2024-01-13
Applaudivano i diktat da regime sanitario. Ma adesso sbraitano per le braccia tese
Trieste: i portuali colpiti dagli idranti della Polizia nel 2021 (Ansa)
Quelli che urlano al fascismo sostennero vessazioni e divieti contro una minoranza. E ora danno lezioncine sull’autoritarismo.Hanno senz’altro ragione tutti i sinceri democratici che da giorni perdono i capelli per lo choc causato della visione dei saluti romani ad Acca Larenzia. Non bisogna perdere un minuto di più: occorre eliminare ogni residua molecola di fascismo dal corpo della nazione, si deve proibire il rito del presente alle commemorazioni funebri, e per essere ulteriormente sicuri è necessario anche sciogliere ogni movimento di destra identitaria. Si sanzioni poi - perché nulla resti impunito - anche chi celebra l’architettura del ventennio, chi legge i libri degli scrittori che furono fascisti e pure coloro che leggono i libri degli scrittori che dopo essere stati fascisti divennero ferventi comunisti (non sono pochi, ma è uno sforzo che si dovrà compiere). E quando finalmente avremo terminato con il repulisti, solo allora saremo certi che la dittatura non tornerà più, e potremo vivere in pace scaldandoci al fuoco scoppiettante della democrazia. Certo, vi saranno degli effetti collaterali. I talk show dovranno inventarsi qualcosa di nuovo di cui discutere, a Fanpage saranno costretti a svolgere finalmente una inchiesta sensata, dovremo coccolare un po’ il bravo Corrado Formigli per fargli assorbire il lutto. Ma alla fine saremo tutti più felici, perché potremo vivere liberi dallo spettro dell’oppressione. Che bel sogno, non trovate? Peccato soltanto che sia turbato da una fastidiosa consapevolezza: non molto tempo fa, i cittadini italiani sono stati sottoposti a una oppressione senza precedenti nella storia della Repubblica. A una larga fetta di loro era impedito di lavorare, consumare pasti al ristorante, frequentare le lezioni, svolgere attività sportive, salire su treni e autobus. Questa nutrita minoranza di persone è stata discriminata e brutalizzata, vilipesa e accusata di essere pericolosa, malata, infetta, mortifera, demente. Gli uomini, le donne e i bambini che la componevano sono stati paragonati ai sorci, ai ratti di fogna. È stata invocata per loro la legge marziale e la fucilazione sommaria. I principali mezzi di informazione hanno infierito, mentito, mistificato. Il governo tecnico - certo legittimo ma comunque privo di un esplicito mandato popolare e dunque leggermente meno democratico del precedente e del successivo - ha negato l’evidenza, nascosto le prove, diffuso bugie che sapeva essere tali. Le manifestazioni di dissenso sono state represse a bastonate, le opinioni contrarie sono state sostanzialmente proibite. E non sono nemmeno mancati i morti e i feriti. Dei più si è volutamente persa la memoria. Altri, i danneggiati da vaccino, hanno manifestato ieri a Roma per chiedere una giustizia che non è mai arrivata, e una verità che si attende ancora di vedere riconosciuta. Chiaro: tutto questo è stato fatto con metodi differenti da quelli novecenteschi, metodi apparentemente più morbidi. Eppure tutto questo è accaduto. E in parte si è perfino ripetuto e continua a ripetersi, seppur in tono minore, a ogni presunta emergenza. Ebbene, a sostenere, promuovere e alimentare la succitata forma di oppressione sono stati per lo più gli stessi che oggi sbraitano indignati per i saluti romani. Viene dunque da chiedersi: ma è sensato che siano costoro a giudicare quale gesto sia legittimo e quale no, quale opinione sia ammessa e quale no? Davvero riteniamo che chi ha discriminato, insultato, maltrattato e vessato una minoranza sia in grado di riconoscere i germi dell’autoritarismo nei comportamenti altrui? Da giorni la sinistra italiana pretende che Giorgia Meloni «prenda le distanze» dai saluti romani. Ma più gli esponenti del centrodestra continuano a rimarcare la distanza da certa destra identitaria, più i progressisti insistono a chiedere dichiarazioni e autodafé. Vogliono una «dichiarazione di antifascismo», loro. Non risulta, tuttavia, che qualcuno di questi arroganti bellimbusti abbia pronunciato mezza parola di scusa per le continue violazioni dei diritti commesse durante il Covid. Non risulta nemmeno che abbiano - per usare una loro espressione - «fatto i conti» con la tirannia sanitaria. Anzi, a dirla tutta hanno persino impedito, finora, che fossero gli altri a fare i conti al posto loro; hanno impedito addirittura che i sofferenti da effetti avversi e i bisognosi di cure fossero adeguatamente aiutati. Ed è questo il motivo per cui ieri erano in piazza il comitato Ascoltami e altre associazioni.Si vada pure avanti, si proibiscano i saluti romani e si spazzino via i fascisti. Però occhio: nei giorni del Covid venivano chiamati fascisti anche gli oppositori del green pass che manifestavano in strada, e a emarginare e opprimere erano politici con la patente di antifascismo in tasca. Sembra che questi insignificanti particolari ce li siamo tutti dimenticati, sembra che non ci interessino anche se risalgono a un’epoca molto vicina e ci parlano di una svolta autoritaria che potrebbe ripetersi, senza bisogno di gagliardetti e olio di ricino. Ma di sicuro, come no, è meglio preoccuparsi del fascismo, di un regime di settant’anni fa che nemmeno le cosiddette destre estreme vogliono riprodurre. Su, che aspettiamo: proibiamo i saluti romani. D’ora in avanti le braccia si potranno tendere solo per farsi la ventesima dose.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)