2018-07-05
Siamo i soli a imporre la fattura elettronica
Il decreto Dignità si limita a far slittare l'entrata in vigore della documentazione digitale. Uno studio dei commercialisti dimostra che l'Italia è l'unica in Europa a estendere l'obbligo. Esiste in Messico ma il sistema è dannoso per le piccole impreseMancano meno di sei mesi all'entrata a regime della fattura elettronica e molti tasselli devono ancora andare al loro posto. Nel tanto annunciato decreto Dignità di Luigi Di Maio ci sarebbero dovute essere modifiche in merito a diversi temi fiscali come lo spesometro, il redditometro e lo split payment. Il testo del decreto è stato però caratterizzato dalla mancanza di novità fiscali e dall'incertezza sulle coperture economiche necessarie. Su molti aspetti fiscali «toccati» sono infatti in corso una valutazione da parte delle Ragioneria di Stato sugli impatti economici. A peggiorare la situazione c'è stato anche il Ministro dell'economia e delle finanze Giovanni Tria. Nell'audizione del 10 luglio il ministro ha infatti sottolineato come i conti dello Stato devono restare in ordine e che si deve puntare alla riduzione del debito/Pil. Inoltre, molte misure economiche annunciate in campagna elettorale da Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono al vaglio del Ministero dell'Economia e delle finanze. Un passo indietro, da parte di Di Maio c'è già stato. Sullo split payment, il ministro, aveva infatti più volte annunciato l'abolizione. Nella relazione tecnica di accompagnamento al decreto Dignità viene però scritto, come in merito allo split payment, sia in corso una valutazione sull'impatto dei conti da parte della Ragioneria. Sulla fattura elettronica, invece, non si sono fatti passi né avanti né indietro. Il decreto ha stabilito soltanto una mini proroga per lo spesometro. Questo ha dunque come conseguenza il fatto che per circa un mese la fattura cartacea e quella elettronica coesisteranno. Il primo gennaio 2019, però, la fattura elettronica diventerà realtà, e non si potrà più tornare indietro. I commercialisti nel loro studio «la fattura elettronica: elementi di comparazione con gli ordinamenti degli altri paesi, criticità da ponderare e proposte da considerare per la fluidità del processo», pubblicato ieri dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, evidenziano come il cambiamento tecnologico destabilizzerà molti contribuenti. «La nostra categoria» si legge nel documento «si troverà di fronte a diffuse richieste da parte della clientela di affiancamento costante sia nella fase dell'emissione delle fatture elettroniche sia in quella di ricezione delle fatture da parte dei fornitori». Altro aspetto ignorato è la struttura economica dell'Italia. L'economia tricolore si basa infatti, principalmente su piccole e medie imprese. Società che nella maggior parte dei casi non avranno le capacità tecnologiche necessarie per affrontare da sole l'innovazione. In meno di sei mesi dall'entrate in vigore della fattura elettronica diventa dunque difficile creare un sistema in grado di produrre, emettere e archiviare le fatture elettroniche. Tutta questa corsa verso l'introduzione della fattura elettronica risulta inoltre essere ingiustificata anche dalla situazione a livello europeo. In 13 paesi dell'Unione europea «non esiste alcuna regolamentazione specifica» in materia di fattura elettronica. Nei restanti 16 si parla solo di fattura elettronica in relazione ad operazioni con la Pubblica amministrazione. La Germania, per esempio, ha introdotto la fattura elettronica obbligatoria solo per alcuni settori della pubblica amministrazione dal 4 aprile 2017. L'obbligo riguarderà la totalità delle operazioni della pubblica amministrazione solo a partire dal 27 novembre del 2019. Altro Paese, la Francia. La fattura elettronica risulta essere obbligatoria solo per le transazioni verso la pubblica amministrazione. Il passaggio avverrà inoltre in modo graduale spalmato su tre anni a partire dal 2017. Se, invece ci si sposta fuori dall'Ue il panorama diventa più eterogeneo e si trovano Paesi come l'Argentina, il Cile, il Messico e il Brasile che non solo hanno già introdotto la fattura elettronica ma sono considerati anche i pionieri di questo sistema. Il paragone con questi non è però neanche lontanamente possibile, dato il quadro economico e finanziario totalmente diverso dall'Italia. In queste realtà, infatti, la fattura elettronica è stata resa obbligatoria per cercare di regolamentare un minimo il settore Iva. Il risultato ottenuto è stato certamente ottimale, dato che l'evasione si è sensibilmente ridotta. È ovvio però che se in un sistema totalmente allo sbando si inserisce una norma che porta un po' di legalità, la situazione cambia. Non si può dunque pensare di paragonare il processo di sviluppo della fattura elettronica in Italia a quello fatto in Messico o Argentina. Quello che invece si potrebbe fare è affrontare una seria analisi costi-benefici che tenga conto di tutte le variabili messe in campo. Lo studio dei commercialisti evidenzia come non si devono solo prendere in considerazioni le minori spese finanziare che i processi elettronici posso portare o il risparmio temporale. Ma anche i costi di adattamento necessari e gli investimenti che le imprese e i professionisti dovranno affrontare, in strutture informatiche specializzate.