Rossoneri nel gruppo di fuoco con Psg, Borussia e Newcastle dell’ex Tonali. Campioni d’Italia col Real ma le altre due sono facili: Braga e Union Berlino (che ha preso Bonucci). Inzaghi sereno contro Benfica e Salisburgo. Lazio: occhio al Cholo e al Celtic.
Rossoneri nel gruppo di fuoco con Psg, Borussia e Newcastle dell’ex Tonali. Campioni d’Italia col Real ma le altre due sono facili: Braga e Union Berlino (che ha preso Bonucci). Inzaghi sereno contro Benfica e Salisburgo. Lazio: occhio al Cholo e al Celtic. Consiglio spassionato: se mai decideste di giocare alla lotteria, per propiziar la buona sorte, tenete nel portafoglio il santino di Simone Inzaghi. Potrebbe funzionare. Almeno stando ai sorteggi vissuti dall’Inter l’anno scorso (quando negli ottavi e nei quarti di finale di Champions League incappò in Porto e Benfica) e quest’anno. L’urna di Nyon ha elargito ai nerazzurri un girone abbordabile: Benfica ancora una volta, Salisburgo e la Real Sociedad. Pure il Napoli campione d’Italia ha di che essere ottimista. Il suo girone C lo vede opposto al Real Madrid di Carlo Ancelotti e del fenomeno ventenne Bellingham, al Braga e all’Union Berlino, squadra romantica, cuore pulsante della capitale tedesca, con la sua identità marcata e le sue prospettive di comunità, l’esatto opposto del calcio globale (e stanno firmando in queste ore un contratto con Leo Bonucci, appiedato dalla Juve). Il Milan sembra uscito da un canto natalizio di Dickens: nel girone F incappa in Paris Saint Germain, Newcastle e Borussia Dortmund. Significa per lo meno affrontare il fantasma del Natale passato, cioè Gigio Donnarumma, portiere dei francesi, e quello del Natale presente, Sandro Tonali, stella del Newcastle a trazione saudita ed ex bandiera mai piantata davvero nel cuore rossonero. Alla Lazio il girone E, con Feyenoord, Atletico Madrid e Celtic Glasgow. Se la compagine di Sarri mette in campo spavalderia e capacità di imporsi come il suo allenatore vorrebbe, il passaggio del turno a fianco degli spagnoli potrebbe non essere chimerico. Resta il girone A, con Bayern Monaco e Manchester United favorite nei confronti di Galatasaray e Copenaghen, il gruppo B, più strano e interlocutorio, con un Arsenal pronto a primeggiare su Siviglia, Psv Eindhoven e Lens. Non scordando il girone G, con il Manchester City detentore del titolo, il Lipsia, la Stella Rossa e lo Young Boys, e quello H, dove Barcellona e Porto dovrebbero bistrattare Shakhtar Donestk e Anversa. Nota di colore: Salisburgo e Lipsia, di proprietà della multinazionale Red Bull, non sono finite nello stesso girone, ma in teoria un loro incontro nelle fasi a eliminazione diretta sarebbe possibile, evidenziando una palese stortura di regolamento - due società con la stessa proprietà non dovrebbero militare nella medesima competizione - aggiustata alla bisogna dalla Uefa perché, insomma, va bene l’inflessibilità, però talvolta piace acquisire consistenza elastica. Ma si diceva della fortuna interista. La squadra di Inzaghi, ben puntellata dall’arrivo di Pavard in difesa, di Frattesi e Carlos Augusto a centrocampo e con un attacco in cui Sanchez ha rimpiazzato Correa, non scordando Thuram, Arnautovic e il campione Lautaro Martinez, dovrebbe accedere agli ottavi senza troppa fatica. Oltre al Benfica, un pericolo potrebbe essere rappresentato dalla Real Sociedad di Imanol Alguacil: compatta, intrisa di orgoglio basco, ama palleggiare e costruire azioni razionali. Attenzione al giapponese ventiduenne Takefusa Kubo: 36 partite con la maglia basca, 10 gol, un talento che in molti hanno paragonato a quell’Holly del cartone animato nipponico Holly e Benji. Sull’altra sponda del Naviglio son dolori. Il girone F è raggruppamento malevolo, un girone dantesco in cui proprio il Diavolo di Milano dovrà confrontarsi con ectoplasmi di futuri possibili mai realizzati e col passato che bussa alla porta dei ricordi. Il Psg degli sceicchi qatarini è favorito per il primo posto. Giocarsela con loro può diventare un sollazzo, non avendo niente da perdere. Schierano il futuro pallone d’oro Kylian Mbappè, reintegrato in rosa, Asensio, Dembelè, l’ex interista Skriniar. Soprattutto, in porta c’è quel Gigio Donnarumma detto mister Sliding Doors: se non avesse abbandonato il Milan, i rossoneri non avrebbero scovato il diamante purissimo Mike Maignan. E però, segnare al fedifrago portiere potrebbe rivelarsi un piacere per Leao, Giroud e per la nuova stella Pulisic, che, abbinata alla fisicità di Loftus-Cheek e alle geometrie di Reijnders, si candida a potenziale bella sorpresa della manifestazione. Un’altra avversaria, il Newcastle del fondo Pif, vanta Sandro Tonali, ex motore di centrocampo milanista, battezzato da Paolo Maldini come nuova bandiera della squadra e poi, con l’ex dirigente licenziato dal patron Gerry Cardinale, ceduto per 80 milioni di euro. I britannici non stanno disputando una Premier brillante, ma in difesa contano sull’olandese Sven Botman, prima scelta dei milanisti nella campagna acquisti di un anno fa, abbandonata per virare sul giovane e più economico Malick Thiaw. I campioni d’Italia del Napoli, se mantengono il piglio guappo ed energico dell’anno scorso, possono giocarsi il primo posto nel girone C. Contendente temibile è il Real Madrid di Carlo Ancelotti, un florilegio di campioni. Soprattutto, alla luce della bella scoperta chiamata Bellingham, spregiudicato inglese ventenne, sulla carta centrocampista, di fatto destinato a rimpiazzare il divin Karim Benzema. Bellingham in Spagna gioca da seconda punta mascherata, si interscambia con Vinicius e con Rodrygo, distribuisce palloni, attira su di sé il pressing avversario: nella Liga ha segnato già quattro gol e fatto un assist, un record a per un calciatore così giovane. La Lazio di Sarri, la meno nobile delle italiane in lizza, può giocarsi le sue carte con serenità. L’Atletico Madrid di Depay e Griezmann, allenato dal Cholo Simeone, è avversario di lignaggio, ma gli olandesi del Feyenoord e gli scozzesi del Celtic Glasgow sono alla portata dei laziali che forse hanno maggiori chance di vincere del Milan, pur tenendo un occhio su quello scivolo chiamato Europa League.
Jannik Sinner (Ansa)
Il campione italiano si impone a Torino sullo spagnolo in due set: «È stato più bello dello scorso anno». E guadagna cinque milioni.
«Olé olé olé Sinner Sinner». Sarà pure «un carrarmato», un caterpillar, come l’ha definito Massimo Cacciari, ma dopo le Finals che assegnano il titolo di Maestro della stagione, forse non vanno trascurate le doti tattiche e la forza mentale che lo ha fatto reagire nella difficoltà come quelle che ieri hanno consentito a Jannik Sinner di spuntarla al termine di un match combattuto e a tratti spettacolare su Carlos Alcaraz, protagonista di un tennis «di sinistra», sempre secondo l’esegesi del tenebroso filosofo. Il risultato finale è 7-6 7-5. «Senza il team non siamo niente. È stata una partita durissima», ha commentato a caldo il nostro campione. «Per me vuol dire tanto finire così questa stagione. Vincere davanti al pubblico italiano è qualcosa di incredibile».
Giuseppe Caschetto (Ansa)
Giuseppe Caschetto è il sommo agente delle star (radical) nonché regista invisibile della tv, capace di colonizzare un format con «pacchetti» di celebrità. Fazio e Gruber sono suoi clienti. Ha dato uno smacco al rivale Presta soffiandogli De Martino. «Guadagno fino al 15% sui compensi».
Dal 2000 le quotazioni fondiarie valgono oltre il 20% in meno, depurate dall’inflazione. Pac più magra, Green deal e frontiere aperte hanno fatto sparire 1,2 milioni di aziende.
«Compra la terra, non si svaluta mai», dicevano i nonni. E non solo. A livello nominale in effetti è vero: i prezzi dei terreni salgono. Se però guardiamo le quotazioni togliendo l’inflazione si nota che dal 2000 i valori sono crollati di oltre il 20%.
Bill Emmott (Ansa)
Giannini su «Rep» favoleggia di un mondo parallelo di complotti neri, mentre sulla «Stampa» Emmott minimizza il video manipolato di The Donald. Quando giova ai loro obiettivi, indulgono su bavagli e odio.
S’avanza la Cosa Nera. Un orrore primordiale simile all’It evocato da Stephen King, entità oscura che stringe la città di Derry nelle sue maligne grinfie. Allo stesso modo agiscono le «tenebre della destra mondiale» descritte ieri su Repubblica da Massimo Giannini, che si è preso una vacanza dal giornalismo per dedicarsi alla narrativa horror. E ci è riuscito molto bene, sceneggiando una nuova serie televisiva: dopo Stranger Things ecco Populist Things. Una narrazione ambientata in un mondo parallelo e totalmente immaginario in cui «populisti e estremisti deridono le istituzioni democratiche, avvelenano i nostri dibattiti, traggono profitto dalla paura». Un universo alternativo e contorto in cui «gli autocrati possono spacciare le loro verità alternative a community scientemente addestrate a un analfabetismo funzionale coerente con lo spirito del tempo».





