2025-03-10
Il jihadista in cravatta al-Jolani trucida centinaia di civili in Siria
I funerali delle vittime alawite in Siria (Ansa)
Le forze di sicurezza aprono il fuoco contro i cittadini indifesi della minoranza alawita.Che del capo del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts) Ahmed al-Sharaa/Abu Mohammed al-Jolani non c’era da fidarsi lo abbiamo scritto più volte e non solo quando in soli 11 giorni nel dicembre scorso si è preso la Siria mettendo fine al regime sanguinario di Bashar Assad. Fin dall’annuncio della presa di Damasco da parte dei tagliagole di Hts abbiamo ricostruito la ventennale carriera jihadista di al-Sharaa/al-Jolani ricordandone i crimini compiuti sotto le bandiere di al-Qaeda, dell’Isis (piccola parentesi), del Fronte Al Nusra e infine di Hayat Tahrir al-Sham. Di lui ci siamo occupati molte volte anche quando il 3 gennaio scorso non ha stretto la mano al ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock della quale ha fatto persino oscurare il volto nella foto ufficiale; vi abbiamo anche raccontato di tutte le sgangherate visite dei leader europei a Damasco che hanno portato prima alla revoca parziale delle sanzioni alla Siria e poi alla decisione di concedere 160 milioni di euro «per sostenere una transizione politica inclusiva».Ahmed al-Sharaa mentre riceveva gli occidentali in giacca e cravatta dopo essersi sfoltito un po’ la barba gli ha raccontato la favola del governo inclusivo e tutte le cose che gli occidentali volevano sentire. Negli stessi giorni ha nominato in tutte le posizioni chiave del governo e dell’esercito dei jihadisti (anche stranieri) che con lui hanno condiviso i decenni di «guerra santa». Nessuno si è guardato bene di chiedergliene conto, così come non gli è stato chiesto di quello che stava accadendo agli alawiti (la minoranza etnico-religiosa alla quale appartengono gli Assad), ammazzati fin dalle prime ore di presa del potere e lo stesso vale per i cristiani che da dicembre vivono nel terrore di fare la stessa fine. Ahmed al-Sharaa è stato abile a promuovere la sua immagine di «jihadista buono» con una serie di dichiarazioni concilianti alle quali in molti hanno abboccato. Colui che per decenni ha mandato anche i ragazzini a farsi saltare in aria come kamikaze improvvisamente è diventato un interlocutore con il quale «ricostruire la Siria». I primi ad arrivare a Damasco sono stati gli emiri del Qatar, già suoi sponsor ai tempi del Fronte al-Nusra, che si sono messi a disposizione per ricostruire il Paese che lui stesso ha contribuito a distruggere e a stringere le mani insanguinate di al-Sharaa lo scorso 4 marzo è arrivato al Cairo il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres «per discutere della transizione politica e delle sfide in corso in Siria». Passati due giorni sono iniziati una serie di scontri armati dopo una imboscata su vasta scala a Jableh, a opera delle milizie alawite contro le forze siriane. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, negli ultimi giorni oltre 900 civili appartenenti alla minoranza alawita sono stati uccisi dalle forze di sicurezza siriane di al-Sharaa e dai loro alleati. Ahmad al-Sharaa, sostiene che «le esecuzioni sommarie siano state il risultato di azioni individuali e non di operazioni coordinate con le forze di sicurezza». Tuttavia, i video diffusi in queste ore smentiscono questa versione, mostrando uomini di Hts che aprono il fuoco sui civili indifesi. Si tratta di video spaventosi nei quali anziani, donne e bambini vengono presi nelle loro case raggruppati e poi uccisi a colpi di kalashnikov. Altri video mostrano cadaveri ovunque (anche di soldati siriani), esecuzioni sommarie per le strade con i cadaveri trascinati dalle auto come trofei e altre mostruosità sui corpi senza vita. Al-Sharaa da una moschea di Damasco ha chiesto al Paese pace e unità nazionale: «Dobbiamo fare di tutto per mantenere l’unità nazionale e la pace. Dio volendo, riusciremo a vivere insieme in questo Paese». Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha esortato l’Europa a non fallire nel leggere la realtà: «L’Europa deve svegliarsi. Deve smettere di concedere legittimità a un regime le cui prime azioni, cosa prevedibile, dato il suo noto passato terroristico, sono queste atrocità». E come detto era tutto fin troppo prevedibile.