2022-04-16
Sorpresa: Pasolini era un pro life. Infatti la sinistra lo sta scaricando
Pier Paolo Pasolini (Ansa)
Una frase del poeta sui manifesti della campagna per la vita. E «Micromega» critica.Che vi sia un recupero, a destra, del progressista-marxista-eretico Pier Paolo Pasolini (1922-1975) è cosa nota e arcinota. E questo recupero iniziò prestissimo, mentre ancora era vivo lo scrittore.In tal senso si citano le sue varie prese di posizione contro la vulgata sessantottina, la sua critica al materialismo consumista, la difesa della polizia negli scontri di Valle Giulia e perfino la sua poesia in dialetto friulano in cui, rivolgendosi a «un fascista giovane», gli dà questa inattesa consegna: difendi, conserva, prega!Non stupisce quindi che nell’ambito dei festeggiamenti per il centenario del grande regista, Micromega, la patinata rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais e voce dell’ortodossia progressista new look, abbia stroncato il poeta. Titolando il suo ultimo numero: «Contro l’idolatria di Pasolini». Con un saggio inquisitorio di Alessandro Carrera tutto teso a spiegare al giovane conformista di oggi quali sarebbero «i motivi per i quali lo scrittore di Ragazzi di vita, di cui ricorre il centenario della nascita, non può essere considerato un progressista». Già.In questo contesto di recuperi e scomuniche, in cui i più laici sono proprio quelli che scomunicano di più, si è inserita felicemente la onlus Pro Vita e Famiglia. Con un manifesto che cita il Pasolini forse meno noto: il Pasolini pro life.Il manifesto, con il volto dell’autore delle Lettere luterane, espone una affermazione pasoliniana forte, e rimossa fin da quando fu scritta. Dice così, con vero anticonformismo: «Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto, perché lo considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio».La frase è tutto fuorché anodina e semplificatrice. Ed essa non si limita a criticare l’aborto come prassi e atto distruttivo, ma colpisce la stessa legge che lo rende fattibile.Essa è tratta da un lungo articolo del poeta uscito sul Corriere della Sera il 19 gennaio 1975. Proprio mentre i radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino, gli anticlericali e le femministe più liberal iniziavano una accesa campagna che porterà, poi, alla promulgazione della legge 194 (1978).Quindi l’articolo di Pasolini, intitolato «Sono contro l’aborto», era una vera e propria presa di posizione, a gamba fieramente tesa, in un momento bollente della battaglia politica e bioetica in Italia. In quel lungo testo, con il linguaggio affascinante e a volte astruso tipico di Pasolini, il poeta sosteneva l’apertura ad una sessualità più libera e meno moralistica, condannando sia il perbenismo facile e piccolo-borghese, sia l’aborto e la svalutazione della vita.Contro l’idea, antiscientifica e inaudita, che la vita umana inizi con la nascita, lo scrittore lucidamente affermava: «Nei sogni, e nel comportamento quotidiano - cosa comune a tutti gl’uomini - io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente».I progressisti, non solo di Micromega, ma anche del Pd e dintorni, da lunghi anni ormai, si battono contro l’idea della sacralità della vita umana. Perché per loro la sacralità è un concetto teologico e moralistico da sostituire con la più accomodante e meno impegnativa «dignità della vita umana». Ma questa sostituzione non è innocente. Se la vita è sacra infatti, essa è un valore assoluto e indisponibile. Se invece la vita vale, nella misura in cui è ritenuta degna dal soggetto, le cose cambiano.Pasolini, quasi mezzo secolo fa, e pochi mesi prima di morire, confutava col suo stile queste abiure pseudo intellettuali e servili: «Che la vita è sacra è ovvio: è un principio più forte ancora che ogni principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo».Purtroppo, caro Pier Paolo, questa ovvietà è venuta meno. Sia in nome di quel nichilismo laico borghese contro cui hai lottato per una vita. Che negli stessi ambienti a te più vicini, che anzi oggi rinnegano sia la difesa della vita, che i poeti che avevano idolatrato un tempo.
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