
Mister 100 milioni Cristiano Ronaldo segna una doppietta al Sassuolo e interrompe il digiuno di gol. Il brasiliano Douglas Costa, però, nel finale perde la testa con un avversario. Viene espulso con il Var e adesso rischia di rimediare una lunga squalifica.Mai banale. Aveva segnato il gol più bello a Torino in rovesciata con la vecchia maglia e per non essere ripetitivo ha segnato - come primo in Italia - il gol più brutto di sempre a Torino facendo tap-in a porta vuota da un metro dopo una frittatona con le cipolle del difensore centrale del Sassuolo, Gianmarco Ferrari, che fin lì era sembrato un fenomeno. È il 50° quando lo Stadium esplode: con un semplice tocco Cristiano Ronaldo si toglie un peso; lo toglie ai compagni impegnati a passargli la palla anche quando non avrebbe senso; lo toglie a Max Allegri costretto ad affrontare da sei conferenze stampa la stessa domanda; lo toglie a milioni di tifosi bianconeri che attendevano questo istante dalla discesa del messia pallonaro in elicottero.Bello o brutto, un gol è un gol. E i tre punti contro la squadra emiliana durata un'oretta scarsa (risultato 2-1 per chi ha passato la domenica su Marte) sono tutti suoi, del calciatore più titolato del mondo, che un quarto d'ora dopo si concede il bis. Douglas Costa, scardinatore sopraffino di difese troppo spesso dimenticato in panchina, ha un tocco di biliardo per Emre Can che dopo una volata in contropiede (in casa) pesca CR7 al limite: mirino telescopico sull'angolo più lontano e palla che finisce proprio lì dopo classico diagonale, con il portiere Andrea Consigli fulminato in controtempo. Il gol di Khouma Babacar arriva troppo tardi (92°) per alimentare illusioni.A questo punto è fiesta, è primato in classifica, è punteggio pieno, è viatico perfetto per arrivare sui blocchi di partenza della Champions league da vincere. Tutte le rivali sono già dietro, addirittura Roma e Inter sembrano quasi tagliate fuori. E comunque saranno costrette a rimonte disperate e ad affrontare gli scontri diretti con la Signora nella situazione più scomoda possibile; quella di chi è costretto a vincerli, quindi a lasciare al signor Ronaldo praterie in ripartenza. Siamo al 17 settembre e possiamo già tranquillamente confermare che la Juventus è di un altro pianeta (quattro vittorie su quattro); sembra il Bayern Monaco in Germania (tre su tre) e il Psg in Francia (cinque su cinque). Sbadiglio.Nel primo tempo contro il Sassuolo gioca male, è perfino più lenta e involuta dell'Inter anche per la sudditanza di tutti nei confronti del re all'asciutto: la prima e anche la seconda opzione di Sami Khedira, Mario Mandzukic e Paulo Dybala non è puntare la porta ma passarla a Ronaldo come se fosse Altafini da far segnare all'ultima giornata, con la conseguenza d'una prevedibilità infinita. Eppure, con il motore al 60%, davanti alla squadra con l'attacco più prolifico del campionato (otto gol) messa in campo in modo spregiudicato da Harry Potter De Zerbi, la Juventus mostra una solidità pazzesca, guadagna metri come un carroarmato, fa capire che qui ogni ciuffo d'erba si conquista lottando. Testa d'acciaio e muscoli d'acciaio come vuole Allegri. Alla fine l'avversario, confuso e stremato (con due bizzarri tentativi di autogol sul groppone), è costretto a passare alla cassa perché c'è sempre un conto da pagare.Cristiano fa doppietta e tutto torna alla sua rassicurante normalità. È tenero sapere dal tecnico bianconero che un fenomeno come CR7 fosse «avvelenato per il gol». Aggiunge Allegri: «Ci era già andato vicino, è stato frettoloso un paio di volte. Il calcio dà e il calcio toglie, così ha fatto il primo gol in modo fortunoso. Il secondo invece è stato bellissimo». L'allenatore allontana i sospetti di leziosità: «Oggi l'unico che non è andato di tacco è stato proprio Ronaldo». Poi ecco una stoccata ai giornalisti, con i quali i rapporti non saranno mai idilliaci: «Dybala titolare? Ieri non ho detto che non avrebbe giocato, bisogna stare attenti alla conferenza. Avevo detto che giocava ma sapevo che tanto nessuno capiva». Cristiano fa doppietta, i tifosi giustamente esultano. Ma i fuochi d'artificio mediatici a reti unificate sono perfino imbarazzanti perché nessuno poteva dubitare che un cinque volte pallone d'oro, professionista del calibro del portoghese, avesse deciso di svernare a Torino per 30 milioni a stagione. Il fuoriclasse ha segnato, segnerà ancora, sarà decisivo perché lo è da 14 anni e le due reti al Sassuolo fanno statistica. Lui stesso le commenta a Sky Sport con realistica sobrietà: «Un po' d'ansia c'era dopo il mio passaggio dal Real Madrid, c'era grande attesa e la sentivo. La vita è così, sto lavorando bene e i compagni mi aiutano alla grande ad adattarmi al nuovo campionato. Avevo voglia di segnare, sono contento. Adesso via con la Champions, la competizione che amo di più. Speriamo di avere fortuna, non vedo l'ora». Liquidata la pratica sulla casella dei gol fatti dall'uomo-immagine, ci sarebbero due episodi poco edificanti da segnalare: i consueti cori antinapoletani degli ultrà bianconeri che radicalizzano così una biliosa contrapposizione priva di senso e il delirium tremens finale di Douglas Costa. Il brasiliano ancora una volta cambia volto alla partita, andando a doppia velocità rispetto agli avversari (e anche a Dybala) sia con il pensiero, sia con le gambe. Come lui solo Joao Cancelo, mal di testa ambulante per gli avversari e per Luciano Spalletti che lo ha lasciato andare via. Quando Douglas Costa entra a gara in corso è devastante perché salta l'uomo e sa sempre dove mettere il pallone per far male alle difese. Per la prima volta però sporca la sua immagine da bravo ragazzo lasciandosi trascinare negli abissi del raptus che potrebbe costargli tre giornate e fargli saltare la prima partita impegnativa, quella contro il Napoli. A gara praticamente finita tira una gomitata e una testata a Federico Di Francesco sotto gli occhi dell'arbitro Daniele Chiffi senza che nulla accada. Poi il brasiliano sputa platealmente all'avversario e il direttore di gara, svegliato dal suo sonno peloso dal Var, è costretto a estrarre il cartellino rosso. Una scena desolante che ancora una volta dà la misura della mediocrità e della mancanza di personalità di una classe arbitrale che avrebbe bisogno della tecnologia anche per determinare i falli laterali. E che invece è riuscita nell'intento di soffocarla nella culla.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






