2023-03-26
I sindaci di destra nel tranello arcobaleno
Il sindaco di Verona, Damiano Tommasi (Ansa)
La trascrizione anagrafica dei figli delle coppie gay ha incassato, durante l’ultima seduta di Anci giovani, un sostegno bipartisan. Sui giornaloni è iniziata la narrazione delle nuove leve più aperte rispetto ai colleghi anziani. Che, in realtà, sono i veri burattinai.È l’antico tranello del progressismo. Consiste nel veicolare l’idea che l’umanità sia incamminata lungo la strada del miglioramento costante, il cui approdo è il paradiso in terra. Il cammino, ovviamente, deve essere indicato dalle opportune guide politiche, gli ideologi illuminati dalla luce della sapienza. Chiunque si opponga alla marcia trionfale è, per definizione, un retrogrado, un sabotatore, un oppressore fascista.In questo quadro, è piuttosto evidente, il passato assume un carattere del tutto negativo: è l’era della oscurità. Solo il futuro è radioso, ergo bisogna concentrare l’attenzione su coloro che questo futuro lo interpreteranno, cioè i giovani, i quali vengono solitamente presentati come gli incorrotti, i puri su cui le tenebre del tempo che scorre ancora non hanno stretto le loro grinfie. I giovani sono il nuovo feticcio, e vengono celebrati in quanto migliori interpreti del «mondo nuovo» in costruzione. Perché ciò avvenga, è piuttosto evidente: i giovani sono più facilmente manipolabili, crescono immersi nel brodo ideologico a cui i più anziani (che hanno visto un universo differente) possono sottrarsi.Emblematico di questo meccanismo è quanto accaduto negli ultimi giorni a Treviso, in occasione della assemblea dei giovani dell’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani. In Veneto si sono riuniti sindaci, assessori e consiglieri comunali tra i venti e i trent’anni provenienti da tutta la nazione. Molti di loro, di sinistra e di destra, si sono detti favorevoli alla trascrizione all’anagrafe dei figli arcobaleno, nonostante la posizione piuttosto chiara (contraria) non soltanto del governo ma più in generale delle istituzioni italiane, Consulta compresa. Ebbene, il messaggio che dall’assemblea è trapelato ai giornali appare piuttosto deciso. Come sintetizza il Corriere della Sera, sul tema Lgbt i giovani amministratori sarebbero «tutti compatti». E cioè intenzionati a «proteggere i bambini» procedendo alla registrazione degli atti di nascita.È la tipica narrazione, dicevamo. Il racconto - identico su tutti i media - coincide con la bella favola dei giovani che sarebbero «più aperti» dei decrepiti colleghi. Ciò dimostrerebbe che «il Paese è più avanti dei politici» e che siano soltanto alcuni odiosi conservatori a opporsi alla registrazione dei cosiddetti bambini arcobaleno. In realtà, come ampiamente spiegato nei giorni scorsi, negare la trascrizione non significa odiare le coppie gay o volerne maltrattare i pargoli. Significa, al contrario, impedire che sia aggirata la legge italiana, la quale molto severamente proibisce il ricorso all’utero in affitto. Pratica che, grazie alle trascrizioni anagrafiche imposte da alcuni sindaci, viene di fatto sdoganata: basta andare all’estero, pagare la madre surrogata e poi tornare in Italia pretendendo che le istituzioni (e tutti gli altri cittadini) si sottomettano al fatto compiuto.A ben vedere, i giovani dell’Anci sono lo strumento di ben più scafati ed esperti primi cittadini. A guidare la carica dei sindaci intenzionati a violare consapevolmente la legge approvando nei fatti la maternità surrogata sono in realtà i progressisti Antonio De Caro (sindaco di Bari e presidente Anci) e Damiano Tommasi (sindaco di Verona), incredibilmente spalleggiati dal leghista Mario Conte, sindaco di Treviso e vicepresidente dell’associazione dei Comuni. I tre, sulla questione, hanno creato un asse robusto. «Non ci sono figli di serie A e serie B, qui si parla di persone. Bisogna dare risposte a queste famiglie. C’è un vuoto normativo che va colmato», ha dichiarato Conte nei giorni scorsi a dispetto delle posizioni del suo governo e del suo partito. Inutile far notare che il vuoto legislativo non esiste: l’utero in affitto è vietato, le trascrizioni pure. De Caro rafforza il concetto: «I diritti dei bambini non dipendono da come uno la pensa politicamente», sostiene. Ed è vero, talmente vero che i bambini di cui si discute (circa un migliaio) hanno tutti i diritti degli altri, perché la legge glieli garantisce. E se proprio si volesse aumentate la tutela (loro, ma soprattutto delle coppie che li hanno voluti) basterebbe una sanatoria, che permetterebbe di evitare altre trascrizioni e dunque nuove violazioni delle norme che proteggono la dignità delle donne.I primi cittadini, però, fanno gli ingenui e si nascondono dietro gli slogan. «Verona sta con i bambini», dice Damiano Tommasi ed è una curiosa affermazione visto che, in questo pasticcio, i piccini sono gli unici a non avere voce.A benedire la campagna pro surrogazione è, manco a dirlo, il milanese Beppe Sala, che giovedì ha presenziato al lancio della campagna elettorale di Giacomo Possamai, candidato sindaco a Vicenza, assieme a Tommasi medesimo e al padovano Sergio Giordani, anche lui annoverato tra gli «illuminati» registratori. Sala ha spronato i colleghi, spiegando che lui è costretto a fermare le trascrizioni anagrafiche perché la Procura di Milano le sta impugnando, ma che a Treviso e Padova la strada è ancora spianata. All’allegra brigata dobbiamo poi aggiungere Isabella Conti, sindaco pd di San Lazzaro di Savena. Nel complesso, la truppa è nutrita ma non troppo: in compenso è molto visibile, grazie anche ai ruoli apicali nell’Anci. In fondo, ciò che ai sindaci interessa è proprio questo: ottenere pubblicità. Peccato che la ottengano sulla pelle dei bambini, delle madri surrogate e pure delle coppie arcobaleno. Che vengono spinte a combattere una lotta sbagliata per far ottenere due voti in più (forse) a qualche amministratore locale in cerca di fama.
Jose Mourinho (Getty Images)