Accerchiato dal gioco d'azzardo e dalle leggi, il poker online passa di moda

- Dopo il boom del 2010 con il record di 3 miliardi e 145 milioni di euro raccolti dalle giocate, il tavolo verde ha subito un continuo calo. I siti sono ingolfati da roulette e blackjack che hanno tolto linfa alle room digitali.
- La prima partita di poker venne giocata a inizio Ottocento sui battelli che risalivano le correnti del Mississippi. Alcuni storici sostengono che furono i persiani a insegnare il gioco ai francesi, coi coloni che poi lo esportarono a New Orleans.
- Da Vittorio De Sica a Robert De Niro, passando per Neymar, Ronaldo, Rafael Nadal e Michael Phelps. La passione per il tavolo verde coinvolge svariati attori di Hollywood, calciatori, tennisti e nuotatori. Ma anche ex presidenti americani: da Richard Nixon a Dwight Eisenhower fino a Barack Obama che, prima di essere eletto, organizzava partite a casa sua.
Lo speciale contiene tre articoli.
Avvento di casinò games e di nuovi giochi online, normative sempre più stringenti o, più semplicemente, una moda che non va più di moda. Parliamo del poker e in particolar modo della sua versione online, quella che spopolò letteralmente in Italia a partire dal 2 settembre 2008, giorno in cui venne disputato il primo torneo legale di texas hold'em, la specialità più diffusa, su una piattaforma online, grazie al sito Gioco digitale che per primo, fiutando la portata di un giro d'affari notevole, offrì la possibilità a numerosi giocatori e appassionati di poker di sfidarsi sui tavoli verdi standosene comodamente seduti sul divano di casa davanti al pc. Da lì una rapida escalation di successo durata qualche anno e poi i primi segnali di calo registrati a partire dal 2013 che si sono tramutati nel crollo attuale.
Basta pensare che soltanto nel 2010, anno del vero boom, ci sono state giocate per 3 miliardi e 145 milioni di euro. Una cifra impressionante che nei due anni successivi è scesa rispettivamente a 2 miliardi e 200 milioni nel 2011 e a 1 miliardo e 300 milioni nel 2012. Per arginare questa tendenza negativa, confermata anche nel 2013 (meno 38%) e nel 2014 (meno 23,5%) è stata necessaria una mossa di Pokerstars. Il colosso del gaming online ha inserito sul mercato la versione Spin & Go, una modalità di gioco che prevede tornei della durata media di sette minuti, composti da tre giocatori, ciascuno dei quali può entrare nella room con un buy-in (quota di iscrizione) compreso tra uno e cento dollari. Chi vince fa suo l'intero bottino, ossia un montepremi che può spaziare dal doppio del buy-in a una cifra corrispondente a 3.600 volte il valore del buy-in. Questa modalità di gioco ha da subito avuto un grande impatto tra i giocatori e nel 2015, infatti, la spesa per il poker online è tornata a crescere del 16,6%. Si è trattato però di un'oasi nel deserto perché già nel 2016 il fatturato generato dalle poker room italiane è sceso a 754 milioni di euro, diminuendo ulteriormente nel 2018 di altri 800.000 euro dopo che nel 2017 si era tornati a un incremento del +19%. Inoltre, secondo i dati rilevati dall'Agimeg, l'Agenzia giornalistica sul mercato del gioco, nel settembre del 2018 il settore dei casinò games aveva guadagnato 517 milioni e 500.000 euro, facendo segnare un +26,7% rispetto all'anno precedente. Numeri e tendenze che hanno indotto le aziende di giochi online a concentrare sforzi e investimenti su altro, come per esempio videolottery e slot machine.
Come scritto in apertura, dietro questa forte crisi del poker su internet ci sono sia i nuovi giochi disponibili sui casinò online, dal blackjack alla roulette, che hanno catalizzato l'interesse delle masse sempre più attratte da nuove mode, sia le normative che col passare degli anni si sono fatte più soffocanti per il settore. A partire dalla bocciatura della liquidità condivisa europea fino al più recente Decreto dignità.
Il 6 luglio 2017 a Roma l'Agenzia delle Dogane dei Monopoli, l'ente regolatore dei giochi, ha firmato insieme a Francia, Spagna e Portogallo un accordo per introdurre la liquidità condivisa europea. Un progetto che avrebbe permesso a tutti i giocatori provenienti da questi quattro Paesi di potersi sedere allo stesso tavolo e sfidarsi in regime di liquidità condivisa. Un patto che però è rimasto soltanto scritto, perché se nel 2018 Francia, Spagna e Portogallo hanno messo in pratica quanto firmato l'anno prima a Roma, l'Italia è rimasta l'unico Stato a non aver ancora avviato il progetto. Motivi? Lo Stato si ritroverebbe a non poter più controllare il mercato del gioco legale nazionale, consegnandolo di fatto ai colossi internazionali del settore. A tutto ciò si è aggiunto il Decreto dignità che ha introdotto il divieto di sponsorizzazioni nel poker. In particolare, l'articolo 5 del regolamento Agcom che recita: «È vietata, ai sensi dell'art. 9 del decreto, qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, di sponsorizzazione, o di comunicazione con contenuto promozionale del gioco con vincita di denaro. Oltre alle tradizionali forme di pubblicità, vanno considerate comunicazioni commerciali vietate, a titolo esemplificativo: il product placement la distribuzione di gadget brandizzati dei prodotti di gioco, l'organizzazione di eventi con premi costituiti da prodotti brandizzati, le manifestazioni a premio come definite e qualificate dal d.p.r. 26 ottobre 2001, n. 430, la pubblicità redazionale, la pubblicità, diretta e indiretta, effettuata dagli influencer». La legge, che entrerà in vigore dal prossimo 14 luglio, intende colpire il gioco d'azzardo e i preoccupanti numeri di dipendenza e ludopatia (nel 2017 la raccolta totale del gioco d'azzardo in Italia ha superato i 100 miliardi di euro). Un cono dentro il quale è precipitato anche il poker online. Poker che nella sua forma più tradizionale, come stabilito da una sentenza della Corte di cassazione, non costituisce un gioco d'azzardo in quanto si basa in gran parte sulle abilità di ogni singolo giocatore, al contrario delle roulette e delle slot machine. Un business che solo 10 anni fa sembrava intramontabile e che invece si è sgonfiato come una bolla con poker room chiuse, numeri di giocatori in forte calo e tornei live ridotti al minimo.
Le origini del poker: dal persiano «as nas» all'italiano «zarro»

Ansa
All'italiana, alla texana, omaha, telesina e tante altre. Sono solo alcune delle specialità del poker. Ma quali sono le origini di questo gioco che appassiona da secoli giocatori di tutto il mondo? Secondo alcune testimonianze la prima partita in assoluto di poker venne giocata nei primi anni del 1800 nel West americano, più precisamente a bordo dei battelli che risalivano le correnti del Mississippi fino a New Orleans. Secondo altre fonti, invece, la paternità del poker è da attribuire ai marinai persiani, i quali insegnarono ai navigatori francesi la loro versione denominata «as nas», risalente addirittura al Seicento e tradotta poi col termine transalpino «poque» che significa «inganno». Furono poi i coloni francesi negli Usa a esportare il poker a New Orleans. Quando poi la Louisiana fu acquistata dagli Stati Uniti gli immigrati anglofoni trasformarono il «poque» in «poker». Si giocava con mazzi di 20 carte, 5 per ogni giocatore, oggetti di qualsiasi tipo, purché di valore, come monete, denti d'oro o pepite al posto delle fiches e si puntava sulla mano migliore. I mazzi con 52 carte arriveranno nel 1834, le fiches a inizio Nocevento. Per vedere l'introduzione della specialità che ancora oggi è la più diffusa tra gli appassionati, il texas hold'em («tienile») bisognerà attendere i primi anni del Novecento, quando nella città di Robstown, in Texas, venne disputata la prima partita di questa variante. Le differenze rispetto al poker tradizionale sono essenzialmente due: il full (mano costituita da un tris e da una coppia) vale più del colore (mano in cui tutte e cinque le carte appartengono allo stesso seme) e tutti i semi valgono alla stessa maniera. A partire dal 1871 il poker si spopolò anche in Europa.
In Italia le prime forme di gioco simili al poker risalgono addirittura al 1531, anno in cui il duca Francesco Sforza decise di vietare con un editto lo zarro, gioco di carte simile al poker per cui secondo alcuni storici la patria del più popolare gioco di carte è proprio l'Italia. Una partita di zarro compare anche sul quadro I bari, una tela del 1594 dipinta da Michelangelo Merisi da Caravaggio. Bari e criminali erano personaggi molto diffusi negli ambienti in cui si giocavano le prime partite di poker. Una leggenda legata al West americano racconta che Wild Bill Hickok venne ucciso in South Dakota mentre stava partecipando a una partita di poker in un saloon perché aveva in mano asso di picche, asso di fiori, otto di picche e otto di fiori. Da allora questa mano divenne «la mano del morto» («the dead man's hand»).
Celebrità con la passione del tavolo verde
Il fascino del tavolo verde, la capacità di bluffare, la tentazione di andare all in. Quella del poker è una passione che attrae milioni e milioni di giocatori in tutto il mondo. Non fanno eccezione numerose celebrità e personaggi di rilievo. Calciatori famosi, nuotatori plurimedagliati alle Olimpiadi, tennisti per decenni in vetta alle classifiche Atp, attori di Hollywood da premio Oscar. Ma non solo. Politici e presidenti che, prima o dopo il mandato, si sono dedicati alle carte. L'elenco delle celebrità legate al poker è lunghissimo.
Cominciamo dai calciatori. Dal rettangolo verde del campo di calcio al tappeto verde il passo è molto più breve di quel che sembra. Tra i giocatori di calcio il più abile e interessato al poker è il brasiliano Neymar Junior. La stella oggi in forza al Paris Saint Germain partecipa regolarmente a diversi tornei. Lo scorso anno si è classificato sesto, vincendo 20.000 euro (cifra comunque irrisoria per uno che guadagna oltre 28 milioni di euro a stagione) alle High rollers brazilian series of poker. L'altro fenomeno del calcio mondiale con la passione del poker è Cristiano Ronaldo. Il numero 7 della Juventus ha partecipato a dei tornei su Pokerstars con il nickname Cr7sete già da quando giocava nel Manchester United. Da Ronaldo il portoghese a Ronaldo il brasiliano. Il Fenomeno è un abitué del tavolo verde. Nel 2015 dichiarò «Gioco a poker dai tempi dell'Inter e da allora non ho più smesso». Anche il difensore del Barcellona e della nazionale spagnola, nonché compagno della popstar Shakira, Gerard Piqué gioca a poker. In un'intervista ha addirittura detto che «giocare a poker gli dà più soddisfazioni che giocare a calcio». Francesco Totti durante la sua carriera da capitano e numero 10 della Roma ha partecipato a tornei di poker organizzati a scopo benefico, ma non solo. Pare che nella stagione 2015/2016, l'allora allenatore del club giallorosso Luciano Spalletti si infuriò perché sorprese proprio Totti, insieme a Kostas Manolas, Miralem Pjanic e Radja Nainggolan, giocare a poker online durante un ritiro.
Nuotatori. Per anni Michael Phelps e Filippo Magnini si sono sfidati nelle vasche di tutto il mondo. Il primo a muovere le fiches sul tavolo verde è stato il campione statunitense che quando annunciò il ritiro dal nuoto nel 2016 disse di pensare seriamente di darsi al poker. Lo Squalo di Baltimora (23 medaglie d'oro alle Olimpiadi), dopo aver vinto l'oro nei 200 metri farfalla ai Giochi di Rio de Janeiro 2016, dichiarò di aver giocato a pineapple, una variante di poker cinese, sullo smartphone pochi istanti prima della gara. Magnini, invece, ha raccontato in un'intervista di «aver iniziato a giocare a poker un po' per caso con gli amici, poi si è iscritto su una piattaforma online e si è appassionato».
Il tennista spagnolo Rafael Nadal ha più volte dichiarato di annoverare tra le sue più grandi passioni il poker texas hold'em. L'attuale numero due della classifica Atp ha anche ammesso di pensare a un futuro da giocatore nell'ambito del circuito delle World series of poker.
E infine la storia che riguarda politici ed ex presidenti americani. Richard Nixon e Dwight Eisenhower erano più che abili giocatori di poker. Il presidente protagonista dello scandalo Watergate cominciò a giocare a poker da giovane quando prestò il servizio militare nella Marina americana. Si dice che in due anni racimolò grazie al poker una cifra vicina ai 7.000 dollari, gran parte dei quali utilizzati per la sua prima campagna elettorale. Anche Eisenhower imparò a giocare a poker durante i suoi studi presso l'accademia militare di West Point. Il trentaquattresimo presidente della storia degli Stati Uniti raccontò in una biografia di aver appreso le logiche del poker da un semianalfabeta, ma abile matematico, del Kansas di nome Bob Davis. Barack Obama non è da meno. Il predecessore alla Casa Bianca di Donald Trump non ha mai nascosto la passione per il tavolo verde e ai tempi in cui ricopriva la carica di senatore dell'Illinois, avrebbe organizzato diverse partite in casa propria.
Capitolo a parte meritano le stelle del cinema americano. A calare un vero e proprio poker d'assi sono attori del calibro di Ben Affleck, Leonardo Di Caprio, Matt Damon e Tobey Maguire, accomunati tutti dal caso Molly's game, storia raccontata prima sulle pagine dell'omonimo libro e, successivamente nel 2017 in un film scritto e diretto da Aaron Sorkin, in cui la modella Molly Bloom rivela quasi tutto sulle presunte partite clandestine che lei stessa organizzava tra il 2006 e il 2009 a Los Angeles e a cui partecipavano Affleck, Di Caprio, Damon e Maguire. Proprio del protagonista di Spiderman ha scritto: «Tobey una volta rifiutò di giocare senza la sua shuffle master, ovvero la macchina professionale per mischiare le carte, da 17.000 dollari. Una sera, quando andai a casa sua a fargli visita, mi disse che avrebbe voluto far pagare un supplemento di affitto per gli altri che la utilizzavano. Mi sembrava una cosa assurda che dovesse chiedere dei soldi per una macchinetta che pretendeva di usare soltanto lui». Maguire effettivamente non ha mai nascosto la sua passione per il gioco del poker, tanto da partecipare a diversi tornei live. Dopo esser stato protagonista del capolavoro cinematografico Rounders, film del 1998 diretto da John Dahl con il poker al centro della sceneggiatura, Matt Damon non ha saputo resistere al fascino del tavolo verde. Tra i più in gamba e vincenti - si dice abbia vinto una cifra vicino ai 400.000 dollari, devoluti poi beneficienza - c'è appunto Ben Affleck. Sull'attore protagonista tra gli altri di Armageddon, Daredevil e Argo, Molly Bloom scrive: «Eravamo al Beverly Hills Hotel e sul tavolo c'erano più di due milioni di dollari. Quando arrivò Ben chiese soltanto 50.000 dollari in chips, cifra minima per sedersi al tavolo. La sua scelta mi ha fatto capire che Ben era un giocatore molto intelligente». Infine, Leonardo Di Caprio. Sul premio oscar come miglior attore nel 2016 grazie all'interpretazione in Renevant, film del 2015 diretto da Alejandro González Iñárritu, la Bloom racconta: «Non era un grosso gambler (giocatore assiduo, ndr). Lui veniva principalmente perché il suo amico Tobey insisteva per averlo al tavolo. Non era un regular e non aveva il gioco nel sangue come gli altri».
Estranei al caso Molly's game, ma comunque appassionati di poker restano Sean Connery, George Clooney, Robert De Niro, Cameron Diaz e Jennifer Lopez.














