2019-07-01
Sono i «no» che ci fanno diventare grandi
La più grande lacuna educativa della nostra società è l'incapacità di contraddire i desideri dei figli. La troppa permissività avvilisce il ruolo dei padri e alla fine diventa pericolosa: è quella che genera la furia distruttrice dei centri sociali. Parliamo di «frustrazione».Non bastonate i vostri figli: non gli forgerà il carattere, gli distruggerà solo l'anima. E su questo siamo d'accordo. Questo concetto non era chiaro in passato. Due dei maggiori ideologi del pestaggio sistematico degli infanti sono stati Martin Lutero e il pediatra tedesco Daniel Gottlob Moritz Schreber, che nella prima metà dell'Ottocento elaborò un insieme di teorie che nel loro insieme furono denominate pedagogia nera, espressione utilizzata per la prima volta dalla sociologa Katharina Rutschky, e poi dalla psicanalista Alice Miller. Era vietato prendere in braccio i bambini, bisognava lavarli nell'acqua fredda, punizioni fisiche erano sempre pronte. Tra i consigli più criminali, violenti e strampalati un clistere di acqua gelata ai maschi alla sera per prevenire tentazioni di autoerotismo. L'obiettivo ufficiale pedagogico del dottor Schreber era di rendere i bambini ubbidienti, in realtà celava istinti sadici. Ebbe due figli maschi, uno morto suicida e l'altro finito psicotico in ospedale, che ci ha lasciato un libro, Memoria di un malato di nervi.All'inizio della mia carriera di medico, negli anni Settanta, ho incontrato un'anziana paziente che mi raccontò che ai suoi tempi era vietato prendere i bambini in braccio. Lei aveva allattato china sulla culla. Come una vacca. Il gesto di allattare il bimbo in braccio era stato vietato da pediatri, pedagogisti e forse ostetriche che si erano dichiarati depositari della «scienza» e sostituito con un gesto animale.La frustrazione, la frustrazione dell'impotente torturato per una «sua» colpa non risolvibile, era la base del sistema educativo. Con queste durissime regole furono educati i volenterosi carnefici di Adolf Hitler, che ribaltarono il sadismo appreso su altri innocenti. Una serie di pedagogisti non meno pericolosi di Schreber, basandosi sulla teoria delirante del buon selvaggio di Jean Jacques Rousseau, hanno vietato la frustrazione. Il dottor Benjamin Spock il più famoso, Marcello Bernardi il peggiore, con una politicizzazione della vita familiare, che vede il padre come capitalista, la madre e i figli come proletariato, la famiglia in situazione di conflitto sindacale permanente. L'odio per il padre, l'odio per l'uomo lo trovate in questi libri. L'odio per la forza, che non deve esistere perché è sempre «cattiva», lo trovate qui. Stare a guardare i propri figli con aria idiota mentre sputano addosso alla vicina di casa, deridono o picchiano il ragazzino più fragile, urlano cicciona dal finestrino alla signora grassa, li distruggerà. I bambini nascono di tre chili e mezzo di peso e cinquanta centimetri di statura proprio perché ci sia un adulto, anzi due di sesso diverso, per prenderli in braccio, coccolarli, nutrirli, scaldarsi, assumersi la responsabilità delle scelte che li riguardano fino a quando non saranno in grado di assumersi la responsabilità di sé stessi.L'incapacità di molti genitori di dire «no» ai propri figli disattiva in questi ultimi la capacità di tollerare le frustrazioni. Capacità che si forma per allenamento progressivo in età idonea.Non bisogna allenare un piccolino di tre giorni ad aspettare l'ora della pappa. Bisogna dargli da mangiare quando ha fame. A cinque anni un bambino è in grado di aspettare l'ora di cena, non è necessario alla sua sopravvivenza che mangi immediatamente, non appena ha fame o semplicemente voglia di qualche cosa. È fondamentale insegnare a un bambino di otto anni che potrà avere la nuova bici solo alla fine dell'anno scolastico e solo se avrà raggiunto quella media: quella bici sarà splendida, gli avrà insegnato a guadagnarsi le cose.Di capitale importanza è che il quattordicenne impari che è abbastanza in gamba da affrontare la classe senza quel tipo lì di pantaloni (o giacca o scarpe o quello che è) e che farsi amare o rispettare non dipende dal vestiario. La capacità di tollerare le frustrazioni è il primo passo per arrivare alla la capacità di trasformare le frustrazioni in occasioni.La frustrazione nel processo educativo è come il colesterolo: l'eccesso (Schreber) uccide e la mancanza (Spock, Bernardi) non è compatibile con la sopravvivenza. Come il colesterolo può essere buona, necessaria alla crescita, o cattiva, distruttiva. È il padre che impone la frustrazione con il processo educativo, rompendo così il rischio che il rapporto tra madre e figlio diventi simbiotico, eccessivo. Rappresentare la frustrazione educativa come il male assoluto manifesta non solo odio verso il normale processo educativo, e in particolare per il suo ruolo paterno, ma verso il bambino, che può essere messo al mondo solo se prefetto e in condizioni perfette: se poi deve essere frustrato, per esempio perché povero, meglio non metterlo al mondo. Rappresentare la frustrazione educativa come il male assoluto manifesta odio per la società, perché una persona educata senza frustrazioni, mai, meravigliosamente priva di ogni senso di colpa, sviluppa il comportamento chiamato disturbo antisociale di personalità.Franco Nembrini è un magnifico esempio di qualcuno che ha trasformato la frustrazione per la povertà, per la necessità di lavorare, ancora ragazzino, duramente e lontano da casa, in risorsa: l'amore per Dante Alighieri. Grazie al suo «esilio» su altrui scale, le scale del droghiere da cui era a servizio, capì Dante e cominciò ad amarlo. Ci sono stati tempi magnifici, prima del delirio della «maternità responsabile», in inglese planned parenthood, nome della più terrificante clinica abortista, quando si mettevano al mondo bambini fidando nella Provvidenza. Oggi moltissimi scuoterebbero il capo davanti a questa ignominia. Non si può far nascere un bambino da povero. È frustrante. Meglio morto che frustrato. Il suo best interest è non nascere. Fortunatamente qualche decennio fa si riteneva che la vita fosse una fortuna, e così questi bambini poverissimi che poi hanno illuminato il mondo hanno avuto la ventura di nascere.La teoria che circola nelle facoltà di sociologia che la maggiore illegalità, il maggiore disordine sociale, con consumo e spaccio di sostanze e alto numero di gravidanze precoci e indesiderate si accompagna alla povertà, è un errore. La maggiore illegalità si accompagna alla mancanza di valori. La mancanza di valori causa povertà oltre che illegalità. Dove i valori sono forti, tramandati da genitori forti con processi educativi forti che includano dosi ragionevoli di frustrazione educativa, non si crea illegalità e il forte senso del dovere permette di risolvere la povertà in una generazione. I rampolli della mafia e dei divi di Hollywood vivono disperati e pasciuti, sprofondando nella miseria appena si distraggono. Nei più esclusivi college statunitensi il consumo di alcool e droghe non leggere è, diciamo, imbarazzante. Criminalità zero ce l'hanno i ragazzi amish che vivono senza riscaldamento ed elettricità, e vanno a scuola dopo essersi alzati all'alba per arare.Nell'estate del 1986 sono andata in Etiopia, nel Sidamo, luogo poverissimo ma di altissima religiosità copta, con criminalità zero. Da confortevoli casette riscaldate con i frigoriferi pieni vengono i lazzarelli dei centri sociali che periodicamente devastano le nostre città, arrivando a prendere a picconate le strade per trasformarne i frammenti in materiale da combattimento, per poi andarsene a riposare nei loro lettini puliti, nelle loro casette ordinate dove nessuno è entrato per spaccare computer e televisori. Padri incapaci non hanno imposto a loro la frustrazione educativa, loro impongono al mondo e alle forze dell'ordine la frustrazione ignobile dei diritti calpestati. Una nazione dovrebbe essere fondata sui diritti inalienabili dei cittadini. Il diritto a camminare nelle proprie strade, a possedere un'auto e parcheggiarla senza che sia bruciata, il diritto al rispetto dei propri luoghi storici e di culto, sono diritti inalienabili. Persone incapaci a gestire la frustrazione, «educate» senza processo educativo, quando vince il partito avverso o semplicemente quando non hanno di meglio da fare, bruciano auto e sfasciano vetrine, generando altra frustrazione nelle vittime. Uno Stato decente non può permettere, mai, che il senso della giustizia sia frustrato nei cittadini. Il dovere di uno Stato è proteggere questi diritti nell'unica maniera in cui si difende la libertà e il diritto: con la forza. Dove esiste incapacità a usare la forza, l'arbitrio prevale e travolge tutto. Uno Stato non può esporre periodicamente i propri difensori ad assalti che restano impuniti. È frustrante, una frustrazione dannosa, dolorosa, intollerabile.
Jose Mourinho (Getty Images)