2024-07-10
Sicuri in montagna con i consigli del Soccorso alpino della GdF
True
Il colonnello Sergio Lancerin e il maresciallo Riccardo Manfredi parlano con la «Verità» sul tema della sicurezza per gli escursionisti di tutti i livelli. I consigli dei due specialisti per affrontare con consapevolezza l'estate in quota. Partendo da una considerazione di base: «Il rischio zero non esiste».Il Soccorso Alpino della GdF (S.A.G.F): i ruoli, l'addestramento, le specialità e la tecnologia di un fiore all'occhiello delle Forze armate.Lo speciale contiene due articoli.Per godere in sicurezza (e con consapevolezza) delle bellezze della montagna all’apertura di una stagione estiva che sembra farsi attendere in questo 2024, è importante fornire prima alcune cifre ai lettori. Si tratta dei dati diffusi dalla Guardia di Finanza sugli interventi svolti dal soccorso alpino del Corpo nell’ultimo anno. Nel 2023 sono stati 2.429 e hanno permesso di portare in salvo 2.505 persone e recuperare 203 salme. L’attività di soccorso, che prosegue anche nel 2024, ha consentito di eseguire ad oggi altri 1.324 interventi, salvare 1.309 persone e recuperare 66 salme. Si tratta di numeri importanti, che invitano ad una riflessione più che necessaria quando si consideri di voler affrontare un’escursione, fosse anche la più semplice. La «Verità» ha voluto discutere dell’aspetto della sicurezza in montagna con la fonte più autorevole in materia. Abbiamo raggiunto il Colonnello Sergio Lancerin, Comandante della Scuola Militare Alpina della GdF di Predazzo (Trento) e il Maresciallo Riccardo Manfredi, Comandante della stazione del Soccorso Alpino della GdF (S.A.G.F.) di Passo Rolle, dove ha sede anche il Centro addestrativo della specialità di soccorso in montagna. Proprio quest’ultimo, esattamente due anni fa, ha coordinato i soccorsi in occasione della tragedia della Marmolada, ormai scolpita nella memoria collettiva degli Italiani. Il Colonnello Lancerin, nell’introdurre il discorso sull’incidentalità, ha esordito con un assioma. Una verità universale che si applica ad ogni tipo di escursione. «In montagna non esiste il pericolo zero», esordisce il Comandante della scuola militare alpina più antica del mondo. Non esiste per gli avventori, come per i professionisti dell’alpinismo. Non esiste neppure per i soccorritori. A questo proposito è doveroso ricordare il sacrificio dei tre militari del S.A.G.F. Luca Piani della Stazione di Sondrio, Alessandro Pozzi e Simone Giacomelli della Stazione di Madesimo, caduti per una fatalità durante l’attività addestrativa il 29 maggio 2024 sui monti della Val Mello. Considerando il fatto che per gli esperti della montagna il discorso sicurezza, pur non essendo mai escluso, è quantomeno assimilato dalla preparazione e dall’esperienza, molto meno scontato appare per il turismo montano di massa. «Uno dei fattori di maggiore incidenza sul livello di rischio» prosegue Lancerin, «è il meteo, d’estate come d’inverno». La bella stagione, che invita ad escursioni più lunghe grazie alla maggiore disponibilità di luce, nasconde non poche insidie da considerare sempre prima di mettersi in cammino da soli o in gruppo. «Un cambiamento repentino delle condizioni meteorologiche», prosegue il Comandante della scuola militare alpina della Gdf, «può compromettere l’intervento tempestivo dei soccorsi in caso di necessità. Il maltempo può bloccare a terra l’elicottero o impedire alle squadre di soccorso di raggiungere in tempi brevi il luogo dell’incidente, oltre a porre a rischio la stessa incolumità dei soccorritori». Anche se questa estate 2024 sembra andare in direzione opposta alle ultime stagioni, i cambiamenti che hanno caratterizzato il clima montano negli ultimi anni hanno in un certo senso trasformato la montagna. Molte zone in quota sono passate da una condizione geomorfologica glaciale ad una periglaciale, un mutamento che è stato alla base della disgrazia della Marmolada, che ha interessato una zona ad alta affluenza escursionistica. «La stagionalità è una delle voci più importanti nella valutazione del rischio» -aggiunge Lancerin. «Anche in estate è importantissimo per ogni escursionista un abbigliamento adeguato a repentini cambiamenti nelle condizioni del tempo e del terreno, che sono strettamente connesse tra loro». «Lo zaino, che deve essere sempre previsto, deve contenere vestiario che possa proteggere da eventi improvvisi come pioggia, oppure vento che fa calare repentinamente la temperatura. Un accessorio sempre consigliato sono le bacchette, che possono aiutare nella camminata e nel mantenimento dell’equilibrio». La natura del terreno (roccia, sentiero, erba, neve) è importante nella scelta delle scarpe, preferibili quelle che coprono e proteggono le caviglie. Anche su un sentiero considerato facile, soprattutto se su un tratto esposto, il rischio di mettere un piede in fallo di scivolare a causa di una calzatura non adeguata è sempre possibile, con conseguenze anche gravi.Interviene il Maresciallo Riccardo Manfredi, che fa il punto sulla valutazione degli scenari di pericolo, oggettivi e soggettivi. «Bisogna sempre tenere presenti i rischi soggettivi», dice il comandante della stazione di Passo Rolle. «Così come è importante conoscere le proprie capacità e i propri limiti individuali». Sulla pianificazione dell’escursione, Manfredi sottolinea che «Si tratta di uno degli aspetti focali prima di affrontare qualsiasi percorso montano. L’allenamento personale, il livello di preparazione fisica si interlacciano strettamente al grado di esperienza individuale in montagna e conseguentemente alla scelta di un itinerario adeguato. «Tra gli aspetti da considerare, sicuramente importante è la conoscenza del dislivello che l’escursione prevede, così come la conoscenza degli accessi al percorso, in particolare modo se è la prima volta che lo si affronta. Anche la durata complessiva e l’orario di rientro sono elementi da considerare prima di mettersi in cammino, calcolati sulla base della stagionalità, che può presentare aspetti molto diversi da un anno con l’altro. Un esempio è sotto i nostri occhi: la stagione estiva 2024 presenta condizioni sensibilmente differenti da quelle che l’hanno preceduta, con persistenti precipitazioni e temperature sotto la media. Queste condizioni si traducono nell’immediato in cambiamenti delle condizioni dei sentieri, che possono essere ancora ricoperti dal manto nevoso». Aggiunge Lancerin: «In questo caso particolare, la conoscenza della presenza in estate di neve anche a quota relativamente bassa suggerisce all’escursionista l’integrazione dell’equipaggiamento con un paio di ramponcini, un accorgimento semplice che può ridurre in modo sensibile il pericolo di cadute». «Importantissima anche la disponibilità di un accessorio impermeabile in grado da proteggere da pioggia e freddo improvvisi. Ed è altrettanto importante che questo protegga oltre a chi lo indossa anche lo zaino. Un poncho è in questi casi la scelta più indicata». Manfredi ci elenca quali sono i materiali indispensabili da portare sempre in montagna: oltre all’abbigliamento completo con ricambi che possano permettere di rimanere asciutti e di proteggersi da freddo e vento, nello zaino ci dovrà sempre essere una scorta d’acqua. Una borraccia di capienza adeguata non serve solo a dissetare durante il percorso, ma è un vero e proprio «salvavita» in caso di malore per colpo di calore o disidratazione. «Il kit di primo soccorso, una mappa fisica della zona oppure un sistema Gps sono vivamente consigliati così come una torcia per illuminare il cammino in caso di rientro dopo il tramonto o per segnalare la propria presenza in caso di necessità». Quello delle comunicazioni» sottolineano i due finanzieri, «è un tema molto rilevante soprattutto grazie all’evoluzione tecnologica recente. Il telefono cellulare va sempre portato anche in caso di assenza di campo, e deve sempre essere carico. La presenza dell’apparecchio può infatti aiutare in modo determinante l’orientamento dei soccorritori grazie a sistemi di ultima generazione in grado di identificare la posizione del cellulare, di cui parleremo più in dettaglio nel secondo articolo dello speciale. «Nel patrimonio di informazioni preliminari ad ogni escursione in montagna» aggiunge Manfredi, «devono esserci informazioni relative alla presenza o meno di corsi d’acqua (ci sono vie che ne sono totalmente prive e magari esposte totalmente agli agenti atmosferici) e di rifugi, bivacchi o malghe che possano servire da riparo in ogni circostanza». Le informazioni corrette si possono reperire attraverso una molteplicità di fonti affidabili, dalle Apt ai siti ufficiali delle località montane, oppure rivolgendosi a guide alpine qualificate. Anche i social possono aiutare, sempre che le informazioni contenute siano provenienti da utenti sicuri. Proprio su questo punto Lancerin interviene: «La molteplicità delle fonti a disposizione è certamente un fatto positivo. Bisogna tuttavia che l’escursionista si informi consapevolmente operando una scelta razionale tra le tante informazioni disponibili». «Spesso accade che sui social network gli utenti postino idilliache immagini della meta finale dell’escursione. Queste possono essere ingannevoli per l’escursionista non esperto, in quanto non illustrano le difficoltà che il percorso per raggiungerle potrebbe presentare». Ritornando su uno degli aspetti cardine nella prevenzione degli incidenti in montagna, il meteo, Lancerin e Manfredi indicano come anche l’interpretazione delle previsioni spesso non venga fatta in modo completo. «Per abitudine, gli escursionisti tengono conto solo di alcune indicazioni provenienti dalle fonti di informazione meteorologica» prosegue Manfredi. «La presenza di nubi o la prevalenza di tempo soleggiato non sono gli unici elementi da considerare. In montagna, come è noto, le condizioni possono mutare in tempi brevissimi, nell’ordine di minuti. Oltre alle precipitazioni si aggiungono altri elementi che possono rappresentare un rischio anche grave durante le escursioni. Il vento, anche fortissimo in quota, oltre ad abbassare la temperatura esterna può generare pericolo di caduta. Un altro elemento che viene a volte trascurato è quello della nebbia, che può scendere all’improvviso limitando fortemente la visibilità e aumentando esponenzialmente il rischio di incidenti». «Anche i fulmini sono una minaccia, in particolare su terreni esposti e rocciosi e soprattutto sulle vie ferrate molto frequentate nel periodo estivo, che sono state negli anni teatro di incidenti anche mortali». E poi c'è lo zero termico, vale a dire la quota dove la temperatura segna 0°C, può calare nel breve periodo ed è dipendente dalle condizioni meteo. Sarebbe sempre utile verificarla dalle fonti a disposizione durante la fase precedente l’escursione».Un’altra importante considerazione, secondo gli esperti del Soccorso Alpino della Gdf, è quello strettamente legato alle capacità individuali in particolar modo quando si tratta di escursioni di gruppo. In questo caso la scelta dell’itinerario dovrebbe sempre essere commisurata «al ribasso» cioè sui limiti degli elementi più deboli, come ad esempio i bambini, che hanno una capacità di resistenza minore e sono più sensibili alle altitudini e alle condizioni meteo avverse. Per questo sarebbe consigliata anche una conoscenza base della terminologia tecnica, della segnaletica e dei diversi gradi di difficoltà dei percorsi (turistico, escursionistico, per esperti, alpinistico). Tra le raccomandazioni dei militari del S.A.G.F rientra forse la meno scontata per chi vuole conoscere la montagna con le proprie gambe, pur non essendo un alpinista esperto: la capacità di rinuncia in caso le condizioni climatiche sconsiglino di proseguire oppure nel caso l’escursione presenti difficoltà o pericoli che l’utente della montagna non sia in grado di affrontare. E in ogni caso (anche questo parrebbe scontato ma in realtà non lo è così tanto) il consiglio dei due esperti è quello di affidarsi senza esitazioni ai soccorsi, effettuando la chiamata di emergenza in caso di pericolo o infortunio, evitando di proseguire o di muoversi in condizioni di difficoltà senza l’aiuto e la tecnica di soccorritori esperti. «Investire sulla preparazione», conclude il comandante Manfredi, è il metodo migliore per ridurre l’incidentalità in montagna». Per il resto, ci sono gli specialisti del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza. A soccorrere, ma anche a dare preziosi consigli.«