2022-11-17
La sinistra attacca la Meloni usando la figlia
Dibattito surreale sui media per la presenza della piccola Ginevra in Indonesia. Il capo del governo replica: «Non vi riguarda. Io ho il diritto di fare la madre come ritengo».Nun ce vonno sta, si dice a Roma: su Repubblica e sulla Stampa sono apparsi due articoli che attaccano Giorgia Meloni su un argomento francamente assurdo: la scelta del premier italiano di portare con sé, a Bali, la figlia Ginevra di 6 anni. Articoli estremamente faticosi da digerire per un lettore, tanto sono pieni, anzi ripieni, di crema andata a male: quella della insostenibile pesantezza dell’essere di sinistra, magari pure femminista, e ritrovarsi con la prima donna a capo del governo italiano orgogliosamente di destra. È un po’ come essere tifosi della Roma e dover commentare per il giornale lo scudetto alla Lazio: la bile finisce per sostituire l’inchiostro, la ragione cede il passo alla rabbia. «Perché», si chiede Repubblica, «in quei quasi quattro giorni che richiedono ogni energia mentale, fisica ed emotiva di un capo di Stato, Giorgia Meloni ha scelto di prendere su di sé il carico, gratificante, inevitabile, pesantissimo, di una figlia al seguito?». Saranno pure fatti suoi, verrebbe da rispondere, senza trascurare il paradosso che per Repubblica Ginevra ora è un «carico»: bel modo di definire una bambina, soprattutto quando si è gridato allo scandalo per la definizione di «carico residuale» data dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ai migranti ai quali non sarebbe stato consentito di scendere dalle navi Ong. «Probabilmente lei», leggiamo ancora, «che ricordiamo donna, madre e cristiana, ritiene che la vicinanza alla figlia sia prioritaria, perché la presenza materna è un valore non negoziabile, anche quando lo Stato richiede alla propria leader 48 ore di coinvolgimento e attenzione assoluti. Ma è vera presenza materna quella condivisa con Modi e Biden o strappata a un bilaterale con Erdogan?». Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere: cosa cambia se prima di giocare un po’ con la propria figlia, una mamma ha parlato con Modi e Biden oppure è andata a lavorare in ufficio? Siamo di fronte a una grottesca ossessione. Passiamo alla Stampa: «La presidente del Consiglio è al G20 di Bali», leggiamo, «e si è portata il lavoro da casa: la figlia Ginevra, 6 anni, è insieme a lei. Giorgia Meloni: mamma, mammo, premier. Quando hai a che fare con un bambino di 6 anni secondo me pure il G20 ti sembra una passeggiata di salute. Giorgia, posso chiamarti Giorgia? Io ti capisco. Se non puoi sconfiggere il senso di colpa, portatelo a Bali». L’unico senso di colpa che la Meloni dovrebbe portarsi appresso, in realtà, è quello di aver provocato una tale stizza in alcune donne di sinistra da costringerle a scrivere assurdità di questo genere. Il premier affida a Facebook il suo commento: «Mentre torno a casa», scrive la Meloni, «dalla due giorni di lavoro incessante per rappresentare al meglio l’Italia al G20 di Bali, mi imbatto in un incredibile dibattito sul fatto che sia stato giusto o meno portare mia figlia con me mentre andavo via per quattro giorni. Quindi ritenete che come debba crescere mia figlia sia materia che vi riguarda? Perché vi do una notizia: non lo è. Ho il diritto di fare la madre come ritengo e ho diritto di fare tutto quello che posso per questa nazione senza per questo privare Ginevra di una madre. Spero», aggiunge la Meloni, «che questa risposta basti per farvi occupare di materie più rilevanti e vagamente di vostra competenza». Non basterà, Giorgia: trattasi di rosicamento acuto, patologia difficilissima da curare, soprattutto quando aggravato da elementi di maleducazione, la cui prognosi è di circa cinque anni. Visto l’andazzo, come minimo.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)