2024-05-30
Le toghe minacciano subito sciopero con il soccorso rosso di Cgil e Pd
Giuseppe Santalucia (Imagoeconomica)
L’Anm ieri ha convocato una giunta d’urgenza e annunciato un comitato direttivo il 15 giugno: «Vedremo come agire. C’è una volontà punitiva ». E l’opposizione, come da copione, dà manforte ai magistrati.Lo sciopero delle toghe è possibile, anzi probabile: del resto era ampiamente prevedibile che contro la riforma della giustizia approvata ieri dal governo si sarebbe saldato il solito «fronte del no», che comprende giudici di sinistra, opposizioni di sinistra e pure la Cgil. Un copione già letto mille volte, quello di ieri. Al mattino il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, convoca per il pomeriggio «in via d’urgenza» la giunta esecutiva centrale del sindacato delle toghe. La giunta si riunisce e nel pomeriggio decide di convocare, sempre «in via d’urgenza», una riunione del comitato direttivo centrale il 15 giugno prossimo, per assumere nuove iniziative. La riunione del comitato sarà aperta anche alle altre magistrature. «Un errore, un forte passo indietro rispetto all’effettiva autonomia e indipendenza della magistratura»: così Santalucia commenta ad Affaritaliani.it la riforma. «Ci riuniremo a breve», aggiunge Santalucia, «e l’organo deliberante dell’Anm deciderà come rispondere. Uno sciopero? Vedremo, a priori non posso escludere nulla. Anche se il percorso parlamentare di una riforma costituzionale è, come noto, abbastanza lungo. Troveremo il modo e le forme di rappresentare la nostra contrarietà. Noi siamo a favore di una protesta argomentata e non vogliamo solo battere i piedi». Duro il comunicato della giunta: «La logica di fondo del disegno di legge», scrive, «si rintraccia in una volontà punitiva nei confronti della magistratura ordinaria». E ancora: «Gli aspetti allarmanti delle bozze del disegno di legge sono molteplici, leggiamo una riforma ambigua che crea un quadro disarmante». Il ddl viene accusato di esprimere «la chiara intenzione di attuare un controllo sulla magistratura da parte della politica». E il testo rincara: «Quella di oggi è una sconfitta per la giustizia, significa dar più potere alla maggioranza politica di turno, danneggiando innanzi tutto i cittadini».Dicevamo del «fronte del no», del quale fa parte organica la Cgil, che si affretta a criticare la riforma: «È approdata in Consiglio dei ministri», sostiene il segretario confederale Christian Ferrari, «l’ennesima controriforma istituzionale promossa dal governo Meloni: dopo il premierato e l’autonomia differenziata, è la volta della separazione delle carriere dei magistrati. Sostanzialmente, le tre principali forze politiche della maggioranza stanno tentando, ciascuna per la sua parte, di sovvertire la Costituzione repubblicana e archiviare la centralità del Parlamento, l’unità nazionale e l’indipendenza del potere giudiziario. Fortunatamente», aggiunge Ferrari, «non mancano gli strumenti democratici per impedire un simile stravolgimento e una verticalizzazione del potere senza precedenti e senza paragoni in Occidente, e la Cgil, insieme con tutti coloro che hanno a cuore la nostra democrazia costituzionale, intende praticarli, a partire da quelli referendari». All’attacco anche il Pd: «Il disegno di legge costituzionale sulla riforma delle carriere», scrivono la responsabile nazionale Giustizia dem, Debora Serracchiani, e i capigruppo nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato, Federico Gianassi e Alfredo Bazoli, e dell’Antimafia Walter Verini, «è un duro colpo all’autonomia e all’indipendenza della magistratura. Dopo il premierato e l’autonomia differenziata, il ddl Nordio è il prezzo che la Meloni paga a Forza Italia per la tenuta del governo. Siamo all’ennesimo baratto: la Costituzione viene sfregiata e sacrificata per un patto di potere. Il ddl Nordio non risolve i problemi della giustizia, anzi li aggrava perché indebolisce la magistratura compromettendone autonomia e indipendenza. Più che in presenza di una riforma della giustizia», aggiungono i dem, «assistiamo a un intervento che insieme agli altri su autonomia differenziata e premierato, conduce allo smantellamento del sistema istituzionale repubblicano che affonda le radici nella nostra Costituzione ed è sempre stato basato su separazione e equilibrio dei poteri». Toni catastrofici anche dal M5s: «Con il ddl governativo sulla separazione delle carriere», affermano i rappresentanti pentastellati nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato, Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato, «si completa il progetto di demolizione del nostro assetto democratico previsto nella Costituzione: dopo il premierato che annulla Quirinale e Parlamento, compiendo un impressionante accentramento di potere sul capo del governo, dopo l’autonomia che sbriciola i principi di giustizia sociale sanciti dalla Carta, arriva il colpo finale all’ordine giudiziario». Dichiarazioni sulla stessa linea quelle di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, leader di Avs: «Dopo l’autonomia differenziata e il premierato», sottolineano, «con l’approvazione della riforma Nordio con la separazione delle carriere siamo di fronte a un ulteriore passo verso la destrutturazione dell’assetto costituzionale di questo Paese. Un colpo durissimo all’autonomia e all’indipendenza della magistratura».
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