2020-08-24
«Sono gli ufficiali sanitari l’arma delle Regioni per farsi valere su Roma»
Per il costituzionalista Mario Esposito,, il provvedimento siciliano appare di difficile esecuzione «Le Asl, tuttavia, possono disporre della forza pubblica in casi di emergenza».«Entro le 24 di domani tutti i migranti presenti negli hotspot e in ogni centro di accoglienza della Sicilia dovranno essere improrogabilmente trasferiti in strutture fuori dall'isola», recita una delle disposizioni del provvedimento firmato l'altra notte dal governatore siciliano Nello Musumeci. L'ordinanza che sancisce lo sgombero degli hotspot e dei centri d'accoglienza entro oggi ovviamente, oltre a una marea di polemiche politiche, ha provocato la reazione del Viminale: «La posizione del governo è che la materia è di competenza statale». Dal ministero dell'Interno replicano lapidari al provvedimento della Regione Sicilia: «L'ordinanza di Musumeci non ha alcun valore». La mossa siciliana, però, deve avere lasciato il Viminale di stucco. Perché alcune questioni di carattere giuridico l'ordinanza di Musumeci le pone. E siccome dal ministero hanno fatto sapere alla stampa che c'è l'intenzione di impugnare il provvedimento, «si aprono degli scenari che riguardano il conflitto di attribuzione», ovvero una situazione di contrasto tra istituzioni, la cui risoluzione è disciplinata dalla Costituzione, quando avviene tra poteri dello Stato o, come in questo caso, tra Stato e Regioni, spiega alla Verità il giurista Mario Esposito, ordinario di diritto costituzionale all'Università del Salento. Il governatore siciliano ha fatto notificare l'ordinanza a tutte le Prefetture siciliane. Cosa accadrà oggi? «Letto così, il provvedimento appare inefficace o non eseguibile, perché le Regioni non dispongono di un organo di polizia alle proprie dipendenze, quindi Musumeci oggi non avrà chi mandare a eseguire materialmente l'ordinanza». Quindi ha ragione il ministero?«Il governo ha il coltello dalla parte del manico in questo senso, ma il problema non è legato all'eseguibilità diretta e fine a se stessa. Si potrebbe aprire un conflitto giuridico-giudiziario. Musumeci sembra partire da questo presupposto: poniamo che le competenze siano dello Stato, ma se lo Stato queste competenze non le esercita, interferendo con le competenze della Regione e con la tutela della popolazione della regione, che è anche una Regione a statuto speciale, allora intervengo io come governo regionale e faccio quello che lo Stato non sta facendo. E se anche la gestione dei migranti dovesse risultare di appannaggio esclusivo dello Stato, c'è l'aspetto sanitario da non tralasciare». Quindi la carta giocata da Musumeci potrebbe trovare eseguibilità sotto l'aspetto sanitario?«Beh, bisognerà valutare se gli ufficiali sanitari, che dipendono dalle Regioni e sono una figura che in qualche misura può disporre l'intervento della forza pubblica, possano intervenire in questo senso».È come per i Tso, i trattamenti sanitari obbligatori, che vengono proposti ai sindaci dalle Aziende sanitarie?«Esatto, dalle Aziende sanitarie potrebbero sostenere che, in quanto autorità sanitaria, bisognerà dare pronta esecuzione al provvedimento, ma per ora siamo nel campo delle ipotesi».Dal punto di vista giuridico invece cosa potrebbe accadere? L'ordinanza regionale di cinque pagine si chiude col divieto «di ingresso, transito e sosta nel territorio della Regione siciliana da parte di ogni migrante che raggiunga le coste siciliane con imbarcazioni di grandi e piccole dimensioni, comprese quelle delle Ong».«Io mi chiedo: è possibile che quando si tratta di migranti cessino le competenze sanitarie regionali? Se la Regione ritiene la situazione insostenibile e lo Stato non interviene cosa si fa? L'ordinanza di Musumeci, quindi, ha sì un valore politico, ma sotto questo aspetto ha anche un importante valore giuridico».La faccenda potrebbe diventare quindi molto spinosa sotto questo aspetto.«È un serio conflitto di attribuzione. Il Tar ordina lo stop delle discoteche partendo dal presupposto che il diritto sanitario, costituzionalmente garantito, prevalga su ogni altra cosa, poi, però, quando di mezzo ci sono i migranti e il sistema dell'immigrazione le regole sembrano cambiare. È chiaro a questo punto che ci troviamo di fronte a un grandissimo gioco mediatico piuttosto che politico».Praticamente ora cosa potrebbe accadere?«C'è un provvedimento emanato da un'autorità regionale che in astratto è esecutivo, ma che di fatto è ineseguibile perché la Regione non ha a disposizione le forze di polizia. Il governo non potrà arroccarsi solo sostenendo che non ha efficacia, probabilmente farà ricorso al Tribunale amministrativo a meno che non voglia sollevare una questione costituzionale. In altri casi, però, provvedimenti come questo sono stati impugnati dinanzi al Tar». L'immigrazione, come anche l'ordine pubblico, sono materie di competenza nazionale. Ed è per questo che qualunque ordinanza emessa da una Regione o da un Comune sconfini in quelle materie viene disattesa e impugnata da Palazzo Chigi. Con molta probabilità è in tribunale che ora si sposterà la battaglia. Unico nodo, il più spinoso, è quello legato all'aspetto sanitario. E in questo caso Musumeci sembra aver imbroccato proprio l'unica strada giuridica perseguibile.