2020-10-31
Il sussurro di Mattarella: patrimoniale
Approfittando della giornata mondiale del risparmio, il capo dello Stato ha voluto lanciare un messaggio. In sintesi, Mattarella ha mandato a dire agli italiani che i soldi messi da parte dalle famiglie per il proprio futuro possono concorrere a finanziare la ripartenza. In sé non si può non essere d'accordo con il presidente della Repubblica: a causa del Covid e della conseguente crisi economica, servono soldi per sostenere la ripresa. Noi stessi già all'inizio della pandemia avevamo scritto qualche editoriale per sollecitare la classe politica a presentarsi di fronte agli italiani, e di conseguenza ai risparmiatori, con una proposta rigorosa e credibile di investimenti: ossia una specie di piano Marshall per l'Italia. Chiedere ai cittadini di sostenere il proprio Paese è di gran lunga meglio che decidere di indebitarlo, ricorrendo a prestiti di organizzazioni extra nazionali che, oltre a pretendere tassi d'interesse come qualsiasi investitore, magari in un futuro non troppo lontano potrebbero esigere anche di mettere becco nelle scelte politiche, decidendo tagli alle pensioni o stangate fiscali.Dunque, dicevamo nei nostri articoli, visto che gli italiani stupidi non sono, meglio parlare chiaro chiedendogli di sottoscrivere emissioni di titoli di Stato a lunga scadenza. Del resto, sui conti privati c'è una liquidità che supera il prodotto interno lordo e perciò, ipotizzando che una piccola percentuale - diciamo l'1% - di quei soldi sia usata per comprare obbligazioni pubbliche, potremmo disporre di 16 miliardi, più cioè dell'elemosina che quest'anno e probabilmente anche il prossimo la Ue ci vorrebbe fare. Non si tratterebbe di donare l'oro alla Patria, come ai tempi del fascismo, perché il denaro dovrebbe poi essere restituito e con gli interessi, ma si tratterebbe di spostare il peso del finanziamento della ripresa sulle spalle degli italiani e non su quelle di Bruxelles, che certo non si caricherebbe della faccenda senza pretendere nulla in cambio. Chiara la proposta? In questi mesi l'hanno sposata in tanti, a cominciare da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che credo vedano in tale piano la possibilità di stoppare il Mes e tutti gli altri fondi trappola che piacciono tanto alla sinistra. Oltre ai politici, c'è stato anche qualche banchiere che non si è detto contrario alla possibilità di una sorta di mutuo soccorso nazionale.Se questo è il concetto che ha voluto esprimere anche il presidente della Repubblica, ossia «aiutati che Dio ti aiuta», così da tirarci fuori dalle secche in cui siamo precipitati con il Recovery fund, il Sure e tutte le altre diavolerie europee, ci fa piacere e condividiamo il discorso fatto ieri da Mattarella. Ma se invece il richiamo al «sensibile aumento del tasso di risparmio delle famiglie» allude ad altro, il discorso del capo dello Stato ci trova fermamente contrari e così dovrebbe trovare anche le forze politiche che hanno a cuore il denaro degli italiani. Già, perché, nella giornata del risparmio, dal Quirinale sono giunte parole che si possono leggere in un verso e anche nell'altro. Traduciamo: quando il presidente parla di «una crisi profonda, che richiede misure urgenti per salvaguardare il presente e, soprattutto, il futuro della nostra società» noi condividiamo. Ma quando spiega che il tasso di risparmio delle famiglie e delle imprese, «se adeguatamente utilizzato, potrà contribuire a sostenere una rapida ripresa di consumi e investimenti», non vorremmo che alludesse a un uso improprio, cioè non volontario, di quel denaro. È vero che Mattarella ha tenuto a precisare che «il risparmio, tradizionale patrimonio del nostro Paese - la cui tutela è sancita dalla Costituzione - può concorrere alla ripartenza», ma che quei soldi facciano gola a molti è noto. Di sicuro, Bruxelles ci vorrebbe mettere le mani per alleggerire il debito pubblico e altrettanto piacerebbe fare ai nostri cosiddetti partner europei. Nei giorni scorsi, pur escludendo una patrimoniale, di tasse ha parlato anche il presidente del Consiglio ed è vero che lo ha fatto per negare che ci siano in ballo progetti del genere, ma solo a sentire la smentita si capisce che qualcuno su quella montagna di miliardi privata ha messo gli occhi. Sì, tutti o quasi dicono che non c'è alcun progetto in tal senso e che i risparmiatori possono dormire tra due guanciali, ma dicevano lo stesso fino a poche settimane fa anche del lockdown, escludendolo, e ora ci troviamo a fare i conti con dei semi arresti domiciliari. Peraltro, ci sono due aspetti che impensieriscono. Il primo è l'allontanarsi della pioggia di miliardi che avrebbe dovuto caderci addosso grazie alle trattative di Giuseppe Conte: se andrà bene i primi soldi li vedremo nella seconda metà dell'anno prossimo. Il secondo è che a sinistra la patrimoniale è sempre piaciuta da morire. L'idea di mettere le grinfie sulla ricchezza privata per dilapidarla in spesa pubblica è un baluardo che neppure il crollo del muro di Berlino è riuscito a travolgere. Alla fine, per quanto cambino nome, a sinistra sono sempre gli stessi e sognano il paradiso in terra, cioè un mondo dove tutti siano poveri tranne la nomenklatura. Cioè loro.