2023-10-12
Soldi dagli emiri ed estremisti in casa. Così ci siamo fatti fregare due volte
Dopo Hamas, le piazze anti Israele s’infiammano in Europa. Negli anni abbiamo accettato quei petrodollari che finanziano il terrorismo e migliaia di immigrati che odiano la democrazia. Così i governi sono ricattati.Era marzo del 2015, quando Qia, Qatar investment authority, che già aveva il 40% del progetto di Milano Porta nuova, ha deciso di salire e diventare il Paese di riferimento dell’immobiliare in Italia. Era due mesi prima dell’Expo, con la consapevolezza di cavalcare un’onda. Il denaro del Qatar all’Italia è sempre piaciuto. Addirittura, sempre ai tempi di Matteo Renzi, a salvare Mps sarebbe dovuto essere il fondo di Doha, che in cambio ci avrebbe piazzato accordi a lungo termine sul gas. Tradotto. Salvo la banca rossa ma ti leghi le mani sull’energia. L’accordo è saltato. E negli anni dopo la passione è un po’ scemata. Il Qatar però ancora oggi ha un peso nella nostra economia e non solo nel settore immobiliare. Oltre agli hotel e gli ospedali in Costa Smeralda, accordi con nostre aziende per lo sviluppo delle rinnovabili e joint venture sulla moda. Qia, in Europa, ha anche quote di Volkswagen, Vievendi, Total, squadre di calcio e la banca inglese Barclays. Una strategia finanziaria che richiama quella applicata nei Balcani. Là si sostengono moschee, qui da noi - ma il discorso vale per tutta Europa - si crea una rete di ricchezza che prima o poi chiederà indietro gli interessi. Ma soprattutto sembra mirata a sostenere una politica di accoglienza verso le masse di immigrati di religione musulmana provenienti da Sud. Abbiamo sopra fatto l’esempio del Qatar, ma i petrodollari hanno diversi Paesi di provenienza con logiche a volte parallele, a volte in conflitto. Il risultato però rischia di essere il medesimo. E lo stiamo toccando con mano in queste ore.Fino a una decina di anni fa, quando accadeva un fatto drammatico in Israele e il governo di Gerusalemme decideva di reagire e di attaccare, a infiammarsi era le piazze in Egitto, a Damasco, a Tripoli o ad Algeri. Adesso, no. A incendiarsi sono le strade di Berlino, Parigi, Londra e pure Milano. Abbiamo visto protestare contro Israele masse di immigrati che palesemente sostengono Hamas. Che odiano Israele. Al di là delle amicizie a sinistra e del sostegno latente di un pezzo di politica nostrana, il problema è che i governi europei si trovano a un bivio. Chi sostiene le attività palestinesi di Hamas dovrebbe essere in automatico equiparato ai terroristi che la scorsa settimana hanno materialmente ucciso gli ebrei di Israele, i coloni nei kibbutz, e rapito ragazze occidentali portandole dentro la gabbia di Gaza. Eppure nei governi europei si è creato imbarazzo. Si è capito che è dinamite da maneggiare con cura. Hanno capito che ci siamo portati in casa gente che nulla ha a che vedere con la cultura occidentale e le nostre democrazie. Purtroppo il terrorismo di Hamas è sostenuto da quegli stessi Paesi che negli anni passati hanno investito miliardi di dollari nei nostri Paesi. La debolezza degli europei è stata quella di non capire che prima o poi la storia ci avrebbe chiesto il conto. Nulla è gratis. Tanto meno il denaro. Ecco perché sarebbe il caso di rivedere le politiche migratorie e al tempo stesso le scelte dei partner strategici. Più che mai ora si impone una valutazione nelle alleanze economiche tra nazioni. L’ex cancelliere tedesco Angela Merkel ha regnato a lungo. In cambio ha dovuto però cedere un pezzo di sovranità accettando che dentro la Germania si creasse una realtà parallela di turchi che prima di rendere conto alla Germania rispondono ad Ankara. E alle sapienti quanto spregiudicate scelte di Recepp Erdogan. La comunità turca vale un sacco di voti in Germania, ma è valsa anche l’obbligo di chiudere un accordo sugli immigrati. Ben sei miliardi finiti nelle tasche di Ankara oltre al potere di ricattarci aprendo e chiudendo i rubinetti dei flussi. L’attacco diabolico di Hamas e le uccisioni a sangue freddo di bimbi e anziani hanno travolto il Sud di Israele ma per certi versi hanno creato un’onda che si è infranta contro le nostre finestre. L’orrore delle violenze è scioccante. Ma lo è ancor di più vedere piazze piene a festeggiare tali uccisioni. Piazze che non sono a Gaza, ma qui dietro l’angolo. La nostra impotenza è palpabile. È vero che siamo democrazie, ma ciò non significa che dobbiamo sempre scendere a compromessi. Ci sono valori che non sono negoziabili e bisogna, oltre al coraggio, avere la forza di sostenerli. La forza è a volte civile, altre volte militare e, sempre e in ogni caso, finanziaria. Diffidate dai buonisti terzomondisti. Si sono già venduti al miglior offerente che per giunta li disprezza. Non sappiamo che cosa succederà dopo la rioccupazione di Gaza. Speriamo che il conflitto non passi da livello regionale a continentale. Quello che certo è che i soldi di teocrazie arabe e le piazze che celebrano Hamas sono un campanello di allarme. Non possiamo cancellare il passato, dovremmo però essere liberi di trattare da terroristi anche i supporter dei terroristi. Per farlo dovremo purtroppo mandare più spesso i nostri soldati in giro per Africa o altri posti caldi. Infine nota per le redazioni, come si suol dire. I complottisti antisionisti che oggi fanno i distinguo e usano la parola «ma» dopo aver condannato l’attacco della scorsa settimana sono gli utili idioti dell’invasione che loro stessi denunciano tirando in ballo Bilderberg.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.