Giornali e politica hanno deformato le parole del conduttore e demonizzato il generale. Ma la maggioranza condivide quel che hanno detto. Il vero dato choc: per un interpellato su due c’è scarsa libertà d’espressione.
Giornali e politica hanno deformato le parole del conduttore e demonizzato il generale. Ma la maggioranza condivide quel che hanno detto. Il vero dato choc: per un interpellato su due c’è scarsa libertà d’espressione.Ormai è chiaro: Paese reale e Paese mediatico viaggiano su due binari paralleli. Il caso sorto attorno al libro del generale Roberto Vannacci, così come quello relativo alle dichiarazioni di Andrea Giambruno sui recenti casi di stupro, ci raccontano di un’élite politica, intellettuale e giornalistica che si indigna, che frigna, batte i piedi, grida al golpe e alla Costituzione calpestata, ma lo fa in modo autoreferenziale, non seguita da una popolazione molto più laica e riflessiva, quando non orientata in senso opposto. Proprio per verificare quanto le polemiche pubbliche su questi due temi caldi rispecchiassero l’opinione diffusa nella società reale, il nostro giornale ha commissionato all’agenzia Tecnè un sondaggio dall’esito rivelatore. Ebbene, la rilevazione ci mostra un’Italia che fa molta meno fatica di analisti e commentatori a contestualizzare adeguatamente le parole di Giambruno. E che è quanto meno spaccata in due sul caso Vannacci, a fronte di un dibattito mediatico in cui le voci favorevoli al generale sono state praticamente sovrastate dal coro unanime di chi ne chiedeva la sostituzione, la dimissioni, magari, perché no, l’arresto. Certo, si tratta di una rilevazione statistica, con tutti i limiti che tradizionalmente ha questo tipo di strumento. Un sondaggio non è la voce di una nazione. Ma, se è per questo, lo è tanto meno il discorso di una casta mediatica che parla un gergo esoterico, si nutre di priorità tutte sue e porta avanti un’agenda che è in diretta contrapposizione con il sentire della maggioranza degli italiani. Almeno sul caso Vannacci, del resto, una cartina di tornasole oggettiva esiste, e ne abbiamo già parlato in questi giorni sulla Verità: il successo editoriale de Il mondo al contrario è senza precedenti e lascia sgomenti gli addetti ai lavori. A prescindere dalla bontà o meno degli argomenti proposti dall’ufficiale, è davvero difficile non vedere in tale fenomeno un grido di rivolta contro un’egemonia culturale, i suoi programmi dottrinari, le sue strategie ricattatorie e autoritarie. Ma torniamo al sondaggio. Una maggioranza schiacciante degli intervistati è d’accordo, nella sostanza, con le preoccupazioni di Giambruno: una figlia adolescente non dovrebbe dare confidenza a chi non conosce bene (lo pensa il 96% di chi ha in famiglia una ragazza adolescente e il 95% del totale, secondo i dati aggregati riportati in tabella; la rilevazione, in questo e negli altri quesiti, distingue poi tra chi risponde «sicuramente» e «probabilmente» sì o no: in questo caso, il 62% risponde «sicuramente sì» e il 33% «probabilmente sì») o ubriacarsi e drogarsi fino a perdere il controllo (95% in entrambi i gruppi). Appena meno imponente la maggioranza, comunque schiacciante, di chi consiglierebbe a una ragazza di non vestirsi in modo eccessivamente vistoso (74% di chi ha in famiglia una ragazza adolescente e 67% del totale). Per il 76% di chi ha a che fare con gli adolescenti e per il 71% del totale, bere fino a perdere il controllo espone a essere vittime di violenza. Nonostante questo, le parole di Giambruno restano comunque un tema divisivo, ma il 58% di chi ha in famiglia una ragazza adolescente e il 50% del totale ritiene che il giornalista non abbia comunque in alcun modo colpevolizzato le vittime di stupro. Quanto a Vannacci, il 47% degli intervistati ritiene che le sue parole non violino la Costituzione, contro un 40% di avviso contrario. Allo stesso modo, il 44% degli intervistati non vi vede un incitamento all’odio, contro il 42% di chi la pensa all’opposto. Ma è soprattutto l’ultimo quesito a essere interessante: per il 52% degli intervistati, contro il 48% che la vede diversamente, entrambi i casi, quello di Giambruno e quello di Vannacci, hanno a che fare con un problema di libertà d’espressione. Ed è proprio questo il punto. Si può legittimamente dissentire dalle affermazioni dell’uno e dell’altro. Si può anche ritenere che abbiano sbagliato toni o tempi, che il senso dell’opportunità o anche la semplice furbizia avrebbero dovuto suggerire di procedere in maniera diversa. Ma l’alzata di scudi è stata così monolitica e feroce da essere diventata essa stessa il problema. E, fermo restando che la libertà d’opinione vale per tutti, giornalisti compresi, e che la critica è sempre lecita, resta un interrogativo: ma un sistema mediatico e intellettuale così compattamente schierato, così diligentemente militante, così determinato a portare avanti certi valori più che a raccontare il Paese, fornisce davvero un buon servizio alla convivenza civile nell’Italia del 2023?
iStock
Lo si trova nei semi oleosi e nelle noci, così come in salmone, tonno e acciughe. Però oggi molti tendono ad assumerne quantità eccessive.
Paolo Violini (Youtube)
Il nuovo direttore del laboratorio. Restauro dipinti e materiali lignei del Vaticano: «Opereremo sul “Giudizio universale” e sulla Loggia del Sanzio nel cortile di San Damaso. Quest’ultimo intervento durerà cinque anni».
Ansa
Il dossier del nucleare iraniano sta tornando al centro dell’attenzione. Sabato, Teheran ha dichiarato decadute tutte le restrizioni previste dall’accordo sull’energia atomica, che era stato firmato nel 2015.
Ecco #DimmiLaVerità del 20 ottobre 2025. Ospite l'esperto di geopolitica Daniele Ruvinetti. L'argomento del giorno è: "La trattativa Trump-Putin sull'Ucraina".






