2019-04-29
Spara e ferisce il ladro albanese. Andrea non deve essere processato
La nuova legge formalmente non è in vigore perché deve ancora uscire sulla «Gazzetta Ufficiale». Ma sarebbe un'assurdità inquisire il giovane di Monterotondo. Lo Stato deve stare con le vere vittime.Non indagatelo. Non fatelo. O, se proprio dovete farlo, che sia una formalità. Un atto dovuto. Aprite l'inchiesta e chiudetela subito. Non tiriamola per le lunghe. Non andiamo a processo. Non ricominciamo con avvocati, spese legali, richieste di risarcimenti da parte dei malviventi. Non ricominciamo il dibattito ora che l'abbiamo appena archiviato. È vero che la legge sulla legittima difesa, formalmente, non è ancora entrata in vigore, perché il presidente della Repubblica l'ha firmata l'altro ieri e sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale solo nelle prossime ore. Ma, di fatto, potrebbe bastare il buon senso ad anticiparne l'applicazione: Andrea Pulone, il giovane di Monterotondo che in casa sua ha sparato e ferito un ladro albanese, non poteva che essere preda di un «grave turbamento». Chi non lo sarebbe se si trovasse di notte tre persone in salotto, che gli agitano una spranga sopra la testa, dopo aver forzato la porta d'ingresso? Ora tutti l'hanno visto. Ora tutti l'hanno sentito parlare. Andrea non è un pistolero. Non ama la violenza. Non viene da una famiglia di giustizieri della notte o di fascisti picchiatori. Tutt'altro. Suo padre è un celebre astrofisico, docente universitario. Sua mamma candidata nelle liste della sinistra. Lui fa parte di un'associazione di giovani che hanno voglia di darsi da fare. Ha le armi perché è un appassionato di tiro sportivo. L'altra sera era solo in casa, con la sua fidanzata. I genitori erano in vacanza in Portogallo. Ha avuto paura. Pensava di sparare in aria o ai mobili, per spaventare i banditi. Invece ne ha colpito uno, un sedicenne albanese. Il quale adesso è grave in ospedale. Spiace per lui, si capisce, ma solo fino a un certo punto, dal momento che se l'è andata a cercare. Se a 16 anni uno va al cinema o in pizzeria, per dire, è più difficile che gli capitino certi incidenti. Se va a rapinare le case altrui con l'aiuto di spranga può capitare che finisca male. Molti, in queste ore, hanno messo in evidenza la giovane età del ladro albanese. In effetti: 16 anni sono davvero pochi per rischiare la pelle. Ma erano abbastanza, a quanto pare, per accumulare precedenti penali. Aveva già rubato, avrebbe continuato a rubare. Il fatto che il giovane albanese stia male non può rallegrare nessuno, si capisce. Ma penso che lui e i suoi compagni non si fossero portati la spranga in giro per giocarci alla Playstation. Dunque non avrebbero esitato a usarla sulla capoccia di Andrea o della sua fidanzata, se ce ne fosse stata l'occasione. Se non fossero stati fermati prima. E allora, mi spiace ripetermi, ma se qualcuno doveva finire in gravi condizioni all'ospedale, meglio che ci finisca il delinquente. Il quale, lo ribadiamo, a differenza di Andrea e della sua fidanzata ha scelto liberamente di trovarsi in mezzo a una rapina violenta.Andrea, invece, no. Andrea non avrebbe voluto trovarsi in una rapina violenta. Infatti se ne stava appartato con la sua fidanzata, approfittando anche della vacanza dei genitori. Sono convinto che l'altra sera avrebbe preferito fare all'amore che fare alla guerra. È stato costretto a sparare perché qualcuno ha avuto la bella idea di entrare a casa sua. E adesso sarebbe surreale se si trovasse indagato per «eccesso di legittima difesa». La legittima difesa non è mai eccessiva. Quell'espressione è un ossimoro vivente. L'abbiamo detto e scritto milioni di volte, pensavamo di non doverlo scrivere più, dopo tutto quello che si è detto, sentenziato e financo festeggiato con l'approvazione della nuova legge. Possibile che ricominci tutto da capo?Evitate questo strazio. Evitate di indagare Andrea. Il magistrato apra e chiuda il fascicolo. Mandi a processo i ladri, al massimo. Non lui che è la vittima. E gli opinionisti evitino di usare questo episodio, come già stanno facendo, per condannare la nuova legge, ancor prima che sia effettivamente entrata in vigore. «Stanno emergendo impulsi a farsi giustizia da soli», ha detto per esempio ieri Giorgio Beretta, presidente del sedicente Osservatorio sulle armi leggere e sulle politiche di sicurezza. No, caro presidente di nonsocosa: non stanno emergendo impulsi a farsi giustizia da soli. Stanno emergendo impulsi a rimanere vivi quando ti agitano una spranga sulla testa. E sta emergendo uno Stato che, per la prima volta, con la nuova legge, ha detto che vuol stare dalla parte delle vittime e non dei criminali. Sarebbe davvero spiacevole, invece, scoprire che non è cambiato nulla. E che in Italia, nonostante la firma di Sergio Mattarella, essere vittime resta una colpa più grave che andare a rubare.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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