cari alle sinistre, chissà cosa potrebbe succedere. Prima però si devono, diciamo così, convertire…».Torniamo sulla terra. La realtà è che, soprattutto sui temi etici, siete lontanissimi. Parte del governo considera il convegno sulla famiglia di Verona un'esibizione retrograda e medievale.«Premesso che siamo molto distanti anche su altri temi, un governo non si può spaccare a metà su argomenti così importanti. Giuseppe Conte dice che il patrocinio su Verona non è del governo ma solo del ministro Lorenzo Fontana? Forse un ministero può avere una linea politica e il governo collegiale un'altra? Che obbrobrio».Lei ci crede alla flat tax di Salvini? Dal punto di vista dei conti, pare un sogno.«È un sogno perché al governo si paralizzano a vicenda con i veti incrociati. Però si può iniziare dalla nostra proposta. In attesa di una vera flat tax a una o due aliquote, si può applicarne da subito una versione incrementale».Vale a dire?«Tassazione unica al 15% sugli incrementi di reddito sull'anno precedente. Per esempio: se quest'anno guadagno 60.000 euro e l'anno prossimo salgo a 90.000, solo su quel margine di 30.000 applico l'aliquota agevolata. Non è un costo per lo Stato, anzi è uno stimolo allo sviluppo. Se sono un barista che vuole costruire l'angolo pasticceria e so che lo Stato mi farebbe uno sconto sui guadagni, sarò incentivato ad investire».Qual è il centrodestra di domani?«Diverso da quello che è stato. Quello non può più esistere. Si ripartirà da un nuovo centrodestra: sicuramente le modalità con cui hanno interagito i partiti che ne facevano parte andranno ridiscusse. E questo avverrà dopo le europee».Sarà un contenitore più democratico al suo interno?«Cambieranno i rapporti di forza, e forse anche la composizione. Noi rappresenteremo un'area sovranista e conservatrice che anche in Europa ha una sua precisa identità ed è idonea a essere alleata con la Lega».E con Forza Italia?«Lo capiremo quando sapremo esattamente in che direzione sta marciando quel partito. Giovanni Toti è una persona di cui ho molta stima, e sta scalpitando. È uscito allo scoperto, ma si trova ancora sul crinale della montagna. A lui ricordo che noi di Fratelli d'Italia, quando sentivamo di essere nel giusto, non abbiamo tentennato».È inorridito quando ha visto il presidente Xi Jinping sbarcare su suolo italiano tra le fanfare?«Ma no, sono realista. È giusto avere buoni rapporti con tutti».Le fanno più paura i comunisti cinesi di oggi, o i comunisti italiani di ieri?«I tempi sono cambiati. Sicuramente li combattevamo, soprattutto per il loro allineamento con il comunismo internazionale».Con il memorandum sulla Via della seta ci stiamo isolando dagli alleati occidentali?«Su questo mantengo serie riserve, vogliamo capire quale possa essere l'effettiva utilità per l'Italia. Ci lascia perplessi l'intenzione cinese di creare un'alternativa all'alleanza commerciale atlantica».Ma è vero che suo figlio Leonardo Apache, in arte Larus, si è messo a fare il trapper?«Sì, ma è solo un hobby».Ed è vero che il suo ultimo brano, pubblicato su Internet, c'è un passaggio che recita «sono tutto fatto, sono tutto matto»? «Un po' matto forse. Fatto sicuramente no».Suo figlio continuerà a coltivare questa passione musicale?«La prossima canzone, ve lo rivelo in anteprima, si chiamerà No drugs. Niente droghe».Musica di Leonardo Apache, testi di Ignazio?«Per carità. Faccio il padre, mica il paroliere».
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La denuncia di T&E basata sull’analisi di dati Ue: emissioni cinque volte superiori.
Giusi Bartolozzi (Ana)
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2025-09-11
Dimmi La Verità | Ettore Rosato (Azione): «Il leader della sinistra è Conte, non la Schlein»
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».