2021-05-20
Nel Sostegni bis niente Superbonus. Sbucano 3 miliardi non spesi da Conte
Il testo, oggi in Cdm, sancisce il flop dei giallorossi, che non sono riusciti nemmeno a usare i soldi stanziati. Il Mef salva Transizione 4.0 e dimostra di essere la vera stanza dei bottoni. Sale giochi riaperte a metà giugno.Dopo lunga gestazione e un bel po' di ritardi (lo scostamento di bilancio è stato approvato dall'Aula un mese fa) oggi il cdm dovrebbe partorire il decreto Sostegni bis. Un malloppo da 40 miliardi di euro, tutti in deficit, che conterrà una nuova tranche di ristori per le imprese e le partite Iva colpite dal coronavirus, per circa 18 miliardi, con un meccanismo diverso rispetto a quelli precedenti che non solo abbandona i codici Ateco (come il Sostegni uno convertito in legge ieri sera), ma prevede un meccanismo di calcolo per il fondo perduto «in due tempi» con l'obiettivo di valutare in modo più aderente alla realtà i costi fissi che le aziende devono sostenere anche quando sono costrette ad abbassare le serrande. In prima battuta il sostegno automatico sulla base della perdita di fatturato e poi un conguaglio a fine anno in base ai dati di bilancio. Una parte delle risorse destinate a questa finalità, circa 3 miliardi di euro, deriva da risparmi conseguiti per somme non spese su precedenti misure di fondo perduto.Bene che vengano recuperati, ma non è certo un bene che rientrino ora dalla finestra. La bravura di un governo si misura anche dalla capacità che ha di allocare le risorse giuste e poi metterle a terra. Il Conte bis da questo punto di vista ha avuto uno dei peggiori ministri dell'Economia, Roberto Gualtieri, che ora corre a sindaco di Roma, e che ha incassato nel giugno del 2020 una licenza di spostare il denaro da un fondo all'altro senza mai doversi giustificare di fronte al Parlamento che su questo - va ricordato - è sovrano. Il risultato è stato un risotto di fondi e una totale incapacità di fare valutazioni ex ante. Così molti fondi sono rimasti fermi per colpa della burocrazia e del mancato iter dei decreti attuativi, altri fondi non sono stati spesi perché infilati nei budget sbagliati. Basti pensare che già nell'ultimo Ristori (ancora epoca Conte bis) erano stati recuperati 3 miliardi non spesi a inizio pandemia. Un altro miliardo nel Sostegni uno di Mario Draghi e ora altri 3 miliardi. Sono ben 7 miliardi che sarebbero dovuti andare subito a chi ne aveva diritto. Tenere i soldi nel cassetto quando servono è un peccato capitale. Una delle tante colpe di cui dovrebbe rispondere la gestione di Giuseppe Conte. Non accadrà, perché la maggioranza non è cambiata ma si è solo allargata. Però ciò spiega in parte anche i tempi allungati. Il Mef e la Ragioneria di Stato vanno con i piedi di piombo. Proprio per evitare di mettere più soldi dove non servono e poi restare con le mani legate. Esempio su tutti il Superbonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie. Pd e 5 stelle hanno sollevato un polverone chiedendo che l'incentivo fiscale fosse subito prolungato al 2023 dentro il testo del Sostegni uno. Il Mef ha giustamente fatto muro. Allora i due partiti hanno finto di protestare facendo sapere che sarebbe entrato nel decreto bis. Adesso che il testo arriva in cdm si girano dall'altra parte e lasciano cadere la protesta. Esattamente come aveva deciso il ministro Daniele Franco un mesetto fa. Ciò insegna che i partiti sui temi di bilancio non toccano più palla. A Palazzo Chigi e al Mef nessuno si dà da fare per smentirli, ma le decisioni di peso si prendono fuori dalle segreterie. Stesso discorso per gli incentivi al piano Transizione 4.0, il cosiddetto superbonus delle aziende. La Ragioneria l'ha fermato perché avrebbe fatto sballare i conti o peggio avrebbe danneggiato gli incentivi Industria 4.0 che necessariamente si spalmano su più anni. Ora il superbonus aziende rientra. È lo stesso Mef ad aver trovato la soluzione con una modifica che spezzetta l'incentivo e quindi la contabilizzazione. Anche su questo fronte le proteste dei 5 stelle (avevano definito la norma imprescindibile nel Sostegni uno) non sono servite a dare una spinta ma solo a garantire al Movimento una campagna di marketing pro impresa. Stamattina, poco prima del cdm, Forza Italia ha indetto una conferenza stampa per far conoscere ai giornalisti le proprie proposte economiche al Sostegni bis. Anche qui l'impressione è che gli azzurri siano andati un po' lunghi. Certo, far pressione con spirito liberale non è mai sbagliato. Ma non cambia la sostanza nelle sale dei bottoni. Discorso diverso è per tutta la sezione dedicata al comparto lavoro. Qui la maggioranza è compatta. Così si va dai contratti di rioccupazione con decontribuzioni al 100% in alternativa ai licenziamenti ad altri due mesi di indennità per stagionali e lavoratori del turismo e dello spettacolo; dai contratti di solidarietà a quelli di espansione. Per una voce complessiva che supera i 12 miliardi di spesa. Restano infine le battaglia dall'importo più piccolo ma altrettanto importanti. Le sale del gioco legale riaprono. Probabilmente già da metà giugno in occasione degli Europei di calcio. A sostenere il cambio di passo è stato soprattutto Claudio Durigon della Lega. Il settore vale l'1% del Pil, 14 miliardi di valore aggiunto, 2 miliardi di consumo indotto, 11 miliardi di gettito erariale diretto, 5 miliardi di effetti economici indiretti, 150.000 occupati diretti e indiretti e oltre 300 concessionari. Per oltre un anno è rimasto tutto chiuso. Niente motivi scientifici. Solo ideologia. Il risultato è che si è perso il gettito e si sono regalati soldi alla criminalità. Un dettaglio che ora al governo non sfugge.