2024-10-05
I soci di Confindustria energia sfiduciano il presidente pro green
Agostino Re Rebaudengo (Ansa)
L’assemblea del 14 sostituirà Agostino Re Rebaudengo, da tempo nel mirino per la sua gestione.Nel 2022 sosteneva che l’installazione di 60 Gw di nuovi impianti rinnovabili nei prossimi tre anni sarebbe stato un obiettivo «concreto e fattibile». Per fortuna in pochi avevano creduto alle parole di Agostino Re Rebaudengo, da ormai sei anni presidente di Elettricità futura, l’associazione confindustriale che raggruppa le più importanti aziende della produzione elettrica in Italia (come Enel, Edison, Eni e Erg). Ora il tempo di Re Rebaudengo è scaduto: il prossimo 14 ottobre sarà sostituito dopo sei anni di presidenza. I suoi sostenitori, cioè associazioni ambientaliste nazionali come Wwf e Kyoto club, lo difendono, sostenendo che il nuovo corso confindustriale e il governo Meloni siano più sensibili al nucleare e ai combustibili fossili. Ma la lettura appare molto superficiale, perché da quel che trapela non è intenzione né di Confindustria né dell’esecutivo frenare in un settore, in particolare nel fotovoltaico, dove si contano 76.400 occupati, quasi il doppio rispetto al 2022. Emanuele Orsini lo ha ribadito anche pochi giorni fa. «Noi», ha spiegato, «non siamo contrari al mix energetico, ben vengano l’eolico, il fotovoltaico e tutte le fonti rinnovabili, ma dobbiamo dirci le cose come sono: oggi al 30 luglio, dell’energia prodotta in Italia, il 19% è dato dalle fonti rinnovabili, il 16% è idroelettrico, il 40% gas, il 20% lo acquistiamo dalle centrali nucleari francesi, il resto un po’ di carbone e altro». Basta prendere questi dati per capire il malessere dentro Elettricità futura nei confronti del presidente. Sono le stesse aziende che si occupano di rinnovabili a non volere più Re Rebaudengo ai vertici Elettricità futura. Sia gli associati più grandi sia quelli più piccoli, infatti, lamentano da anni una carenza nella gestione dell’associazione. E alcuni di loro fanno anche notare che lo stesso presidente è titolare di Reba capital, una società di private equity con sede in Lussemburgo che opera nel settore delle energie rinnovabili. Per di più non è neppure un segreto. Due anni fa sui giornali di settore emersero gli attriti con il direttore generale Andrea Zaghi. Negli ultimi anni Re Rebaudengo si è inimicato la maggior parte degli associati, tra cui anche gli stessi player che investono nel settore delle rinnovabili. Emblematico è stato il caso di Anev, l’associazione di protezione ambientale che vede riunite oltre 120 aziende che operano nel settore eolico e oltre 5.000 soggetti, tra produttori e operatori di energia elettrica. Dopo anni di tentativi di fondere le due associazioni, una proposta portata avanti da Confindustria e dagli associati più importanti, Re Rebaudengo ha deciso di opporsi sia per dissapori con il presidente di Anev Simone Togni sia perché a un aumento degli iscritti sarebbe corrisposto anche una sua perdita di potere. La questione fece storcere il naso a molte aziende, tra cui A2A, Erg, Edison, Sorgenia e Duferco. Nell’assemblea straordinaria della prossima settimana, quindi, si cercherà un successore, su cui al momento c’è massimo riserbo. Sul nome avrà l’ultima parola Aurelio Regina, che ha la delega all’Energia dentro Confindustria. A quanto pare Re Rebaudendo non vorrebbe abbandonare l’incarico, nonostante sia in proroga. Eletto nel 2020, quando al governo c’era il Movimento 5 stelle, con un mandato di quattro anni che scade quest’anno, nel 2022 aveva ottenuto una proroga di due anni, fino al 2026. Aveva sfruttato insomma quel pacchetto di proroghe proposta dall’ex presidente Carlo Bonomi, in buona sostanza una possibilità data da Confindustria per compensare lo stop delle attività associative durante il Covid. Per di più Re Rebaudengo ha goduto negli anni dell’appoggio Francesco Starace. Ancora adesso, nel settore, c’è chi sostiene che sia stato l’ex numero uno di Enel, prima di andarsene, a spingere per una proroga e per la conferma in Elettricità futura.
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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