2022-09-27
Il resto del mondo va avanti ma qui la sinistra prepara l’offensiva su diktat e vaccini
Roberto Speranza (Imagoeconomica)
Anche in Australia cade il tabù dell’efficacia del lockdown. Da noi, invece, gli ultrà sanitari sono già pronti a montare l’allarmismo per fare pressione sul nuovo governo.L’onda azzurra, che nella notte tra domenica e lunedì ha investito l’Italia, non si tradurrà nell’insediamento di un nuovo governo prima di fine ottobre. È un tempo sufficientemente lungo perché l’esecutivo in carica, benché decotto e titolato a occuparsi esclusivamente degli affari correnti, possa essere tentato di infliggere gli ultimi danni al Paese. Basterebbe una rosicata di Roberto Speranza, purtroppo rieletto a Napoli, perché venga disposta una proroga dell’obbligo di mascherine sui mezzi pubblici e negli ospedali, dopo il 30 settembre. Soprattutto, è ancora funzionante la gioiosa macchina da guerra sanitaria. E il battage mediatico sui contagi in aumento, insieme al pressing sulla campagna vaccinale d’autunno, conservano un potenziale di fuoco che la sinistra proverà a rivolgere contro Giorgia Meloni & C.Le avvisaglie della nuova offensiva ci sono già tutte. Sabato, sul Corriere, aveva rimesso la testa fuori Ilaria Capua, anticipando una «recrudescenza» del Covid. Sconcertante il ragionamento: se non avremo «voglia o interesse di andarci a vaccinare» ancora, se non daremo «retta alle autorità sanitarie», o non terremo «un pacco di mascherine in macchina o nello zaino», diverremo colpevoli di un «peccato imperdonabile». E ci ammaleremo. L’altro ieri, anche Giuseppe Remuzzi è tornato alla carica sull’Espresso. Con un messaggio contraddittorio. Da un lato, il professore sostiene che per dichiarare finita la pandemia bisognerà inoculare «il 90% della popolazione mondiale»; promuove le quarte dosi per over 50 e fragili; e insiste sulla vaccinazione dei bambini. Dall’altro, però, egli ammette che «c’è un’attenzione spropositata sulle morti da Covid» e che, su 60 deceduti, 27 dei quali attribuiti al Sars-Cov-2, solo tre sono quelli davvero uccisi dal coronavirus. In sintesi: di Covid non si muore quasi più, però dobbiamo vaccinarci e rivaccinarci, «ancora e sempre», come recita il titolo liturgico dell’intervista. Di più. Ieri, su Repubblica, campeggiava un articolo dedicato al dibattito sul superamento dell’emergenza. Un pezzo compilativo, sicuramente, però indicativo della tesi che si è fatta largo nel campo progressista: la pandemia non è finita. E come potrebbe esserlo? Lasciare che il centrodestra la archivi significherebbe rinunciare a uno dei pochi argomenti incalzanti e competitivi per i compagni. È il vecchio progetto di Speranza: costruire una nuova egemonia grazie al grimaldello della paura e allo Stato di sorveglianza. Ovviamente, l’ideologia poi deve fare i conti con i fatti. Per dire: uno dei pochissimi successi dem alle urne è stato raggiunto nella circoscrizione Europa, dove è stato eletto il viropiddino Andrea Crisanti. Che è il meno inquadrato tra gli scienziati mainstream e il più critico nei confronti del ministro della Salute uscente. Fatto sta che una delle tattiche a disposizione della futura opposizione è il tentativo di trascinare la Meloni dentro la trincea virale. Martellare sui richiami vaccinali; alimentare l’allarmismo sulle prossime «recrudescenze» del virus; accusare la destra di esporre i cittadini al pericolo di ammalarsi. Su questo fronte, come su molti altri, la coalizione dei moderati è fatalmente scoperta: non solo le strutture tecniche erano da anni zeppe di boiardi vicini alla sinistra, ma quest’ultima s’è affrettata a occupare pure le ultime caselle. A partire dal centro anti pandemie di Siena, dove Speranza ha piazzato il Nobel Giorgio Parisi e l’ex capo del Cts, Franco Locatelli. Sull’Iss ogni commento è inutile. E all’Aifa, Giorgio Palù, non ostile al Carroccio, dopo l’insediamento si è adeguato al sistema. Sarà quindi opportuno occuparsi della questione dei vertici sanitari. Non per il gusto dello spoils system, ma perché è quello uno dei canali per cambiare, nei palazzi, l’atmosfera già mutata nell’opinione pubblica.Sarà anche il peso specifico dei burocrati affini al milieu di Speranza, in effetti, ad aver impedito un’operazione verità sulla gestione della pandemia. Fuori dallo Stivale, il tabù è stato infranto. In Gran Bretagna, la discussione l’ha propiziata addirittura l’ex ministro dell’Economia, Rishi Sunak. E adesso, alla sbarra sta finendo la strategia Covid zero dell’Australia. L’Institute of public affairs, think tank conservatore di Melbourne, ha da poco diffuso un ampio report sui danni del lockdown, con un’interessante novità: gli autori hanno calcolato quanti anni totali di vita hanno consentito di salvare le rigide serrate varate in Oceania e li hanno comparati agli anni di vita persi a causa delle loro conseguenze negative (aumento delle malattie cardiovascolari, abuso di sostanze psicotrope, suicidi…). Indovinate un po’: gli anni di vita sfumati sono 31 volte di più di quelli risparmiati. All’estero, dunque, si sfida l’ortodossia e si fanno i conti con gli errori commessi dalle classi dirigenti. L’Italia, invece, è ancora oppressa da una cappa. Il voto ha aperto una breccia. Rompere del tutto le catene è una delle ardue sfide che attendono i vincitori.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)