2021-11-15
«Sono un gay di destra. E sono discriminato dalla lobby arcobaleno»
Francesco Mangiacapra (Facebook)
Francesco Mangiacapra, l'uomo che fece tremare la Chiesa con le sue rivelazioni: «Dico no all'ideologia gender a scuola. E gli attivisti mi minacciano».Francesco Mangiacapra è l'ex escort gay che fece tremare la Chiesa, quando, nel 2018, consegnò al cardinale napoletano Crescenzio Sepe un dossier di 1.200 pagine sui sacerdoti e i prelati che avevano goduto dei suoi «servizi». Provocatore, eterodosso, nemico dell'ideologia gender. Mangiacapra ha pubblicato un libro, Il golpe del politicamente corretto. Quando le minoranze divengono dittatura (Edizioni l'Isola di Patmos), con prefazione di padre Ariel S. Levi di Gualdo. E in quelle pagine, non risparmia nessuno: gli animalisti, gli antifascisti, gli islamici, i rom. E, ovviamente, gli omosessuali.Lei è un gay dichiarato?«Sono un gay dichiarato e un attivista per l'autodeterminazione».È stata dura fare outing?«L'outing è quando qualcuno ti sputtana… Io ho fatto coming out».La dichiarazione spontanea?«Esatto. L'ho fatto tanti anni fa e non ho mai subito discriminazioni omofobe».Nonostante lei sia di Napoli.«Che è una città molto inclusiva, dove addirittura la transessualità viene vissuta come un tertium genus: i cosiddetti femminielli sono storicamente integrati».Avrebbe potuto intraprendere da subito una carriera brillante.«Ho fatto il liceo classico dai padri Scolopi, ho studiato giurisprudenza e sono un avvocato».Però si mise a fare l'escort. Come accadde?«Per caso, perché proprio un avvocato, per mezz'ora di sesso, mi aveva offerto la cifra che guadagnavo come praticante in un mese».Intravide i soldi facili.«Non facili: veloci».Perché non facili?«Vendere il corpo è una cosa impegnativa».Parla di quando si presenta un cliente brutto o sgradevole?«Anche. Ma poi c'è uno stigma sociale. La prostituzione ti toglie molta dignità».Lei, dunque, faceva l'escort apertamente?«Sì: lo inquadravo nella mia intenzione di promuovere l'autodeterminazione. Ma devo dire che sono stato stigmatizzato e discriminato soprattutto dalla lobby gay».E come mai?«Nella sua mania di “normalizzazione", la lobby gay diventa molto più moralista e bacchettona delle persone normali».Il problema era, quindi, che lei non rappresentava l'omosessuale da Mulino Bianco, con la famiglia arcobaleno, ma era un libertino?«Esattamente».Il suo cliente tipo?«Professionisti, persone di alto rango… E molti sacerdoti».Ecco. Che gente era?«Essendo sessualmente più repressi, i sacerdoti erano anche i più perversi».Può darci un'idea?«Alcuni amavano pratiche di sottomissione estrema, in cui il sesso diventava marginale e la componente prevalente era l'umiliazione, o il feticismo di oggetti medici».I suoi clienti «di Chiesa» dove li incontrava?«Da Roma in giù».Nel dossier che preparò c'erano nomi e cognomi?«Nomi e cognomi di 50 sacerdoti, con foto e video in atteggiamenti compromettenti. C'era uno che si masturbava davanti alla statua della Madonna».Questa cosa è atroce.«E l'unico ad aver chiesto scusa per non aver saputo vigilare, è stato il vescovo Vincenzo Carmine Orofino. Si mise anche a piangere durante una messa di Pasqua».Che conseguenze ci sono state?«Sono stati aperti diversi provvedimenti, ma nessuno di questi preti è stato rimosso dal proprio incarico. Molti sono stati temporaneamente spostati, senza che venisse spiegata la reale motivazione. E dopo un po' di mesi sono tornati in parrocchia».Lei è religioso?«Sono agnostico, però mi definisco orgogliosamente cristiano, perché il cristianesimo è il fondamento della nostra civiltà, una religione di pace che ha portato in Europa il progresso civile. Se ci fossero stati i musulmani, io che fine avrei fatto?».In effetti, la condizione degli omosessuali in Italia non è la stessa dell'Arabia Saudita, no?«E infatti, alla lobby gay vorrei dire: andatelo a fare in un Paese islamico, il gay pride. Quello sì che sarebbe un atto di coraggio».Lei era contrario al ddl Zan?«Sì, perché il Codice civile e il Codice penale ci proteggono già. Io stesso, quando sono stato aggredito e diffamato, ho trovato piena tutela giuridica. Il mondo omosessuale trabocca di vittimismo, con quella legge i gay volevano diventare vittime di serie A».Però lei ha appena ammesso di aver subito aggressioni.«Sì, ma sono stato discriminato esclusivamente da omosessuali, perché il mio modello di vita non era conforme all'immagine della famiglia arcobaleno, che la lobby Lgbt vuole normalizzare».Che le hanno fatto i gay?«Innanzitutto, i miei libri e gli articoli su di me sono ostracizzati dalle testate Lgbt italiane. Del mio dossier ha parlato persino il New York Times, e Gay.it no. Un attivista di Arcigay Salerno mi ha pubblicamente diffamato e mi ha dovuto risarcire».Per quale affermazione?«Aveva detto che al gay pride dovevano pestarmi. Un transessuale pugliese aveva minacciato di accoltellarmi. Alla fine, ha dovuto risarcirmi pure lui. Tutte frasi scritte prevalentemente su Facebook. Arcigay, invece, mi ha espulso».Lei parla di «lobby gay».«Assolutamente, la lobby gay esiste. È per questo che si va a perdere tempo in piazza, per una legge che la stessa sinistra ha affossato, visto che, con il gender nelle scuole, pretendeva che si spiegasse ai ragazzini di 7-8 anni che un uomo lo può prendere dietro da un altro uomo. Questo significa voler sovvertire la società».E l'identità di genere?«Perché, se domani mattina mi identificassi come donna, la società dovrebbe essere costretta a considerarmi tale? Peraltro, i trans possono già cambiare sesso e - questo non viene mai detto - anche se non si operano, possono vederselo riattribuito ufficialmente. Il problema del mondo gay non è l'omofobia, è il vittimismo».In che senso?«Il passaporto di vittima ti apre le porte di tutto. Basta dire: “Sono stato discriminato in quanto omosessuale". Sa che mi è successo di recente?».Sentiamo.«Sono andato in una discoteca etero e ci ho provato con un ragazzo che credevo fosse omosessuale. Mi sbagliavo. Secondo la narrativa Lgbt, quello avrebbe dovuto pestarmi».E invece?«Si è scusato per avermi rifiutato. Voleva offrirmi da bere, per dimostrare che non mi stava discriminando. Sa che vuol dire questo? Che noi gay siamo identificati immediatamente come vittime».Nel suo libro, denuncia una sorta di moda che avrebbe preso piede nel mondo gay: sottovalutare, o addirittura cercare il contagio da Hiv. Com'è possibile?«Per quanto cinico possa sembrare, l'Aids è stato in passato, per la lobby gay, una preziosa occasione per affermarsi come una minoranza vittimizzata. Oggi la situazione è cambiata: la lobby gay è più forte e impone di sdoganare anche l'Aids, esigendo di elevarlo a un vero e proprio stile di vita».Ma è pazzesco. Sicuro di non esagerare?«Guardi che ciò avviene in tutte le grandi città in cui c'è una nutrita comunità Lgbt: Milano, Berlino, Parigi… Passa l'idea che basta una pillola al giorno per tenere sotto controllo l'Hiv. Non si dice che con gli antiretrovirali si fa una vita di m… Non sono caramelle, sono farmaci pesanti, con effetti collaterali che possono essere altamente invalidanti e persino mortali».Lei documenta casi di associazioni arcobaleno che propagandano questo stile di vita, magari pubblicizzando la Prep, la profilassi pre esposizione.«Non voglio fare il dietrologo su Big pharma. Ma basta andare sul sito della casa farmaceutica che produce la Prep, dove c'è l'elenco dei progetti con cui sovvenziona le associazioni Lgbt, tra cui anche Arcigay».Quindi?«I farmaci prescrivibili non si possono pubblicizzare. Il gioco, allora, è questo: si danno soldi alle associazioni Lgbt in modo che siano loro a pubblicizzarli, con la scusa delle campagne d'informazione e di prevenzione. Fino a 15 anni fa, le campagne informative riguardavano l'uso del preservativo. Oggi, va di moda dire che l'Hiv è una passeggiata di salute e che - cito testuali parole di uno slogan Arcigay - l'unica differenza tra avere l'Hiv e non averlo, è saperlo». L'Hiv, comunque, è un problema anche degli etero.«Certo, però - è un'altra cosa che la lobby gay non vuole sentire - l'Hiv è molto più diffuso tra gli omosessuali, che sono molto più promiscui. Altro che famiglie arcobaleno».E lei com'è?«Io mi batto per il diritto di scopare con chiunque, purché lo si faccia con il preservativo».La maggior parte dei gay la pensa diversamente da lei?«Non credo. Le associazioni, che sono tutte politicizzate, a sinistra ovviamente, fanno più rumore dei tanti gay che hanno compiuto una scelta sessuale e affettiva e vivono l'omosessualità, non l'omosessualismo».L'omosessualismo?«Questa ossessione di essere gay e prenderlo in c… Io vivo tutto in funzione del mio benessere di persona e di cittadino. La nostra priorità è avere casa, lavoro, una sanità che funzioni, o lottare per i diritti Lgbt e, per fare un po' di coesione tra le minoranze, pure per l'ecologia e gli immigrati? Accusano la destra di essere populista, ma il vero populismo è quello della lobby gay».Non ci dica: lei vota a destra?«Da sempre».
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