2024-12-22
Ma la stampa ha deciso: il killer è «di destra»
La scena dell'attacco al mercatino di Natale di Magdeburgo (Ansa)
Quando gli assalti li compivano maomettani radicali, ci si affrettava a parlare di squilibrati solitari. Ora, sembra che Taleb Al Abdulmohsen abbia agito su mandato di Mr Tesla (Tomaso Montanari dixit). Enrico Borghi (Iv) si scatena: «Gli estremisti conservatori ormai usano tecniche jihadiste».Quando, il 19 dicembre 2016, un tunisino alla guida di un camion uccise 13 persone in un mercatino di Natale a Berlino, sembrava impossibile attribuire all’attentatore una connotazione politico-ideologica. Se si tiravano il ballo le derive estreme della religione musulmana si veniva tacciati di razzismo, e lo stesso avveniva - con quello e con tutto gli altri attentati di analoga fattura - se si osava citare l’immigrazione di massa. L’Isis rivendicava eccidi, accoltellamenti, sgozzamenti e mitragliate, ma di religione e di politica guai a parlare, anche se lo si faceva con garbo e con cognizione di causa. Le stesse autorità erano restie a fornire le generalità degli assassini, e l’ipotesi più gradita ai media era quella del «lupo solitario», del pazzo fuori controllo. Di Taleb Al Abdulmohsen, uno psichiatra saudita cinquantenne, giunto in Germania nel 2006, sappiamo tutto, invece. I nostri più illustri commentatori e i giornali più in vista lo hanno radiografato, ne hanno rapidamente scandagliato la psiche e hanno compreso quali fossero - senza ombra di dubbio - la motivazioni che lo hanno spinto a lanciarsi con una auto contro la folla al mercatino natalizio di Magdeburgo. Repubblica spara titoloni sullo «psichiatra saudita anti islam fan di Afd e Musk». Huffington Post parla di «saudita anti islam, complottista e sostenitore dell’Afd». Tomaso Montanari spiega sui social che l’attentato è stato addirittura «ispirato da Afd e Elon Musk». Enrico Borghi di Italia viva parla di tecniche tipiche del terrorismo «jihadista applicate all’estrema destra imbevuta di propaganda, con la rete in funzione di incubatore ed enfatizzatore». Fra un po’ sosterranno che l’auto lanciata contro il mercatino fosse una Tesla, magari comandata a distanza dallo stesso Musk. Nessuno ha dubbi sulle tendenze politiche del killer né sulle sue più profonde condizioni. Un fanatico di estrema destra, si dice, e il gioco è fatto. E si citano a sostegno della tesi le dichiarazioni rilasciate dall’egiziano alla Bbc, ai giornali tedeschi e al sito della Riar Foundation, indicata come fucina di teorie complottiste e farneticazioni alt right. Intendiamoci: qui mica si tratta di sostenere che Taleb Al Abdulmohsen non fosse filo israeliano, fan di Musk e perfino di destra. Se lo fosse seriamente farebbe poca differenza: ha ucciso e ferito degli innocenti e tanto basta per condannarlo. Semplicemente, colpisce la solerzia del nostro sistema politico-mediatico, prontissimo a individuare i mandanti morali a differenza di tutte le altre volte. Il fatto è che stavolta fa comodo associare all’assassino idee e visioni del mondo, dato che tali visioni sarebbero quelle dei cattivoni destrorsi. A ben vedere, tuttavia, il profilo di Al Abdulmohsen appare leggermente più complicato di come viene presentato. Nelle interviste che rilasciava raccontava di essere un nemico giurato dell’islam. E spiegava: «In questo ambiente non è come immagini che sia in Germania: i musulmani qui trattano le persone come me, che hanno un background islamico ma non sono più credenti, senza comprensione né tolleranza. Quando diciamo che abbiamo lasciato l’islam, perdiamo i nostri amici. Anche dopo aver presentato domanda di asilo, ho notato che molti dei richiedenti asilo musulmani che aiuto volontariamente in Germania pensano che io sia una cattiva persona perché non ci credo più». Curiosamente, qui nessuno ipotizza la malattia mentale né la utilizza come parziale scusante. Eppure di segnali di squilibrio ce ne sono parecchi, a partire dalle manie di persecuzione e dalla paranoia. Stando a quello che si legge - e ammettendo che non si trattasse di balle - quel che emerge è il ritratto di un individuo che non si trovava per nulla a suo agio in terra tedesca. Non si era integrato nella comunità germanica e si sentiva osteggiato da quella musulmana perché aveva lasciato la fede. Far passare questo evidente disagio personale per adesione a un progetto politico conservatore è per lo meno ardito. Che cosa poi abbia in comune costui con Musk non è chiarissimo Per altro, sembra che il saudita non andasse molto d’accordo nemmeno con le organizzazioni che sostengono i rifugiati che hanno abbandonato la fede islamica come Atheist refugee relief, a cui l’assassino è stato collegato. La agenzia Ap ha riportato un comunicato molto duro della associazione: «Prendiamo le distanze da lui nei termini più forti», dice il gruppo, il quale spiega anche di avere presentato una denuncia penale contro Al Abdulmohsen nel 2019 a seguito «delle più orribili calunnie e di attacchi verbali». A quanto risulta, dunque, il nostro uomo era vagamente fuori controllo. E per carità, si può anche dire che odiasse l’islam e che apprezzasse Afd, ma risulta che si sia scagliato contro un mercatino di Natale e non contro una moschea, e non ci sono tracce di militanze destrorse di qualche tipo. Liquidare l’attentatore come un pazzo significherebbe sminuire la portata del suo gesto, e forse assolverlo. Ma farlo passare per una sorta di fascista in libera uscita è una mistificazione. Invece di riflettere - come si dovrebbe - sui drammi interni della società tedesca (e occidentale) si sfrutta un massacro per colpire gli avversari politici di turno. Stavolta la fede non c’entra, ma la malafede è centrale.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)