2022-08-27
Sotto inchiesta la fabbrica cinese di supercar sponsorizzata da Prodi
Romano Prodi (Imagoeconomica)
Dopo l’esposto del deputato meloniano Gianluca Vinci, aperto un fascicolo sul mega progetto di Reggio Emilia. Intrecci societari nei paradisi fiscali, segnalazioni dell’antiriciclaggio e stranezze nella vendita dei terreni.La Procura di Reggio Emilia, guidata da giugno dall’esperto magistrato siciliano Gaetano Calogero Paci, ha aperto un fascicolo d’indagine sull’ambizioso progetto Silk-Faw, una joint-venture sino-americana che nella primavera del 2021 ha annunciato la realizzazione di uno stabilimento su un’area di 320.000 metri quadrati. Una fabbrica che, sulla carta, dovrebbe garantire 1.000 posti di lavoro e un miliardo di euro di indotto per la realizzazione di 100 supercar all’anno, anche da 2 milioni di euro l’una, a partire dal 2023. La pm Piera Giannusa ha incaricato ufficialmente nelle scorse ore il Nucleo di polizia economico-finanziaria di effettuare le prime indagini sulla controversa operazione reggiana.Da tempo la vicenda era al centro di inchieste giornalistiche (le prime a livello nazionale sono state quelle della Verità). Per questo il deputato di Fratelli d’Italia Gianluca Vinci, di professione avvocato, insospettito dagli articoli, ha preparato un esposto che ha depositato in Procura il 19 luglio scorso e sulla base della segnalazione gli inquirenti hanno iscritto il fascicolo.Nei mesi scorsi, come rivelato dal nostro giornale, la vicenda aveva destato anche l’attenzione dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia a cui erano arrivate segnalazioni di operazioni sospette. Che adesso, con ogni probabilità, confluiranno nel fascicolo d’indagine. Già ad aprile, quando mancavano all’appello circa 20 milioni di euro per l’acquisto dei terreni da destinare alla fabbrica, erano arrivate due sos. Per esempio i risk manager avevano evidenziato che ad acquistare l’area industriale fosse una società controllata da un’altra «con sede in Irlanda a sua volta partecipata da altre società site al di fuori della Ue». Negli alert era sottolineato «l’impiego di strutture di gruppo artificiosamente complesse e articolate, anche in relazione alla distribuzione delle partecipazioni e alla dislocazione all’estero di una o più società». A marzo era partito un nuovo allarme per una cessione di quote, di cui non era «stato possibile identificare il reale titolare».Vinci spiega alla Verità: «Personalmente non ho mai creduto nell’operazione. Magari mi sbaglierò, ma il fatto che una ditta di auto di lusso, punti a realizzare un progetto che oltre alla fabbrica prevede la costruzione di una torre alta decine di piani con uffici e un albergo per i clienti di alto livello di fronte a un impianto di smaltimento rifiuti, il più grande dell’Emilia Romagna, non mi è mai sembrato credibile. Così ho presentato l’esposto per fare chiarezza sull’operazione».L’hotel con vista spazzatura in effetti rende piuttosto scettici. Il parlamentare nell’esposto e nei suoi interventi pubblici ha riferito di essersi insospettito anche per i ristrettissimi tempi di realizzazione (un anno e mezzo) annunciati dai promotori e per la scarsa notorietà del marchio rispetto a un investimento di circa 1 miliardo di euro. Vinci ha anche sottolineato la rapidità con cui è stata approvata la variante urbanistica e gli sconti sugli oneri di urbanizzazione. «Qualcuno sta pensando a una speculazione su un terreno che ha acquistato un valore di circa 30 milioni di euro, forse, grazie anche a questa operazione?» si chiede il deputato. Che continua: «Negli ultimi mesi sono apparsi sempre più articoli di stampa che denunciano le difficoltà che l’affare sta incontrando. Per esempio il terreno, su cui cresce tuttora l’erba, non è stato ancora acquistato, ma lì, a partire dal febbraio 2023, dovrebbero essere prodotte le prime auto, cosa praticamente impossibile. Nel frattempo un quotidiano ha riportato la frase sibillina di un comproprietario dell’area ex agricola, ora industriale e di grande valore, che lasciava intendere come ci fossero altri possibili acquirenti per quella nuova lottizzazione». Vinci ha anche rimarcato che il Consiglio comunale di Reggio Emilia ha approvato un apposito accordo di programma per la realizzazione del progetto con il voto di tutti partiti tranne che di Fratelli d’Italia e in un’occasione dei 5 stelle. L’europarlamentare grillina e giornalista d’inchiesta Sabrina Pignedoli, con un’interrogazione indirizzata alla Commissione europea, datata 9 marzo, aveva ricordato che la Faw ha avviato un fallimentare progetto in Germania nel 2016, naufragato nel 2019, con 1500 licenziamenti e aveva chiesto a Bruxelles di verificare «il rispetto delle normative europee sui finanziamenti cinesi per lo stabilimento». Infatti 15 milioni destinati all’operazione sarebbero stati versati dall’americana Ideanomics, sottoposta a indagini dalla Sec statunitense, la Securities and exchange commission, l’equivalente della nostra Consob. Un trasferimento che sarebbe avvenuto attraverso una società con sede nel paradiso fiscale delle Cayman.Ieri la Pignedoli ha aggiunto: «Dalle ultime informazioni disponibili al registro delle imprese, la Silk-Faw automobile group Italy srl è di proprietà della Silk-Faw automotive Ireland limited, il cui amministratore unico è Sean Michael O’Sullivan, registrato in via Molesworth 32 a Dublino». A quell’indirizzo si troverebbe la Maples fs, una articolazione della Maples group (sempre di Dublino), che si occupa di fornire servizi legali alle imprese in paradisi fiscali come le Cayman, Jersey o le British Virgin Island. Il vicepresidente è proprio O’Sullivan. «Siamo sempre nel mondo dei servizi collegati alla finanza internazionale con un occhio all’“ottimizzazione fiscale”, chiamiamola così» ha concluso la Pignedoli. Secondo la quale «resta un mistero che cosa c’entri tutto questo con un affare centrato sulla produzione di auto».Da mesi la Silk-Faw, che nel frattempo ha registrato le dimissioni di alcuni dei suoi principali manager, annuncia la firma del rogito per l’acquisto dei terreni su cui dovrebbe nascere la fabbrica. Il 25 luglio, hanno riportato le cronache locali, l’azienda sino-americana aveva annunciato che l’acquisto dell’area nella frazione Gavassa si sarebbe concluso entro il 5 agosto e che il 5 settembre si sarebbe tenuta la cerimonia di inizio lavori.Il presidente della Regione Stefano Bonaccini e il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, che avevano promesso finanziamenti (4,5 milioni di euro) e scorciatoie burocratiche, da tempo, dopo l’iniziale entusiasmo, hanno iniziato a frenare chiedendo passi concreti agli imprenditori stranieri prima di investire e dare l’ok definitivo al progetto in sede di conferenza dei servizi. A fine luglio, governatore e primo cittadino, dopo l’ennesima riunione con i rappresentanti della Silk-Faw, hanno chiesto pubblicamente ai propri interlocutori di confermare formalmente i propri impegni inviando il verbale dell’incontro con in calce la firma dei vertici della società. Insomma anche loro iniziano a sentire puzza di bruciato. E forse non a torto. Infatti il 5 agosto è stato comunicato l’ennesimo rinvio della firma del rogito. «Non ci hanno convocato», ha spiegato al Resto del Carlino uno dei soci che detengono i terreni. «In questo periodo di ferie è complicato trovare un notaio, inoltre l’affare non è dei più semplici a livello burocratico. E poi, per noi coltivatori, il venerdì non è mai un giorno facile per il lavoro nei campi. Perciò abbiamo convenuto di aspettare un altro po’ di tempo».E Prodi in tutto questo? Si è speso con entusiasmo per il progetto. «È una decisione molto importante per il nostro Paese» aveva assicurato nei mesi scorsi e, a più riprese, si era augurato il buon esito dell’affare. Con noi aveva, però, negato di aver ruoli ufficiali, per esempio di consulenza, pur ammettendo di aver «seguito evidentemente con attenzione un progetto che, se avesse successo, consoliderebbe il primato della mia regione nel settore delle supercar».Adesso sulla decantata operazione indagano Procura e Guardia di finanza.