Solo al Dipartimento dell’Istruzione, l’agenzia contro gli sprechi guidata dal patron di SpaceX ha individuato 881 milioni di dollari di regalie. Saranno stroncati i programmi sui boschi in Brasile e sugli «spazi antirazzisti».La spesa pubblica costituisce uno strumento fondamentale nelle mani dei governi per gestire il ciclo economico e riequilibrare il conflitto capitale-lavoro. In Italia, sappiamo bene che, dietro la facciata della «lotta agli sprechi», nel decennio scorso sono stati operati tagli da cui sono conseguiti la recessione, l’impennata della disoccupazione e la compressione dei salari. In molti settori (come la sanità), li scontiamo ancora oggi. Quello che sta accadendo negli Stati Uniti con il Doge, il Department of government efficiency affidato a Elon Musk, però, è un’altra storia. Almeno da quanto emerge finora.Il profilo X dell’ente (che, ricordiamolo, non fa parte ufficialmente nel gabinetto Usa) continua in questi giorni a pubblicare l’elenco delle spese tagliate. E a differenza dell’Italia, che fino a prima del Covid ha mantenuto per 30 anni un avanzo primario (lo Stato, al netto degli interessi, ha registrato più entrate che uscite), qui non è del tutto improprio parlare di parassitismo, per giunta ideologico. Quasi un secolo fa, il grande economista John Maynard Keynes sosteneva che, nei periodi di crisi, lo Stato dovrebbe pagare i lavoratori disoccupati per scavare buche e riempirle, in modo da sostenere la domanda e proteggere il reddito complessivo. Una provocazione spesso criticata da chi l’ha letta in senso letterale, ma che ora, grazie al Doge, può essere rivalutata: benché improduttive, le buche quantomeno sono neutre. E non servono a finanziare ideologie con denaro pubblico.Di esempi ne offre in abbondanza lo stesso Dipartimento per l’efficienza guidato da Musk, che solo al Dipartimento dell’Istruzione, finora ha sforbiciato 881 milioni di dollari. Lo scorso 10 febbraio, ha informato su X i contribuenti statunitensi che «il Dipartimento dell’Agricoltura ha annullato 18 contratti per un totale di circa 9 milioni di dollari, tra cui contratti per “servizi di consulenza sulla valutazione di genere in America Centrale”, “servizi di consulenza su foreste e genere in Brasile” e il “programma di mentorship per donne nell’iniziativa sulla carbonizzazione forestale”». Il giorno successivo, il Doge ha reso noto che il Dipartimento dell’Istruzione ha tagliato 29 sovvenzioni per la formazione Dei (i famosi programmi di diversità, equità e inclusione che per anni hanno incarnato i deliri woke sul gender) per 101 milioni di dollari. «Una di queste», si legge, «mirava a formare insegnanti affinché «aiutassero gli studenti a comprendere e analizzare le complesse storie legate all’oppressione, e a riconoscere aree di privilegio e potere su base individuale e collettiva». Sempre martedì scorso, veniva annunciata l’eliminazione della sezione «identità di genere» dall’app del Dipartimento degli Affari dei veterani.Mercoledì, invece, il profilo del Doge si congratulava con Kristi Noem, segretaria alla Sicurezza interna, per il lavoro svolto con la Fema (l’Agenzia federale per la gestione delle emergenze), rea di aver finanziato la permanenza in hotel di lusso di migranti a New York. Tra cui anche il Roosevelt Hotel, «base operativa del gruppo criminale Tren de Aragua e utilizzato per ospitare l’assassino di Laken Riley». Lo scandalo della Fema, già esploso nei giorni precedenti, aveva spinto l’europarlamentare greco Fragkos Emmanouil Fragkoulis a inviare una lettera al Doge e a Elon Musk per chiedere chiarimenti sui fondi Usa destinati alle Ong greche per finanziare soggiorni in hotel di lusso di migranti irregolari. «Durante l’analisi di questi finanziamenti», si legge in un tweet del 13 febbraio, «il team ha individuato un contributo da 25.000 dollari intitolato «Empowering Lgbtqia+ Refugees in Greece», con la descrizione: «Fornire supporto materiale, legale e psicologico ai richiedenti asilo e rifugiati Lgbtqia+; informare e sensibilizzare la società civile sulle problematiche della comunità Lgbtqia+». Propaganda gender diffusa a spese dei contribuenti americani, ora definanziata dal Doge. Sempre mercoledì, sono stati annunciati tagli per altri 150 milioni di dollari, di cui 405.000 presso il Dipartimento per la Sicurezza interna destinati a «servizi di supporto alla gestione della resilienza, dell’energia e della sostenibilità» e 4 milioni presso il Dipartimento dei Trasporti per «servizi di gestione di programmi e progetti Deia» (Diversità, equità, inclusione e accessibilità). Programmi Dei per 45 milioni di dollari sono stati cancellati anche presso l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, che ha subito anche il taglio di una sovvenzione da 50 milioni dell’era Biden destinata alla Climate justice alliance. Secondo quanto denunciato dal segretario, Lee Zeldin, tale associazione sostiene che «la giustizia climatica passa attraverso una Palestina libera».Un’altra chicca viene dal Dipartimento dell’Istruzione, che ha annullato i fondi per i quattro «Equity assistance centers», per un totale di 33 milioni di dollari. Uno di questi, si legge su X, forniva «formazione professionale sulla teoria critica della razza e l’alfabetizzazione razziale». Un video sotto al post mostra un esempio di lezione, il cui titolo recita: «Identificare e decostruire la propria bianchezza. Un workshop su potere e privilegio per la creazione di spazi antirazzisti». Ecco, allora, la funzione interessante del Doge: svelare una trama di denaro pubblico usato per infiltrare capillarmente la società con l’ideologia liberal. Nel dipartimento, inoltre, si aggiungerà alla squadra un altro magnate, Joe Gebbia, co-fondatore di Airbnb (patrimonio stimato di 8,5 miliardi di dollari) e amico di Musk. La sensazione è che ci sia ancora parecchio da tirar fuori.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.
Donald Trump (Ansa)
La Corte Suprema degli Stati Uniti si appresta a pronunciarsi sulla legittimità di una parte dei dazi, che sono stati imposti da Donald Trump: si tratterà di una decisione dalla portata storica.
Al centro del contenzioso sono finite le tariffe che il presidente americano ha comminato ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa). In tal senso, la questione riguarda i dazi imposti per il traffico di fentanyl e quelli che l’inquilino della Casa Bianca ha battezzato ad aprile come “reciproci”. È infatti contro queste tariffe che hanno fatto ricorso alcune aziende e una dozzina di Stati. E, finora, i tribunali di grado inferiore hanno dato torto alla Casa Bianca. I vari casi sono quindi stati accorpati dalla Corte Suprema che, a settembre, ha deciso di valutarli. E così, mercoledì scorso, i togati hanno ospitato il dibattimento sulla questione tra gli avvocati delle parti. Adesso, si attende la decisione finale, che non è tuttavia chiaro quando sarà emessa: solitamente, la Corte Suprema impiega dai tre ai sei mesi dal dibattimento per pronunciarsi. Non è tuttavia escluso che, vista la delicatezza e l’urgenza del dossier in esame, possa stavolta accelerare i tempi.
Gennaro Varone
Il pubblico ministero Gennaro Varone sulla separazione delle carriere: «Le correnti sono orientate proprio come un partito politico».
«Non è vero che la separazione delle carriere porrà il pubblico ministero sotto il controllo del potere esecutivo». Da questa frase comincia l’analisi di Gennaro Varone, pubblico ministero di recente tornato a Pescara dopo una parentesi romana durante la quale si è occupato di delicate indagini sulla pubblica amministrazione (comprese quella sulle mascherine intermediate dal giornalista Mario Benotti, che ora è al centro delle attenzioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, quella sull’ex socio dello studio di Giuseppe Conte, l’avvocato Luca Di Donna, e quella sulla mensa di Rebibbia).






