2020-03-23
«Si son fatti fregare 6 milioni di mascherine»
L'ex deputato Enzo Raisi: «Avevo trovato un'impresa spagnola per la Protezione civile, che poi però ha tentennato».Le tanto sospirate mascherine ci sono, anzi c'erano: a milioni. Ma, benché in piena emergenza coronavirus, ce le siamo incredibilmente lasciate sfuggire. È la rivelazione di Enzo Raisi, ex deputato bolognese di An, ora imprenditore e, si legge sul suo profilo Twitter, «volontariamente esiliato in Spagna». L'ex parlamentare sostiene di essere stato cercato giorni fa per questi presidi sanitari che avrebbe pure trovato, salvo poi essere sostanzialmente snobbato. Per saperne di più su questa surreale vicenda, a metà tra farsa e spy story, La Verità lo ha contattato.Da chi e quando è stato contattato dall'Italia per la ricerca di mascherine? «Circa una settimana fa, un uomo delle istituzioni, che non nomino per ragioni di amicizia e di privacy, il quale è in contatto con la Protezione civile, sapendo della mia esperienza nel commercio internazionale, mi ha contattato per chiedere se potevo dare una mano a trovare le mascherine. In Spagna sono molto diffuse mentre in Italia, a quanto pare, risultano introvabili». Le mascherine richieste riguardavano una specifica regione italiana? «No, la richiesta veniva, tramite il mio contatto, dalla Protezione civile. Così mi sono attivato attraverso i miei canali e, nel giro di due giorni, ho individuato un fornitore spagnolo, un professionista serio - cosa non scontata, in una fase in cui troppi si improvvisano commercianti di presidi sanitari - che abitualmente lavora con le strutture sanitarie spagnole, il quale aveva la disponibilità di 6 milioni di mascherine chirurgiche, che avrebbero potuto essere recapitate direttamente in Italia. Così ho inoltrato il catalogo al mio contatto, a cui era stato detto che il fornitore era attendibile, che mi avevano cercato e mi avevano lasciato un messaggio nella segreteria telefonica. Una cosa impossibile, dato che non ho la segreteria telefonica».Cosa ha fatto, a quel punto?«Spazientito, mi sono fatto inoltrare il numero del responsabile della Protezione civile, soggetto di cui non faccio il nome per questioni di delicatezza, che asseriva di avermi contattato. Ebbene, è stata una chiamata surreale, con costui che mi ha liquidato in malo modo, asserendo neppure di conoscere il tramite istituzionale che ci aveva messi in contatto. A quel punto, vista la totale mancanza di collaborazione, l'ho mandato a quel paese».È finita così?«No, perché sabato una signora della Protezione civile, con gentilezza, mi ha richiamato per sapere delle mascherine, chiedendomi se fossero di tipo ffp2 o ffp3; al che, le ho ribadito che si trattava di mascherine chirurgiche e le ho inoltrato il catalogo, che in teoria la Protezione civile, alla luce di quanto dicevo, avrebbe già dovuto avere. Nel frattempo, sono stato contattato dalla Regione Abruzzo, dalla Lombardia e da una struttura ospedaliera di Sassari. Vedremo cosa sarà possibile concludere».Quei 6 milioni di mascherine sono ancora disponibili?«Non lo so. Ripeto però che la disponibilità c'era, la qualità del fornitore era accertata, così come il suo respiro internazionale, dato che, oltre ad avere un deposito negli Stati Uniti, a Boston, si appoggia a produzioni in due diverse nazioni, Cina e Turchia».La fornitura che lei aveva reso possibile rischia dunque di saltare? «Sì, e devo dire che questo mi amareggia molto. Dalla Spagna - e senza alcun tornaconto personale, sia ben chiaro - avrei voluto dare una mano al mio Paese, ma mi sono sentito impotente. Ho dovuto constatare con mia incredulità come la Protezione civile italiana - a cui operatori e volontari rinnovo, beninteso, tutta mia stima - abbia difficoltà a individuare figure che parlino le lingue e capaci di interfacciarsi, in questa fase emergenziale, con chi opera nel comparto commerciale. Ad ogni modo, a dimostrazione del mio totale disinteresse, giro anche a voi, come giornale, il famoso catalogo di mascherine che avevo trovato. A me interessa solo aiutare il mio Paese, tanto più che la mia famiglia è in Italia e questo era, ed è, un pensiero anche per loro».