2023-02-14
Su Sky la serie tv dedicata a Maria Antonietta
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Con otto episodi Sky ha deciso di mandare in onda dalla prima serata di mercoledì 15 febbraio il decennio della vita di Maria Antonietta, quello compreso fra il 1770 e il 1780, fra l’anno in cui quattordicenne ha sposato il Delfino di Francia e l’anno in cui ha pianto la scomparsa della madre, Maria Teresa d’Austria.La sceneggiatrice e creatrice del progetto è Deborah Davis, colei che agli Oscar 2018 ha sfiorato il premio con La Favorita. La protagonista Emilia Schüle, attrice tedesca più bella e provocante di quanto i ritratti dicono essere stata Maria Antonietta. Maria Antonietta aveva il mento prominente e la fronte ampia. Il sorriso le era stato sistemato con un metodo innovativo per l’epoca: fili d’oro, attorcigliati stretti alla base dei denti. Non era spigliata e nemmeno sicura di sé. Viveva con tormento la ritrosia del marito, che la diplomazia fra gli Asburgo e i regnanti francesi le aveva imposto. Il Delfino di Francia si racconta non volesse sfiorarla. Mai. Nemmeno nel buio di quelle loro stanze gemelle. Era un’estranea a Versailles, Maria Antonietta, sola fra persone sconosciute, fra pettegolezzi mormorati di continuo. Non era felice, ma in Francia, a modo proprio, si racconta abbia imparato a trovare una sua gioia. Le cronache dell’epoca restituiscono l’immagine di una ragazzina – perché tale era quando è diventata moglie – con una consapevolezza profonda della propria identità, di gusti che sembravano sfidare le convenzioni, con un senso di stile unico. Maria Antonietta era l’avanguardia, nel silenzio delle sue stanze. Ed è questa sua forza che Deborah Davis ha scelto di raccontare. Maria Antonietta, serie tv in otto episodi che Sky ha deciso di mandare in onda dalla prima serata di mercoledì 15 febbraio, non ripercorre l’intera storia dell’austriaca diventata regina di Francia. Non dice quali sofferenze, mentali e fisiche, le siano state imposte, quanta fatica abbia fatto per corrispondere agli standard di Re Luigi XV, sposarne il Delfino e accettare di esserne la moglie sgradita. Maria Antonietta si concentra su un solo decennio della sua vita, quello compreso fra il 1770 e il 1780, fra l’anno in cui quattordicenne ha sposato il Delfino di Francia e l’anno in cui ha pianto la scomparsa della madre, Maria Teresa d’Austria. Il racconto della Davis, nel decennio scelto, non è sempre fedele alla storia. O, meglio, sembra intenzionato a rileggere certi episodi, certi comportamenti brutali alla luce del presente, come se Maria Antonietta – vittima, lei pure, della Rivoluzione francese – potesse essere strumentalizzata ai fini della retorica femminista. Un’eroina, una combattente ante-litteram, un pioniere. Gli epiteti si sprecano, nella narrazione della Davis. Parole a caso vengono scomodate per dare al personaggio quella contemporaneità che il tempo e la storia le hanno negato. Non c’è lucidità, non sempre, nella costruzione di Maria Antonietta, cui la serie, però, fornisce un’apologia che non è mai superflua. Maria Antonietta, strappata bambina alle proprie radici, è una figura bistrattata, studiata con superficialità sui libri di storia. Se ne ricordano i piccoli vizi, i peccati di vanità e quelli di gola. Si cede, spesso, all’aneddotica da feuilleton: alle dicerie sugli amanti, su quella boria che l’avrebbe (ma non l’ha) portata a pronunciare frasi come «Se non hanno il pane, che mangino le brioches». Maria Antonietta, quella vera, ha finito per essere sovrapposta ad un’altra Maria Antonietta, quella che nel passaggio di bocca in bocca è stata rimasticata e deformata, rivista e consegnata ad un popolo che ha continuato a ricamare sulla sua immagine ormai deturpata. È una Maria Antonietta inventata, quella di cui si racconta ancora oggi con malizia. Restituirle, allora, la sua dignità storica, la sua dimensione umana, seppur all’interno di un racconto strumentale, è quantomai gradito.