2024-12-06
L’attivista antisfratto sfratta l’occupante. Che muore in garage
Nel riquadro la vittima Marco Magrin (IStock)
Il militante per il diritto alla casa ha messo alla porta l’abusivo che non pagava l’affitto. Lui si rifugia in un box e spira al gelo.Abbiate un minuto di pazienza e leggete il testo che riportiamo qui di seguito, peraltro in molta parte condivisibile. Lo abbiamo facilmente rintracciato sulla Rete e dice così: «Il problema della casa è sempre più presente in tutto il Paese. I salari sono troppo bassi per pagare affitti e mutui, anche per chi vive in una casa popolare; si costruiscono case di lusso per pochi e si preferisce utilizzare le case per affitti brevi per turisti invece che soddisfare i bisogni della popolazione; e soprattutto in questo Paese non c’è un piano per il diritto all’abitare dagli anni 70! Qui a Treviso ormai centinaia di famiglie sono a serio rischio di trovarsi per strada: donne, uomini, genitori single con figli minori, famiglie». Ancora un piccolo sforzo, perché ora viene la parte importante: «La casa è un diritto fondamentale, non è un terreno su cui alimentare una guerra fra poveri; le responsabilità del nostro impoverimento non sono di chi sta peggio, ma di chi in alto protegge solo gli interessi delle classi più ricche. Nel Comune di Treviso le case sfitte sono più del 13%, buchi neri che, fra pubblico e privato, se fossero riqualificati andrebbero a soddisfare la necessità delle tante, troppe, persone al momento in difficoltà». Sapete da dove viene questo documento giustamente indignato e bellicoso? Dal profilo Facebook della associazione Caminantes di Treviso, composta (è scritto nella presentazione ufficiale) pure da frequentatori del centro sociale Django. Per la precisione, il profilo Facebook si chiama così: «Caminantes. La casa è un diritto». Affermazione che senz’altro sottoscriviamo. Peccato che tale diritto sia stato negato a Marco Magrin, un uomo di 53 anni trovato morto lo scorso 30 novembre in un garage di via Castagnole a Treviso. Pare che Magrin vivesse lì dentro, sotto la casa in cui aveva abitato per un periodo assieme alla compagna. Da quella abitazione era stato cacciato, si era rifugiato nel box e lì è crepato. Ed ecco il colpo di scena: la casa da cui Magrin è stato allontanato appartiene a un attivista del centro sociale Django e di Caminantes, tale Andrea Berta. Secondo il Gazzettino, Berta avrebbe ereditato la casa due anni fa da una zia, mentre il garage non sarebbe di sua proprietà. A quanto risulta, l’attivista si è trovato, assieme alla abitazione, anche i due inquilini. Scrive TrevisoToday: «Quando è arrivato il momento di riscuotere l’eredità l’attivista si è fatto carico di debiti e bollette non pagate trovando dentro casa Marco e la compagna, entrambi senza lavoro. Berta non era in grado di sostenere le spese anche per quell’appartamento senza che nessuno dei due coinquilini pagasse l’affitto. Ha chiesto a Magrin e alla compagna di trovare una soluzione alternativa ma dopo un anno nulla è cambiato. Nel frattempo la compagna di Magrin è sparita dopo essere stata portata in comunità. Marco è rimasto solo nell’appartamento fino allo scorso agosto quando ha detto a Berta di aver trovato una nuova sistemazione. Il cinquantatreenne di Camposampiero avrebbe però continuato a occupare la casa fino a quando il proprietario non ha cambiato le serrature».Tutto chiaro? Berta, il militante dei centri sociali, riceve una eredità ma, come capita a molti, fatica a gestirla. Non riesce a mantenere la casa avuta dalla zia perché chi la occupa non paga l’affitto, così insiste perché gli inquilini se ne vadano e cambia le serrature. A quel punto, Marco Magrin non sa più dove dormire e si sistema nel garage dove poi muore. Berta sostiene di non sapere che si fosse posizionato lì, dice di non averlo più visto. Sarà, ma la faccenda resta curiosa, e il cortocircuito rimane evidente: l’attivista che va in piazza per il diritto alla casa caccia il poveraccio che non gli paga la pigione e lo lascia al freddo. Ieri Gaia Righetto, attivista della associazione Caminantes, ha provato a scaricare la colpa sul Comune (amministrato dalla destra) e ha pubblicato un messaggio disperato che Magrin aveva indirizzato a Mario Conte, sindaco di Treviso, per chiedergli aiuto. Secondo la Righetto, insomma, la colpa è delle istituzioni e non di Berta che ha cacciato l’abusivo: « La storia di Marco e della sua compagna è, nella sua drammaticità, semplice», scrive la attivista di Caminantes. «Vivevano da anni in una casa senza pagare l’affitto, in una situazione estremamente difficile. Il fatto è che nessuno si è mai accorto di loro. Alcuni mesi fa la donna è stata male ed è stata presa in carico da una comunità. Ai politici e alle istituzioni non interessa se è viva o morta, come sta, basta che sia scomparsa, presa in carico da qualcun altro. Anche Marco era in difficoltà e, a modo suo, ha chiesto aiuto, senza nemmeno venire preso in considerazione. Resta il fatto che ha provato a contattare il Comune senza ottenere alcuna risposta». Dopo l’attacco al sindaco, la Righetto ha fatto sapere che Andrea Berta metterà a disposizione l’appartamento ereditato per «progetti sociali e soggetti fragili in situazione di marginalità». Un gesto molto bello, ma purtroppo tardivo. La morale di questa storiaccia è fin troppo semplice. È facile fare i fenomeni e straparlare di diritti fingendo che la realtà non esista. È vero che esistono persone in drammatica emergenza abitativa. Ma è anche vero che non possono essere altri cittadini a farsi carico di costoro. Berta, militante antagonista, ha scoperto suo malgrado il mondo reale: i padroni di case non sono tutti cattivi capitalisti. Talvolta sono povera gente che se non incassa l’affitto non sa come fare quadrare i conti. È per questo, non per crudeltà, che tanti invocano sfratti rapidi. L’attivista del centro sociale, quando è toccato a lui, ha fatto la cosa più ragionevole: si è ripreso la casa di sua proprietà. E tanti saluti alle chiacchiere in stile Ilaria Salis sulla difesa degli abusivi. Se queste chiacchiere non dominassero la scena a beneficio dei centri sociali e di qualche politicante, forse del tema della casa di potrebbe parlare più seriamente. E magari poveri cristi come Magrin non creperebbero di freddo in un garage.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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