2025-10-08
Caccia ai 72 disertori che l’hanno salvata. Occhi puntati sul Ppe
Il voto per l'immunità di Ilaria Salis (Ansa)
Finisce 306 a 305, l’estremista la spunta e brinda a champagne: «Sono libera». Sospetti su azzurri, centristi polacchi e romeni.Non bastava esultare a pugno chiuso in aula: subito dopo il voto al Parlamento europeo, che ha deciso a strettissima maggioranza di confermarle l’immunità (306 voti a favore, 305 contrari, 17 astenuti), Ilaria Salis ha stappato champagne in mezzo a un gruppetto di eurodeputati di sinistra che le hanno portato anche i fiori in aula e stasera inviterà tutti al ristorante. «Pizza e birra?», le ha chiesto il cronista del Corriere della Sera, che probabilmente non ha mai assaggiato il gustoso jambonneau di Strasburgo. «Magari anche qualcosa di più sostanzioso», ha replicato Salis, assicurando che offrirà lei, «ci mancherebbe». Certo, con tutto quello che ha risparmiato tra affitti non pagati e stipendio all’Europarlamento gentilmente offerto da Avs a spese dei contribuenti italiani, non le sarà difficile. Vanno a nozze anche i giornali italiani che sulla vicenda sparano numeri un po’ a caso sui franchi tiratori. Ad alimentare la discussione all’interno del centrodestra ci ha messo del suo la stessa Salis, che al Corriere aveva dichiarato che «non farà mai» i nomi degli eurodeputati di centrodestra che le avevano offerto sostegno in privato, senza specificare se fossero italiani o no. Che il voto sia stato teso, non c’è dubbio, oltre che organizzato in maniera tortuosa. Ieri a Strasburgo si votavano sette immunità, sei per alzata di mano, soltanto per quella di Salis la sinistra ha chiesto, e ottenuto, il voto elettronico e segreto. È dunque difficile stabilire, se non per deduzione, chi ha votato contro, chi si è astenuto e chi invece non ha «timbrato» la scheda di voto pur rimanendo presente in aula, prassi a quanto pare in uso all’Europarlamento. I gruppi politici contrari al mantenimento dell’immunità a Salis erano quattro: il Ppe, dove siede Forza Italia, che conta 188 deputati; i Patrioti, di cui fa parte la Lega, che ne conta 84; Ecr, il partito cui aderisce Fratelli d’Italia del premier Giorgia Meloni, che ha 78 eurodeputati e i sovranisti di Evs, dove siede il partito tedesco Afd, che ha 27 deputati. In totale, sulla carta Salis aveva 377 voti contro, includendo però anche gli assenti, gli assenti/presenti (quelli che restano in aula ma non timbrano la scheda di voto) e gli ipotetici «traditori»; ma contro di lei hanno votato «solo» 305 eurodeputati. I media italiani li hanno quantificati in oltre 70 dentro al Ppe, ma probabilmente non sono tutti italiani. Diversi deputati del centrodestra erano assenti e non sono proprio andati a Strasburgo questa settimana, ad esempio il francese Jordan Bardella, presidente dei Patrioti, richiamato in patria per la crisi del governo bonsai di Sébastien Lecornu. Altri erano malati, ad esempio Aldo Patriciello della Lega. Altri ancora, all’interno del Ppe, pur recependo l’ordine di scuderia del gruppo di votare contro Salis, per regolamenti di conti interni potuto votare «liberamente»: è il caso dei 23 polacchi di Piattaforma civica, il partito del premier Donald Tusk e anche dei sette ungheresi del partito Tisza, che a Budapest sono oppositori del premier, Viktor Orbán. La delegazione tedesca dei popolari, che esprime anche il capogruppo Manfred Weber, si sarebbe spaccata a metà: circa 15 su 31 avrebbero votato per salvare Salis, così come si vocifera, anche altri 10 eurodeputati rumeni. Le defezioni, dunque, ci sarebbero state all’interno di altre delegazioni ma non in quella italiana, anche se - dichiara Silvia Sardoni della Lega - «non mi stupirebbe: Forza Italia qui a Strasburgo governa con i socialisti. Il loro voto è ininfluente, anche dal punto di vista numerico, ma è un fatto che almeno 40 voti del Ppe sono serviti alla Salis per salvarsi e Forza Italia, che la settimana scorsa ha votato con la sinistra per salvare il sindaco Beppe Sala a Milano su San Siro, fa parte del Ppe». Qualche giorno fa Massimiliano Salini, vicepresidente del Ppe all’Europarlamento in quota Forza Italia, aveva evocato la possibilità che il Ppe concedesse «libertà di coscienza», ma con La Verità stato molto chiaro: «Noi abbiamo votato per la revoca a Salis. Fermo restando che rimango favorevole all’istituto dell’immunità parlamentare, abbiamo sollevato due dubbi: quello della data (i fatti contestati a Salis sono avvenuti prima che diventasse parlamentare) e il secondo confuta la tesi di chi sostiene che il problema è la reale condizione dello stato di diritto in Ungheria, che non garantirebbe un processo corretto. Nel regolamento del Parlamento europeo è esplicitamente impedito di esprimere valutazioni sullo stato di diritto del Paese giudicante», spiega Salini, «e questo è un argomento che potrebbe essere utilizzato da parte dell’Ungheria in sede di eventuale ricorso in Corte di giustizia». Sulla stessa linea Nicola Procaccini (Fdi), co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, che ha confermato che tutti gli italiani del centrodestra hanno sicuramente votato contro il mantenimento dell’immunità a Salis, «fermo restando che questo è un voto di cui io mi vergogno perché l'Italia ha fatto una figuraccia: si è inventata di portare in Parlamento una persona per consentirle di sfuggire a un processo per violenza nei confronti di chi la pensa diversamente da lei. Ci facciamo una figuraccia come italiani, un po’ sul modello, all’epoca, di Cicciolina: si utilizza l’Europarlamento non per veicolare un patrimonio di valori ma lo si usa per altre ragioni. Il giudizio inoltre non è stato sul merito ma sull’appartenenza politica: oggi abbiamo votato per altre sei immunità, a quelli di centrosinistra non è stata revocata, a quelli di centrodestra sì, e per reati ben diversi dalla violenza fisica, ad esempio la diffamazione». «Vergogna» anche per il leghista Raffaele Stancanelli: «Le regole sono chiare, all’Europarlamento l’immunità si deve conservare per fatti avvenuti durante il mandato, qui sono avvenuti prima».
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Giuseppe Conte ed Elly Schlein (Ansa)