2021-07-23
Per la sinistra avere il porto d’armi è reato
Il tribunale mediatico ha già condannato il legista per il solo fatto che avesse con sé una pistola. Chi se ne frega se fosse regolarmente denunciata. È la realtà ribaltata: nulla da dire sui danni provocati da uno straniero irregolare, invece strali su un comportamento lecito.E dunque, dopo la tragedia di Voghera, la domanda principale che si fanno tutti i giornali e gli editorialisti che contano è: perché l'assessore aveva la pistola? Nessuno che si chieda: perché quel marocchino (pregiudicato e con vari decreti di espulsione) era lì a importunare impunemente i cristiani? A pensarci bene è la realtà che si sovverte: l'assessore infatti quell'arma la deteneva regolarmente. Il marocchino, al contrario, era lì irregolarmente. Dunque siamo arrivati al paradosso che ormai è la regolarità che stupisce. Al contrario l'irregolarità è data per scontata. Ciò che è legale viene messo in discussione. Ciò che è illegale no. Naturalmente, come dicono e scrivono tutti, sarà l'inchiesta a dire se Massimo Adriatici, regolarmente assessore a Voghera, ha sparato a Youns El Boussetaoui, irregolarmente clandestino a Voghera, per legittima difesa o no. Saranno i magistrati a stabilire come sono andati i fatti. Ma il processo sui giornali è già stato celebrato. E la condanna è già arrivata non per lo sparo (che resta per l'appunto tutto da capire) ma per il fatto stesso che Adriatici (ex poliziotto, avvocato, docente di diritto penale, persona perbene a detta di tutti) viaggiasse con in tasca una pistola. Tanto che il segretario del Pd Enrico Letta per tenere fede alla sua fama di Cimabue (Cimabue, Cimabue, fai una cosa ne sbagli due) ha immediatamente proposto di vietare totalmente le armi a tutti i privati. E per fortuna che non si è accorto di quanti accoltellamenti ci sono in giro se non ordinava di apparecchiare le tavole solo con forchette e cucchiai. «Che il colpo gli sia partito apposta o per caso, l'assessore girava per strada con una pistola in tasca», s'indigna Massimo Gramellini sulla prima pagina del Corriere. «Sulla vicenda penale non è possibile anticipare giudizi, ma vi è un risvolto politico che si condensa in una sola domanda: che bisogno ha un assessore di girare con una pistola in tasca?», incalza l'Avvenire con un editoriale intitolato «Quella pistola fuori posto». «Assessore a mano armato», strilla Repubblica. «Perché girava con la pistola?», si allinea Laura Boldrini. Domande insistenti e ripetute. E dire che la risposta non è mica difficile da scovare. In effetti: l'assessore portava la pistola perché aveva un regolare porto d'armi. Lo dice la parola stessa: se hai il porto d'armi, puoi portare un'arma. Dobbiamo ripetere? Sillabare? È la prefettura (cioè lo Stato) che concede il porto d'armi a chi ha i requisiti per ottenerlo. E se uno ottiene il porto d'armi poi gli si può imputare l'uso improprio che eventualmente fa dell'arma. Ma non il fatto stesso di avere un'arma. Vi pare? Nella sua follia cimabuesca, per lo meno, Letta segue una logica. Assurda, irrealizzabile, ma almeno segue un logica. Via le armi a tutti. Ma finché le armi si possono avere, con regolare permesso, può essere considerata una colpa? E perché? Perché Adriatici era un assessore? Allora si scriva una legge: è fatto divieto agli assessori di portare un'arma. Chiedete a Letta, lui la vota di sicuro. Ma fino ad allora non si può imputare a uno che rispetta le regole di aver rispettato le regole mentre si considera normale che chi non rispetta le regole (come il marocchino) possa continuare a non rispettarle, aggredendo le persone, defecando sulla pubblica piazza, masturbandosi in pubblico e molestando le ragazze pur avendo un paio di decreti di espulsione alle spalle. Eppure per quello non si indigna più nessuno. Per il regolare porto d'armi sì. Lo ripeto: è un ribaltamento totale della realtà. Alcuni giornali non trovando nulla per cui accusare l'assessore leghista (il quale peraltro avrebbe chiamato le forze dell'ordine prima della tragedia), lo accusano di essere «uno sceriffo ossessionato dal rispetto delle ordinanze» (Il Messaggero). Vi rendete conto? Già l'uso negativo della parola sceriffo è singolare: evidentemente molti colleghi preferiscono stare dalla parte dei banditi. Chi fa rispettare la legge non è visto di buon occhio. Diventa subito «ossessionato dal rispetto delle ordinanze». Ovvio, no? Come si fa a non disprezzare («ossessionato») quell'assessore che pretende addirittura il rispetto delle ordinanze? Rispettare le regole, ma vi pare? Che manie sono queste? Anziché calpestarle, come fan tutti? Ma come si permette? Ma che vuole questo ossessionato di un assessore? Non si è mai masturbato in pubblico? Non ha mai molestato una ragazza sulla pubblica piazza? Non è nemmeno clandestino? Allora dev'essere per forza colpevole, ancor prima che si capisca cos'è successo. Che poi nel ribaltamento totale dei ruoli è anche singolare che coloro che si sono battuti per anni perché non venisse specificata nei titoli l'appartenenza geografica dei presunti criminali, in queste ore si sono buttati a pesce nello specificare nei titoli l'appartenenza politica del presunto criminale. Fateci caso: non si può dire «pregiudicato marocchino» ma si deve dire «assessore leghista», come spiega il titolo di Repubblica (pagina 2) che sarà mandato a memoria nelle scuole di giornalismo: «Voghera, assessore leghista spara e uccide un uomo». Ora si dà il caso che fino al momento dello sparo l'assessore leghista stava rispettando le leggi e «l'uomo» no. E se l'assessore leghista ha sbagliato dovrà ovviamente essere processato e pagare, ma non possiamo fare a meno di rimarcare ancora una volta che il «clima da far west» che tutti deplorano e che tutti vogliamo evitare, non lo crea chi rispetta le leggi, ma chi le calpesta. Non chi le applica, ma chi non le fa applicare. Il «clima da far west», insomma, non è colpa dell'assessore con la pistola ma di chi non ha espulso quel marocchino. Che non doveva essere più in Italia da un pezzo. Anche se questo ormai viene considerato normale da tutti. Soprattutto da chi si scandalizza per un regolare porto d'armi, dimostrando che in Italia il vero problema non sono le pistole. Quanto i pistola.