2023-06-03
Sindaci in marcia contro la proprietà pronti a saltare sul ddl Santanchè
Daniela Santanché (Imagoeconomica)
I primi cittadini insistono nel violare la Carta sugli affitti brevi. Il ministro del Turismo almeno invita le associazioni coinvolte.Carta e penna per invitare al ministero del Turismo le associazioni di categoria che rappresentano i proprietari di case. La senatrice e titolare del dicastero, Daniela Santanchè, dopo giorni di polemiche sul disegno di legge che andrebbe a limitare la possibilità di affittare case e stanze per brevi periodi, ha evidentemente deciso di sentire le controparti. Un buon passo sulla via della correzione. Magari potrà recepire i suggerimenti e tendenzialmente cambiare rotta. A spingere per aggiungere vincoli ai proprietari di case e limitare l’uso della proprietà privata sono sostanzialmente i sindaci. Ha cominciato lo scorso anno il primo cittadino di Venezia. Nel luglio del 2022 alla Camera è passato un emendamento, che ha consentito a Luigi Brugnaro di «integrare i propri strumenti urbanistici […] per individuare […] i limiti massimi e i presupposti per la destinazione degli immobili residenziali ad attività di locazione breve». L’obiettivo dichiarato è quello di favorire l’offerta degli affitti a lungo termine (e tutelare il patrimonio storico artistico) e l’emendamento prevedeva per il Comune la possibilità di individuare i «limiti massimi e i presupposti» che consentono di destinare le case alla locazione breve. Da un anno il sindaco di Venezia ha la possibilità di stabilire che l’affitto per più di 120 giorni all’anno sia subordinato al cambio di destinazione d’uso e della categoria. In pratica, si applica lo schema sperimentato durante la pandemia. Non vieto un diritto costituzionale, ma lo rendo al cittadino impossibile da fruire.Inutile dire che Venezia ha sbandierato la scusa del turismo di massa, la pressione dei proprietari di alberghi che sono interessati a limitare la concorrenza di Airbnb. Numerosi deputati del Pd sono andati a ruota e stanno facendo quadrato per far estendere le scelte di Venezia anche a Firenze e Bologna. Poi il mese scorso sono comparse le tendine, gruppi di studenti organizzati alla maniera delle sardine di Bologna, che si sono messi a piantare tendere per protestare contro il caro affitti. Il Pd, avendoci messo lo zampino almeno ideologico, si è mostrato subito pronto a cavalcare l’onda. Giuseppe Sala, primo cittadino della Ztl milanese, si è mostrato su queste cose di bandiera il più veloce. Anche lui ha lanciato l’idea: limitare o proibire gli affitti brevi anche a Milano. Un’uscita che avrebbe meritato uno sberleffo. Basta conoscere il capoluogo lombardo per sapere che oltre che dannoso e, ovviamente, incostituzionale, l’idea è anche irrealizzabile. Invece, no. Ad andare dietro alla fumosa protesta è stato anche il ministero dell’Università guidato da Anna Maria Bernini. Si è deciso di istituire una cabina di regia per capire se sia possibile studiare affitti calmierati e individuare immobili. Per fortuna non se ne farà niente. Il fatto però è un altro. Dietro il fumo si cela una strategia precisa. La si comprende da altri vecchi emendamenti del Pd, sepolti da due legislature. Uno prevede addirittura che i Comuni possano espropriare gli immobili vuoti e non manutenuti. Una cosa simile a ciò che si sta sperimentando in Catalogna. Chiaramente, questo è l’esempio estremo, ma nel mezzo tra vincoli all’uso e norme green, l’obiettivo è creare un palinsesto di tasse a matrice europea che potrebbero persino raddoppiare gli attuali 20 miliardi di patrimoniale che ogni anno lo Stato incassa sul mattone. Non a caso, l’altro giorno il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha annunciato l’idea di voler vietare gli affitti brevi nell’area considerata patrimonio dell’Unesco. Ufficialmente per ripopolare il centro di fiorentini. Ma nei fatti, anche se in cambio potrebbe esserci uno sconto sull’Imu, si tratterebbe della creazione di una norma comunale in grado di bypassare tutte le leggi superiori. In Italia, un tempo patria del diritto, esiste una gerarchia. Prima viene la Costituzione, poi le leggi dello Stato. E giù a scendere fino ai Comuni. Nardella sta provando a fare esattamente ciò che i sindaci piddini si sono messi in testa di realizzare in tema di riconoscimento dei figli di coppie gay. È molto semplice: esiste una legge nazionale che impone il passaggio in tribunale. Punto e basta. Stesso discorso sulla distorsione della proprietà privata. Esiste una Costituzione che la difende. E qui veniamo al ddl sugli affitti brevi targato Santanchè. Al di là dei dettagli frutto di passione per il barocco, il testo di legge non può servire come scivolo ai sindaci sopra citati per estendere il progetto ostile ai piccoli proprietari immobiliari. Semmai potrebbe diventare il contrario. Dal momento che sul settore si interviene con continue strette dal 2017, sarebbe il momento di aprire e semmai offrire nuove opportunità. Certo, esistono delle problematiche e comprendiamo anche l’ostilità degli albergatori, ma un governo di centrodestra ha l’occasione di ribadire che un cittadino nel perimetro della legalità può disporre di un proprio bene come vuole. Altrimenti si procederà soffocando la proprietà privata un giorno alla volta.
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