2018-05-04
Ora la tv va alla scoperta del sacro e dei miracoli che ci mettono in crisi
Il network presenta le prime puntate della fiction scritta e girata dal romanziere Niccolò Ammaniti. Un racconto che tratta argomenti solitamente evitati dalle produzioni nostrane. Il neo regista: «Se non funziona, potrò sempre tornare ai libri».Per riconoscere la forza del sacro serve coraggio: Lo spettatore deve affrontare le grandi domande dell'esistenza. E rabbrividisce.Lo speciale contiene due articoli.E se fosse vero? Se davvero un evento soprannaturale irrompesse nella nostra quotidianità? Come reagiremmo? Che cosa accadrebbe alle nostre vite? Sono questi gli interrogativi da cui prende le mosse Il Miracolo, la nuova serie originale di Sky, creata, scritta e diretta da Niccolò Ammaniti, in onda da martedì prossimo su Sky Atlantic (e in simulcast anche su Sky Cinema Uno, oltre che on demand). Prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli per Wildside, in coproduzione con Arte France e Kwaï, la serie si sviluppa in otto episodi, uno per ogni giorno da quando l'inspiegabile avvenimento improvvisamente si palesa. L'Italia è alla vigilia del referendum che può portarla fuori dall'Europa e, durante un'operazione di polizia a caccia di un boss criminale, viene rinvenuta la statua di una Madonnina che piange sangue. Il generale Votta (Sergio Albelli) convoca il primo ministro Fabrizio Pietromarchi (Guido Caprino) per mostrargli la straordinarietà del fatto e la necessità di non divulgarlo nemmeno al Vaticano: «Se si venisse a sapere, arriverebbero milioni di pellegrini», sostiene, convinto, il capo dei servizi segreti, «e ci troveremmo di fronte a un grave problema di ordine pubblico nell'imminenza del referendum». Anche gli analisti chiamati a pronunciarsi non sanno darsi spiegazioni compatibili con le leggi della fisica: un corpo non può produrre materia superiore al proprio peso e questa statuetta di 2,3 chili piange 9 litri di sangue l'ora. I catini si riempiono velocemente di «sangue umano, sangue maschile, sangue vivo», documenta la biologa (Alba Rohrwacher), «i cui valori variano come se la Madonna si nutrisse, modificando glicemia, fluidità, composizione ematica». In assenza di risposte scientifiche, restano due alternative: il trucco tecnologico, la truffa, o il miracolo. Al premier non resta che chiedere consiglio a padre Marcello (Tommaso Ragno), un prete missionario conosciuto in Africa, del quale però ignora la crisi in cui è piombato, preda di fin troppe pulsioni incontrollabili, dalla ludopatia alla pornografia, dall'alcol al sesso.«Ricordo che, quando si verificò, il fatto della Madonna di Civitavecchia mi rimase impresso», ammette Ammaniti, autore tra i più tradotti all'estero, non credente, ma da sempre incuriosito dai fenomeni religiosi e qui al debutto come regista. «Pur da scrittore e giovane cannibale devo riconoscere che ci sono narrazioni per le quali il cinema è più efficace e potente. Il sangue sgocciolante che riempie la piscina è un'immagine che volevo vedere più che raccontare».Pian piano l'ipotesi del miracolo comincia a farsi strada tra i protagonisti della storia, ognuno dei quali reagisce in modo diverso. Per l'egocentrico presidente del consiglio, ateo, la Madonnina sembra un intralcio nella campagna referendaria e nella gestione del ménage familiare, complicato da una moglie irrequieta e dalla bigotta babysitter polacca. Per l'enigmatico generale, credente ma non praticante, è un ostacolo alla conservazione dell'ordine costituito. Per la biologa è una speranza cui appigliarsi per chiedere la guarigione dell'anziana madre, malata terminale. Per il prete precipitato nel vizio rappresenta il palesarsi della grazia che diede origine alla sua vocazione. «Il mio personaggio era tutto da scoprire», rivela Ragno. «Perciò non vedevo l'ora di essere in scena. Questa serie è stata un'esperienza coinvolgente. Anche nella vita, man mano che avanza, la ragione si apre alla dimensione del mistero».Insomma, come ha detto Ammaniti, «questa Madonna spalanca domande a tutti». E sarà interessante osservare, nell'evolversi della storia, come risponderanno a questo grande imprevisto due uomini di potere, come il primo ministro e il generale dei servizi segreti, e due persone invece più comuni e fragili, come la giovane studiosa e il prete in crisi. Forse, al di là di qualche eccesso e di qualche confusione tra superstizione e devozione, il pregio della serie sta nel coraggio di affrontare le questioni fondamentali, inerpicandosi sui sentieri del rapporto tra ragione e fede, tra naturale e soprannaturale. Non certo un percorso frequente nelle produzioni televisive nostrane. Anzi.«Questa è una prima volta da tanti punti di vista», ha sottolineato Andrea Scrosati, executive vice president programming di Sky Italia: «Oltre all'esordio alla regia di Ammaniti, non avevamo mai visto in questi anni un livello di identificazione e di focalizzazione sul prodotto come quello espresso da lui». Dal canto suo, il regista ha confidato di aver «provato a iniziare una nuova vita professionale: se non funzionerà, potrò sempre tornare a fare lo scrittore; che poi non è così male». In realtà, ha concluso Nils Hartmann, responsabile delle produzioni originali Sky, «stiamo già pensando alla seconda stagione. A breve inizieremo a scriverla».Intanto, nel resto del 2018, su Sky Atlantic arriveranno 1994, la quarta stagione di Gomorra e Zero Zero Zero.Maurizio Caverzan<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sky-il-miracolo-ammaniti-2565599495.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-riconoscere-la-forza-del-sacro-serve-coraggio" data-post-id="2565599495" data-published-at="1757991360" data-use-pagination="False"> Per riconoscere la forza del sacro serve coraggio Sì, ci sono le immagini potenti, le scene crude che non sfigurerebbero in una produzione americana. E poi le atmosfere perturbanti, i personaggi macilenti a cui è da tempo abituato chi ha dimestichezza con i romanzi di Niccolò Ammaniti. Però c'è anche dell'altro, qualcosa di estremamente spaventoso. Un orrore che proviene da un altro mondo e che ci lascia paralizzati, mentre le vene si saturano di sconcerto. Da Il miracolo sgorga una domanda capace di annichilire: e se Dio esistesse? E se ci fosse davvero qualcosa che va oltre la nostra comprensione, qualcosa di soprannaturale e inspiegabile secondo le nostre categorie? Qualcosa che sfugge alla ragione, alla scienza divenuta la religione dei nostri tempi? Qualcosa che si sottrae alla misurazione, al calcolo, qualcosa di imponderabile, insomma? La nuova serie Sky ha il coraggio di spalancare questi interrogativi, ci mette di fronte al mistero della fede, al suo spaesamento. E una volta che si è giunti sulla soglia, la sensazione che si prova non è affatto rassicurante. L'irruzione del sacro spezza il flusso uniforme della quotidianità, ci strappa ai drammi grandi o meschini che ci affliggono e ci conduce in un luogo che probabilmente non vorremmo frequentare. Ammaniti, con grande originalità, mostra questa sfumatura particolare di terrore. È stato capace di sottrarsi agli stereotipi, al miracolo posticcio buono per affabulare i creduloni, e ha svelato l'aspetto terrificante del mistero. «Siamo noi che abbiamo bisogno dei miracoli», dice a un certo punto uno dei personaggi più viscidi (e più riusciti) della storia, ovvero Marcello, prete corrotto e laido. «I miracoli servono a chi ha perso la fede o a chi non ce l'ha», ripete ancora questo sacerdote bisunto, prima di franare ai piedi della madonnina che piange sangue. Nelle sue parole c'è una parte della verità, nel suo comportamento tutto il resto. I miracoli possono confortare il fedele, ma possono anche schiacciarlo. Scriveva René Guénon: «Per molti cattolici l'affermazione del soprannaturale ha un valore soltanto teorico, ed essi sarebbero assai imbarazzati se dovessero constatare un fatto miracoloso». Ne sarebbero anche spaventati, probabilmente. Perché, in un lampo, dovrebbero fare i conti con una dimensione molto diversa da quella a cui sono abituati oggi. Proverebbero lo stesso straniamento vissuto dai fedeli al cospetto del giovane pontefice raccontato da Paolo Sorrentino in The Young Pope. Un Papa per cui la Chiesa non è soltanto un'istituzione caritatevole o una specie di gigantesca Ong. Un Papa che, appunto, riporta al centro il sacro. Sempre restando nell'ambito della serialità da piccolo schermo, possiamo ritrovare sensazioni simili nelle stagioni de L'esorcista, rivisitazione statunitense del celebre romanzo di William Peter Blatty. In questo caso, l'orrore è più esplicito e più splatter, mentre nella serie di Ammaniti non c'è bisogno di scomodare demoni ancestrali: bastano quelli che ognuno di noi coltiva nelle vita di tutti i giorni. La bellezza de Il miracolo è proprio nelle sue reticenze, nelle forze che si avvertono scorrere in sottofondo, nella capacità di far intuire quanto sia smisurata la nostra ignoranza delle verità più profonde. Soprattutto, questa serie ci mostra che ai nostri giorni serve una bella porzione di fegato per abbandonarsi al sacro, per avere fede (non necessariamente cattolica). Credere non è faccenda per allocchi o per sempliciotti. Mentre i più si affidano al culto dell'algoritmo o cercano riparo nelle certezze granitiche fornite dalla scienza (e si sentono autorizzati a guardare gli altri dall'alto in basso), o ancora affollano le cattedrali del consumo, prendere una strada diversa significa correre un grande rischio. Bisogna essere pronti alla battaglia, come l'agente Cooper di David Lynch in Twin Peaks. Bisogna vincere la paura. Perché siamo noi ad avere bisogno dei miracoli, ma probabilmente preferiremmo farne a meno e vivere come se il cielo fosse vuoto.Francesco Borgonovo
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.